Tutti parlano di Raphinha

L'esterno brasiliano del Leeds è diventato uno dei giocatori più efficaci e belli da vedere dell'intera Premier League.

È difficile che un giocatore di una squadra di Bielsa possa essere considerato più famoso o più determinante dell’allenatore argentino, soprattutto da quando il Loco ha iniziato a girovagare l’Europa per guidare squadre medio-borghesi, prive di grandi fuoriclasse (Athletic Bilbao, Marsiglia, Lille e ora Leeds). La storia e moltissime testimonianze del passato, però, chiariscono come l’obiettivo finale di Bielsa sia quello di migliorare gli atleti e i club con cui lavora, quindi il fatto che i suoi giocatori – soprattutto quelli più giovani e talentuosi – possano affermarsi dipende più che altro da loro, dalla loro qualità, dalla loro disponibilità rispetto alle (esigenti, severe) richieste dell’allenatore. Nel caso di Raphinha, 24enne esterno brasiliano del Leeds United, questo processo di sviluppo sembra essere davvero a buon punto. E non è tanto una questione di impatto numerico – quattro gol e quattro assist in 17 partite di Premier League – quanto di crescita tecnica e caratteriale, di influenza sul contesto che aumenta costantemente da settimane. Non a caso, nella gara vinta contro il Crystal Palace per 2-0, Raphinha non ha segnato o servito assist decisivi, eppure è stato eletto Man of The Match.

Raphinha è arrivato al Leeds dopo una stagione al Rennes, praticamente alla chiusura dell’ultima finestra di mercato estiva; per rilevare il suo cartellino, il club dello Yorkshire ha speso 19 milioni di euro. Un investimento importante, che però sta dando i suoi frutti: mancino naturale, ama giocare soprattutto a piede invertito, ma a volte Bielsa l’ha anche schierato sulla fascia sinistra, così da sfruttare la sua rapidità e la sua fantasia in ampiezza, non solo per stringere il campo. Il suo rapporto con il pallone è davvero speciale, e si esprime in tutti i fondamentali: gli stop, i dribbling, le sterzate, il tiro da fuori, i tocchi a smarcare i compagni, tutte queste giocate sono realizzate sempre a velocità supersonica, e senza mai perdere il controllo della sfera, del suo corpo, di quello che succede in campo.

A prima vista, Raphinha può sembrare un giocatore un po’ egoista, innamorato di sé e del pallone, ma in realtà sa praticare l’altruismo intelligente, vede sente i suoi compagni, ha la qualità per servirli e la esprime benissimo: ha servito quattro assist decisivi in questa stagione, ma ha pure aumentato la sua quota di passaggi per match – al Rennes toccava quota 19, ora supera quota 30. È evidente che il brasiliano sia esploso, o comunque stia esplodendo, dopo aver assimilato i concetti che regolano il calcio ambizioso e sofisticato del Leeds, che caratterizzano il lavoro di Bielsa: prima di metà novembre non era mai partito dal primo minuto in Premier League, ma dopo la terza sosta per le Nazionali ha preso la maglia da titolare e non l’ha più lasciata, costringendo Rodrigo ed Hélder Costa, altri due colpi del mercato estivo, ad alternarsi negli slot destinati ai giocatori dietro la prima punta – Bamford, altro giocatore sorprendente diventato intoccabile, dall’alto dei suoi 12 gol stagionali.

Secondo il Guardian, Raphinha «sta dimostrando di essere un giocatore perfetto non solo per il Leeds e per Bielsa, ma anche per la Premier League: nel corso della partita contro il Crystal Palace, la sua genialità ha permesso allo United di costruire tantissime occasioni e ha messo in imbarazzo i difensori avversari, primo tra tutti Gary Cahill». In effetti il momento clou della gara di Elland Road è stato il tunnel – con ruleta incorporata – riuscito al brasiliano ai danni dell’ex difensore del Chelsea, che per tutta risposta ha deciso di aggrapparsi alla sua maglia, di fare fallo e rischiare di concedere un calcio di rigore, pur di contenerlo. Quello che potrebbe sembrare un vezzo estetico, una leziosaggine inutile e pure arroganto, in realtà è l’essenza del gioco di Raphinha: superare gli avversari, per lui, è una forma d’arte ma anche un mezzo per aiutare la squadra, per dare un’alternativa alla ricerca continua della manovra avvolgente tipica delle squadre di Bielsa.

Il buonissimo campionato del Leeds – ora decimo in classifica a +17 dalla zona retrocessione e a -5 dal settimo posto che potrebbe valere l’accesso alle competizioni europee – è frutto del grande lavoro di Bielsa, ma anche di un progetto che ha saputo assecondare le richieste del tecnico argentino, attraverso l’individuazione e l’acquisto di giocatori aderenti alle sue idee, anche solo potenzialmente. Raphinha, in questo senso, può essere considerato l’esempio più illuminato: dopo aver contribuito alla prima, storica qualificazione del Rennes in Champions League, ha saputo adattarsi a un calcio più strutturato e a un campionato più competitivo, l’ha fatto senza snaturarsi, insistendo sulle proprie qualità migliori e lavorando per limare i suoi difetti.

È evidente come la crescita di Raphinha possa essere considerata, in estensione, come una perfetta rappresentazione di ciò che sta avvenendo nel  Leeds United: una squadra costruita a immagine e somiglianza del suo allenatore – disciplinata, ambiziosa, laboriosa nel sacrificio in tutte le fasi di gioco – si sta evolvendo, sta diventando sempre più difficile da contenere anche dal punto di vista tecnico, perché stanno aumentando la qualità e la fiducia dei componenti della rosa. Per il brasiliano, non a caso, si parla già di un possibile trasferimento in una società più importante: secondo i media inglesi, il Liverpool starebbe pensando a lui in caso di addio di Salah, ma anche altri top club europei potrebbero essere attratti dal 24enne brasiliano, anche in virtù del suo passaporto comunitario – il nome completo, che chiarisce le sue radici italiane, è Raphael Dias Belloli. L’approdo e l’affermazione definitiva in una grande squadra sono gli ultimi tasselli che mancano per poter parlare di Raphinha come un campione sbocciato, come l’ennesimo talento lanciato e costruito da Bielsa: saranno dei passi sicuramente difficili da compiere, ma finora il suo percorso è stato praticamente perfetto in ogni tappa – prima del Rennes ha fatto bene con Sporting Lisbona e Vitória Guimarães – quindi non c’è motivo per non tentare, per pensare che possa andare diversamente.