Tre cose sulla 17esima giornata di Serie A

Ilcic è tornato, la bellezza di Juve-Sassuolo, un'Inter (ancora) imperfetta.
di Redazione Undici 11 Gennaio 2021 alle 12:54

Ilicic è tornato sul serio

Non parleremo della vicenda personale di Ilicic, non la conosciamo, quindi non ha senso farlo. Ma è evidente che il giocatore sloveno dell’Atalanta abbia superato solo ora, cioè da poche settimane, un momento veramente difficile. E che ora è tornato sul serio, nella mente e sul campo, per dominare le partite. Nel frattempo, l’Atalanta ha vissuto il caso-Gómez, una vicenda molto più tecnica-tattica ed emotiva di quanto non riferiscano le cronache: la squadra è cambiata, non nei principi, nei concetti che sono alla base del progetto, piuttosto in alcuni meccanismi di equilibratura tra le varie fasi di gioco. Non è eccessivo, né tantomeno blasfemo, pensare che le nuove idee di Gasperini siano state architettate anche per esaltare Ilicic quando sarebbe tornato, per dargli un ruolo ancora più centrale, maggiori possibilità di incidere, di determinare i risultati delle partite. Eppure è quello che abbiamo visto a Benevento: Ilicic ha messo la sua immensa qualità al servizio della squadra, ha letteralmente inventato calcio, ha segnato, ha servito alcuni palloni fantastici, ha cadenzato i ritmi con le sue pause, le sue sterzate, poi ha fatto accelerare tutto con il suo sinistro. Il ritorno dell’Atalanta in zona Champions League, dopo un inizio di stagione complicato, si sta materializzando da quando Ilicic è tornato a fare quello che sa fare: lo dimostrano anche i numeri, sono due gol e sei assist nelle ultime cinque partite, che a loro volta hanno portato i nerazzurri a mettere insieme 13 punti, frutto di quattro vittorie e un pareggio (casuale) per la squadra di Gasperini. Tutto questo non è un caso, anzi disegna un futuro molto interessante per la squadra bergamasca, considerando l’incredibile rimonta dello scorso anno, e pure che il Milan non è così lontano (nove punti, e l’Atalanta deve recuperare una partita).

La Lega Serie A ha scelto Muriel come uomo-copertina, ma sappiamo tutti che non è proprio così

La bellezza di Juventus-Sassuolo

Cosa definisce la bellezza, intesa come godibilità, come piacevolezza, di una partita di calcio? Ognuno di noi può rispondere a questa domanda come vuole, in base alle proprie visioni – per dire, secondo alcuni commentatori, tra cui Gianni Brera, Italia-Germania 4-3 non fu questo grande spettacolo. Eppure su Juventus-Sassuolo è difficile essere in disaccordo: è stata una gran bella gara, giocata ad alto ritmo e piena di episodi significativi. Perché il Sassuolo è andato a Torino e non ha rinunciato alla sua identità, e non l’ha fatto neanche quando è rimasto in dieci uomini per l’espulsione di Obiang; la Juventus di Pirlo ha fatto altrettanto, per alcuni analisti ha vinto la partita grazie alla sua capacità storica, e storicamente verificata, di gestire e far girare bene i momenti più difficili, ma la realtà è che il gol di Ramsey è stato molto tattico, è arrivato al termine di un’azione avvolgente, in cui il gallese è stato servito da Frabotta, ed entrambi stavano per uscire. Certo, la squadra bianconera non è ancora perfetta nei meccanismi tattici del suo allenatore, alcune partite sono state vinte in maniera fortunosa e grazie al colpo dei grandi campioni, anche ieri il gol di Danilo è stato un piccolo capolavoro, improvviso e inatteso. Ma i miglioramenti delle ultime settimane sono evidenti. E vanno al di là degli exploit singoli. Il Sassuolo ha perso ma non ha demeritato, dopo lo splendido gol corale colto in inferiorità numerica ha continuato a giocare con personalità, l’ha fatto con giocatori giovani e freschissimi in campo, non a caso la Juve ha chiuso davvero il conto solo negli ultimissimi minuti, con l’ultimo colpo di coda di una gara che ha mostrato come la Serie A stia crescendo tantissimo, a livello tattico e di puro entertainment, proprio grazie alle idee di allenatori moderni, innovativi, che vogliono divertirsi e sanno far divertire.

Juventus-Sassuolo 3-1

L’Inter non è ancora perfetta

Più che una sola partita, Roma-Inter è stata tante diverse partite all’interno dei novanta minuti: un primo tempo equilibrato, con la Roma partita meglio e che ha trovato la rete del vantaggio, un inizio di secondo tempo tutto di marca Inter, capace di ribaltare il punteggio, e infine il ritorno dei giallorossi, premiati dal gol del pareggio a pochi minuti dalla fine. Al fischio finale, i rimpianti maggiori sono per l’Inter, che ai punti, probabilmente, avrebbe meritato la vittoria: ma dopo quell’inizio sprint della ripresa, davvero da grande squadra per qualità e voglia, i nerazzurri si sono ripiegati su se stessi, concedendo spazio e opportunità alla Roma – e infatti Conte è finito sul banco degli imputati per quei cambi conservativi che hanno frenato l’abbrivio della squadra. Al di là delle scelte del tecnico, rimane, ancora una volta, l’impressione che all’Inter manchi qualcosa per candidarsi al ruolo di big in toto: non le mancano i giocatori, non le manca la chimica di squadra, né le competenze in panchina. Ma qualche appuntamento sbagliato di troppo – vedi Champions – e alcuni punti buttati via nonostante buone prestazioni – quanto accaduto pochi fa contro la Sampdoria – restituiscono l’immagine di un’Inter che non riesce a completare il suo percorso di eccellenza. Conte e i suoi hanno tutte le carte in regola per vincere il campionato, ma c’è ancora qualche step da raggiungere: la continuità della prestazione all’interno della stessa partita, per esempio, o un maggiore cinismo nel chiudere le partite e non farsi rimontare.

Gli highlights di Roma-Inter
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