Il Lione vuole pagare i suoi giocatori con le azioni del club

Aulas ha inventato una nuova soluzione per abbassare gli stipendi e compensare così i mancati ricavi del club, ma potrebbe esserci un problema di conflitto di interessi.

La pandemia e il conseguente stop anticipato del campionato, poi il pasticcio con Mediapro nella gestione dei diritti televisivi: nell’ultimo anno, la Ligue 1 ha dovuto far fronte a diversi momenti di crisi, che hanno determinato un vero e proprio tracollo economico – secondo l’ultimo rapporto della Direction Nationale du Contrôle de Gestion, l’organo di controllo finanziario sui club francesi, il passivo di bilancio complessivo ha toccato quota 1,3 miliardi di euro. Tutte le società hanno adottato i propri metodi per cercare di contenere le perdite, per esempio Reims, Angers e Montpellier hanno attuato un taglio unilaterale degli stipendi «tra il 5% e il 25%», spiega il giornale So Foot. Il Lione, invece, ha avuto un’idea più creativa: compensare la riduzione degli ingaggi con le azioni del club. In pratica, l’idea del presidente Aulas è quella di trasformare i suoi dipendenti in soci azionisti dell’Olympique.

Per il calcio francese, si tratta di una novità assoluta. Anche perché il regolamento locale è molto severo: la Carta etica e di condotta professionale della Federcalcio francese prevede infatti che «qualsiasi situazione che possa dar luogo a un conflitto di interessi deve essere evitata. Esiste un conflitto di interessi quando le persone hanno interessi diretti o indiretti che possono impedire loro di adempiere ai propri obblighi professionali con integrità, indipendenza e determinazione». In questo caso, il confine tra conflitto di interessi e impegno per il proprio club è molto sottile: le quotazioni di una società calcistica in borsa sono molto volatili, dipendono proprio dalle prestazioni della squadra e quindi dei giocatori. Di conseguenza, un atleta che è anche azionista della propria squadra finirebbe per influenzare direttamente i propri interessi economici, una situazione espressamente proibita dal regolamento – non a caso, sostiene So Foot, ai giocatori e ai loro parenti è vietato scommettere sulle partite e persino partecipare al fantacalcio.

Ovviamente, tutto resta coerente fin quando i giocatori del Lione restano al Lione. Anzi, potrebbe essere un incentivo alla professionalità: giocare bene e accumulare punti in Ligue 1 e buoni piazzamenti nelle coppe potrebbe anche far aumentare il valore delle azioni. Tuttavia, anche la legge francese relativa alla partecipazione azionaria dei dipendenti è piuttosto articolata: il codice impone infatti un periodo di acquisizione di almeno due anni, più altri due di conservazione delle azioni. Ergo, un azionista dipendente deve mantenere la sua quota per quattro anni prima di poterla rivendere e incassare. Anche i calciatori sono soggetti a questa regola, ma i loro contratti sono storicamente più brevi rispetto a quelli della forza lavoro tradizionale, quindi la situazione cambia: cosa succederebbe se Memphis Depay dovesse lasciare il Lione e poi affrontarlo l’anno prossimo con la maglia di un altro club di Ligue 1 e/o di Champions League? A quel punto, il conflitto di interessi diventerebbe molto più evidente, e ingombrante. In virtù di tutto questo, la nuova trovata di Aulas è ancora tutta da verificare, proprio dal punto di vista normativo.