L’esperienza di Özil al Fenerbahce è iniziata piuttosto male

Zero assist, zero gol, ma soprattutto appena due vittorie in cinque partite disputate.

Il trasferimento di Mesut Õzil al Fenerbahce aveva generato una grande curiosità, ed era inevitabile: nonostante fosse fermo o comunque in declino da diversi anni, Õzil restava uno dei giocatori più fantasiosi – ma anche più irriverenti – degli ultimi anni, e il suo passaggio a una squadra di media borghesia del calcio europeo, per di più inserita in un campionato di livello più basso rispetto alla Premier, avrebbe potuto cambiare gli equilibri. E poi c’era grande attesa per capire come si sarebbe approcciato a un Paese così contraddittorio come la Turchia, se avrebbe manifestato di nuovo insofferenza nei confronti del calcio tedesco ed europeo in genere – l’addio all’Arsenal e anche quello alla Nazionale tedesca, dopotutto, erano stati abbastanza burrascosi. Almeno per il momento le aspettative di campo non si sono concretizzate, anzi in realtà si può tranquillamente dire che le prime gare di Özil al Fenerbahce siano state piuttosto deludenti. Per Özil e per il Fenerbahce.

Il fantasista tedesco ha disputato cinque partite, di cui tre da titolare, e ha messo insieme due vittorie e tre sconfitte. In Süper Lig, la sua squadra ha battuto Hatayspor (2-1) e Karagümrük (1-0) in trasferta, ma ha perso le due gare in casa contro Galatasaray e Göztepe (entrambe per 0-1); la terza sconfitta è arrivata sempre in casa, nella gara di Coppa di Turchia contro il Basaksehir (1-2 ai tempi supplementari) che ha sancito l’eliminazione del Fener. Oltre al rendimento di squadra, anche quello individuale è stato piuttosto negativo: Özil non ha segnato né servito assist decisivo, e secondo le rilevazioni del sito statistico Whoscored la valutazione delle sue prestazioni non ha mai superato il punteggio di 6,5 su 10. Davvero troppo poco per un giocatore atteso come una sorta di messia, che avrebbe dovuto cambiare le sorti della stagione del Fenerbahce. In realtà la classifica è cambiata, ma in peggio: la squadra allenata da Erol Bulut – anche lui turco nato in Germania, proprio come Özil – ha perso il primato in classifica in favore del Galatasaray, che ora guida il campionato con tre punti di vantaggio sul Fenerbahce.

Se dal punto di vista calcistico Özil non ha rispettato le attese, il suo comportamento è quantomeno riuscito a generare qualche polemica politica. I media tedeschi hanno infatti notato come il trequartista tedesco intoni le parole dell’inno turco quando suonato prima di ogni evento sportivo, come avviene in America; in passato, invece, Özil, aveva dichiarato di non cantare l’inno della Germania durante ogni esecuzione, perché «impegnato a concentrarmi e a pregare. È una pratica che carica me e la squadra». Quando ha detto queste parole alla testata tedesca Mission Titelverteidigung, forse non pensava che gli si sarebbero ritorte contro una volta tornato in Turchia. Oppure magari il problema è proprio questo: avrebbe dovuto pensarci prima.