Quasi 60 squadre cinesi dovranno cambiare il loro nome per eliminare riferimenti ad aziende

A causa di una nuova norma federale che, però, non è che piaccia proprio a tutti.

Per alcuni anni, e non parliamo di molto tempo fa, il campionato cinese sembrava destinato a diventare un nuovo polo attrattivo per i migliori giocatori di tutto il mondo. Poi però le cose sono iniziate ad andare male: gli investitori hanno ridotto i loro stessi investimenti, alcuni progetti e pure qualche club sono falliti – il primo a scomparire è stato il Tianjin Tianhai – e così il governo e la Federazione si sono accorti che questo modello di business non portava i frutti sperati. Anzi, le cose sono peggiorate velocemente: non solo la Chinese Super League è diventata un campionato stagnante, a crescita zero, ma anche il tanto agognato sviluppo di una cultura calcistica giovanile, ovvero il vero obiettivo del governo di Pechino, non si è verificato.

Ora la situazione è ulteriormente cambiata: la Federcalcio cinese ha infatti imposto ai club locali di modificare logo e nomi, in virtù di una nuova regola che proibisce riferimenti ad aziende proprietarie o sponsor delle società. Era il caso del Guangzhou Evergrande, che ha vinto otto degli ultimi dieci campionati (più due Champions League asiatiche) e che metteva insieme il nome della città rappresentata – Guangzhou, che in Italia è conosciuta anche come Canton, nella provincia di Guangdong – e il secondo brand immobiliare più importante della Cina, che ha rilevato le quote societarie nel 2010 e ha trasformato la squadra in una potenza del calcio continentale. Ecco, dall’inizio del prossimo campionato il Guangzhou si chiamerà in maniera diversa. Per la precisione, diventerà Guangzhou FC, in ossequio alla nuova regola e all’indicazione di utilizzare nomi “neutro”, che rimandano subito a squadre di calcio. Anche il Jiangsu Suning, società campione in carica di proprietà di Suning, il gruppo che gestisce l’Inter, dovrà cambiare denominazione. Secondo Chen Xuyuan, presidente della Federcalcio cinese, questi nuovi regolamenti serviranno a trasformare il sistema-calcio cinese, ovviamente in meglio: «Fino a qualche anno fa, i proprietari dei club cambiavano abbastanza rapidamente nei nostri campionati e quindi anche i nomi delle squadre dovevano cambiare. Questo non favoriva la crescita di una cultura calcistica nel nostro Paese».

Tra Chinese Super League, China League One e China League Two, le prime tre divisioni della piramide calcistica locale, sono state ben 58 le squadre che hanno dovuto procedere a un cambio di denominazione – anzi, a un rebranding completo, considerando che i nomi delle aziende proprietarie/sponsor dovranno sparire anche dai loghi ufficiali. Oltre al processo già finalizzato del Guanghzou Evergrande, circa l’80% di richieste sono state già evase dalla Federazione. Così, dal prossimo campionato avremo squadre come lo Shanghai Port FC (che prenderà il posto dello Shanghai SIPG), il Guangzhou City FC (nuovo nome del Guangzhou R&F) e Shandong Taishan (ex Shandong Luneng Taishan FC). In realtà, però, questa nuova regola non piace proprio a tutti: i tifosi di alcune squadre (tra cui il Beijing Guoan e lo Henan Jianye) non vogliono che la propria squadra del cuore cambi nome, proprio perché si sono affezionati a questi nomi “aziendali” e alla cultura costruita recentemente da questi club e dai loro investitori, e non vogliono rinunciarvi a cuor leggero. Insomma, hanno una visione esattamente opposta a quella della Federazione.