Keylor Navas è il portiere più sottovalutato di sempre?

Contro il Barcellona, è arrivata la sua ennesima prestazione da favola in Champions League, eppure viene sempre escluso, o dimenticato, quando si compongono le liste dei migliori portieri del mondo.

Nel corso di Psg-Barcellona, l’unico tiro che Keylor Navas non è riuscito a bloccare, o a deviare, è stato quello di Leo Messi al 37esimo del primo tempo. Non è stato un tiro normale, infatti pochi minuti era già diventato il canto del cigno definitivo del fuoriclasse argentino, anzi di un’era calcistica: Messi ha preso palla ai trenta metri, ha corricchiato un po’ in avanti, poi ha inarcato perfettamente il suo corpo e col mezzo esterno sinistro ha colpito il pallone; la traiettoria, veloce e tagliente, si è spenta a pochissimi centimetri dall’incrocio dei pali, dopo una parabola a uscire. Una conclusione imparabile, in pratica l’ultimo sussulto di tre lustri di dominio prima di un tramonto che sembrava non dovesse arrivare mai, e invece eccolo qui. Sì, perché l’eliminazione di Messi (e di Cristiano Ronaldo) prima dei quarti di finale di Champions League è un evento storico nel senso più autentico del termine, non a caso non si era mai verificato negli ultimi sedici anni. Proprio con quest’ultimo tiro, bellissimo quanto malinconico, Messi ha spiegato al mondo perché dal 2005 a oggi è andata così. Ma poi ci ha pensato Keylor Navas a ribadire che questo, forse, è il momento di abdicare.

In questi stessi quindici anni di dominio, Keylor Navas ha avuto un ruolo importante, anzi fondamentale. Magari non da subito, infatti nel 2006 aveva ancora 19 anni ed era il portiere del Saprissa, uno dei club più prestigiosi della Costa Rica, però da un certo punto in poi è diventato un protagonista assoluto. Ovviamente il momento di svolta è il passaggio al Real Madrid del 2014, subito dopo il Mondiale brasiliano: per tutti, allora, Keylor Navas al Real Madrid era poco più di un’operazione folcloristica, uno di quegli acquisti fatti con un occhio (distratto) al campo e un altro sui possibili ritorni commerciali. D’altronde al Madrid nel 2014 c’era ancora Iker Casillas, un monumento di 33 anni appena: perché un portiere della Costa Rica sarebbe dovuto andare oltre il ruolo di riserva di lusso?

È qui che è avvenuto il cortocircuito: Keylor Navas non si è solo preso la maglia da titolare del Real Madrid, ma poi è stato decisivo nella conquista di tre Champions League consecutive, di una Liga e di altri tantissimi trofei, con il suo stile minimalista ed efficace, con la sua costanza di rendimento. Insomma, se Ronaldo è diventato uno dei giocatori più vincenti e decisivi della storia, il merito è stato (anche) di chi, dall’altra parte del campo, bloccava o deviava i tiri degli avversari, e lo faceva con una continuità impressionante. Certo, a Navas non sono mancati momenti difficili ed errori sparsi, tutti gli altri portieri di questo pianeta. Ma il punto è che il costaricano ha sempre dimostrato di poterci stare a certi livelli, e di saperci ritornare subito dopo essersi smarrito. Quando nel 2018 il Real Madrid ha scelto – legittimamente – di puntare su un estremo difensore più giovane e pure molto bravo, ovviamente parliamo di Thibault Courtois, sembrava che Navas fosse destinato a perdere uno status che aveva guadagnato con fatica, e nella diffidenza generale. Anche in quel momento è stato sottovalutato: il Psg l’ha preso e sembrava fosse una scelta dettata dalla necessità di un affiancamento per Areola e/o per Sergio Rico, ma in realtà le cose sono andate diversamente, infatti il giovane portiere francese è stato dato in prestito proprio al Real Madrid, e quello spagnolo è rimasto ciò che era, un’ottima riserva. E così Navas non solo è diventato titolare, ma soprattutto ha condotto il Psg alla prima finale di Champions della sua storia.

Difficile pensare che tutto questo sia frutto del caso, della fortuna, e basta rivedere gli highlights di Psg-Barça per rendersene conto: Navas, come detto, non ha saputo (potuto) far nulla solo sul tiro di Messi, ma nel il resto della gara è stato decisivo in tutte le nove occasioni da gol capitate sui piedi di Messi, Griezmann, Dembélé, Busquets, Dest, fino al capolavoro sul rigore di Messi. È un classico di Keylor Navas: il rigore parato, certo, ma anche la capacità di esaltarsi, di risultare praticamente imbattibile nelle partite più sentite, nei momenti più importanti di queste partite, quando la pressione si alza e lui risponde con la sua qualità, con la sua tranquillità, doti che appartengono per forza ai grandi campioni – altrimenti non potrebbero essere campioni. Anche in tutte le altre competizioni, il suo rendimento è sempre stato positivo, se non addirittura eccellente: da quando è arrivato in Francia, ha messo insieme 34 clean sheet in 64 partite di tutte le competizioni, e con lui in porta il Psg ha una media punti mostruosa (2,4 per match). In Champions League, la competizione più difficile in assoluto, 14 gol subiti in 17 partite, di cui sette chiuse con la porta inviolata.

La splendida prestazione di Keylor Navas contro il Barcellona

Sì, magari Buffon, Neuer, Ter Stegen, Donnarumma, Alisson e Oblak hanno mostrato di avere più talento di Keylor Navas, alcuni di loro hanno addirittura ridefinito il modo di stare in porta, modificando per sempre il modo di intendere e giudicare il portiere come ruolo, come istituzione tecnica. In tutto questo tempo, però, Navas non ha mai mollato, è sempre rimasto lì, a compiere interventi prodigiosi, a migliorare, a vincere. Sempre senza fare notizia, nel silenzio generale: una condizione forse ingiusta e sicuramente ingrata, vista la quantità dei suoi trionfi, visto il peso enorme che ha avuto nei successi delle sue squadre.

Vista, soprattutto, la capacità di reinventarsi e farsi trovare ancora pronto quando sembrava fuori tempo massimo, in un club che era considerato di secondo livello nel calcio europeo e invece è riuscito a giocare una finale di Champions League, e adesso ha eliminato con (relativa) facilità il Barcellona di Messi. Ecco, magari Keylor Navas in tutto questo processo di crescita ha avuto un ruolo importante, anzi fondamentale, e forse sarebbe arrivato proprio il momento di riconoscerlo.