Per la Roma, Bryan Reynolds è il miglior investimento possibile

Chi è e come gioca il 19enne terzino americano appena arrivato da Dallas.

Anche la prima proprietà americana della Roma – quella inizialmente guidata da Tom DiBenedetto, poi passata nelle mani di James Pallotta – si presentò acquistando un giocatore statunitense: Michael Bradley. Poco meno di dieci anni dopo, la storia si ripete con Bryan Reynolds. Solo che le due operazioni sono completamente diverse tra loro per ideazione, realizzazione, obiettivi. Intanto, Bradley è arrivato a Roma nel 2012, quando aveva già compiuto 25 anni ed era reduce da cinque stagioni (in chiaroscuro) vissute in Europa, precisamente all’Heerenven, al Gladbach, all’Aston Villa e infine al Chievo; inoltre, era uno dei pochissimi giocatori Usa davvero competitivi in Europa, si può tranquillamente affermare che, dopo un anno di permanenza nella Capitale – l’acquisto delle quote risale infatti al 2011 – gli investitori americani non è che avessero molta scelta quando hanno deciso di mettere insieme le esigenze tecniche e di immagine. L’avventura di Bradley a Roma, buona ma non scintillante, è terminata a gennaio 2014, quando in giallorosso arrivò Radja Nainggolan: un deciso upgrade per Rudi Garcia, dal punto di vista della qualità.

Con Reynolds, come detto, siamo su un altro pianeta. In primis perché questo colpo di mercato è una sorta di biglietto da visita del nuovo gruppo proprietario, capeggiato da Dan Friedkin e insediatosi nello scorso agosto – se escludiamo l’acquisto di Kumbulla, la (complicata) conferma di Smalling e il prestito di Borja Mayoral. Ma poi perché Reynolds è un giocatore estremamente futuribile, un terzino destro con un profilo moderno e con ampi margini di miglioramento. È ovvio che le sue qualità vadano testate con grande attenzione, e non solo perché la MLS non è la Serie A: Reynolds in realtà ha giocato pochissimo anche nel massimo campionato americano, appena 27 partite con il Dallas FC, la squadra in cui è cresciuto – esattamente come Weston McKennie. Queste poche apparizioni, però, sono bastate perché Reynolds si imponesse come uno dei migliori laterali della lega: in effetti nei videoskills su YouTube sembra davvero dominante, fuori scala e fuori contesto, tanta è la sua superiorità – soprattutto fisica – rispetto a compagni e avversari; la sua miglior caratteristica è lo spunto, la corsa bruciante, anche quando parte da fermo è imprendibile sul breve, e questo lo rende imprevedibile in attacco e molto efficace nei duelli difensivi; ha un’ottima forza e un buon piede destro, con cui spesso riesce a calibrare cross precisi per i compagni che attaccano l’area di rigore. Probabilmente, il suo difetto più evidente è la sua monodimensionalità: ama muoversi nella zona laterale, a volte può inserirsi anche internamente ma preferisce rimanere sempre molto largo; inoltre, il gioco di Dallas – come quello della MLS in generale – non è stato certamente il contesto migliore in cui sviluppare grandi doti di lettura nelle fasi di pressing, quindi Fonseca dovrà insistere soprattutto su questo punto, nell’inevitabile processo di maturazione tattica che cucirà addosso al suo nuovo terzino destro.

Parliamo dunque di un giocatore giovane e ancora inesperto, ma con doti che sembrano davvero importanti. E che, soprattutto, si sono rivelate in modo improvviso e fulminante, tanto da calamitare l’attenzione di molte squadre europee –  secondo Sports Illustrated, su di lui c’erano anche la Juventus e e il Marsiglia e di generare un’asta a cifre piuttosto sostenute: al momento è in prestito, ma alla fine per il suo cartellino la Roma verserà quasi sette milioni di euro a Dallas – record di franchigia. Questa cifra, poi, potrebbe anche salire fino a 12,5 milioni di euro al verificarsi di alcune condizioni. Insomma, si tratta di un investimento importante, prima tecnico e prospettico, e solo dopo legato all’inevitabile legame tra la nuova proprietà giallorossa e gli Stati Uniti, alla volontà di aumentare la diffusione del brand-Roma negli Stati Uniti. Anzi, in realtà la relazione potrebbe essere ben più profonda: il gruppo di Dan Friedkin ha sede in Texas, e secondo Sports Illustrated l’attuale proprietario giallorosso avrebbe già fatto affari, in passato, con la famiglia Hunt – che detiene le quote del Dallas FC. Proprio il presidente Dan Hunt ha spiegato come l’operazione-Reynolds sia molto significativa anche per la sua società: «Non potremmo essere più felici per Bryan, ma anche per noi: il suo percorso mostra i grandi progressi fatti dal Dallas FC nella produzione e valorizzazione del talento. Ha iniziato a giocare con noi da bambino sui campi di Fort Worth, è arrivato in prima squadra e ora è passato alla Roma. La sua esperienza ispirerà una generazione di giocatori texani e americani».