Margherita Panziera, il nuoto è superare i limiti

La miglior dorsista italiana parla della sua lunga preparazione per i Giochi di Tokyo, a cui prenderà parte anche come brand ambassador di Pulsee.

Le fotografie dei nuotatori in gara sanno riprodurre perfettamente in un’istantanea quel che avviene in vasca nei momenti precedenti e successivi allo scatto. A volte l’acqua ribolle, schizza via in alto, a destra, a sinistra raccontando lo sforzo e l’energia delle bracciate. Altre volte sembra aderire con esattezza alle mani e alla testa e alle spalle, come se i soggetti inquadrati fossero nel loro habitat naturale, come animali acquatici. I nuotatori imparano a sentire l’acqua. Vale ancora di più per i dorsisti: nuotano con lo sguardo rivolto al lato opposto rispetto all’obiettivo, allora allenamento dopo allenamento devono sviluppare un radar, un nuovo senso che li aiuta a percepire lo spazio intorno, per sapere se stanno per mettere la mano davanti agli altri a fine gara.

«È difficile rientrare in acqua il lunedì se abbiamo avuto una domenica di riposo. In un anno come il 2020 entrare in acqua è stato diverso dal solito: quando sei costretto a stare fermo a lungo, dopo hai la sensazione di girare le braccia in aria o, al contrario, in un fluido viscoso. Poi riprendendo gli allenamenti con la solita costanza acquisiamo un grip maggiore in acqua, che col tempo diventa forza applicata». Il 2020 di Margherita Panziera, che detiene i record italiani nel dorso sui 100 e sui 200 metri, in vasca lunga e in vasca corta, è stato parecchio complicato, sportivamente: colpa delle restrizioni che ne hanno rallentato i ritmi di allenamento, colpa dell’annullamento o del rinvio di molte competizioni, a partire dalle Olimpiadi di Tokyo 2020. Colpa anche della positività al Covid-19 che l’ha tenuta ferma per un paio di settimane pur senza sintomi gravi. «Ricominciare piano piano», dice Margherita, «a settembre dopo un’estate difficile, non è stato facilissimo. Poi a novembre la positività mi ha impedito di allenarmi per una quindicina di giorni. Dopo molta fatica a gennaio ho sentito che, un anno dopo, avevo ritrovato la forma che avevo perso: è stata dura stringere i denti e sputare sangue per molti allenamenti senza trovare i tempi che avevo prima. Però è stato fondamentale aver mantenuto la concentrazione, la voglia di riprendersi, la voglia di faticare».

La voglia è soprattutto quella di arrivare nelle migliori condizioni possibili a giocarsi le proprie carte alle prossime Olimpiadi di Tokyo, che inizieranno il 23 luglio – «sperando che si riescano a organizzare, e che non ci siano problemi di sicurezza» – dove Margherita Panziera sarà brand ambassador del Pulsee Italia Team, al fianco di altri campioni italiani, per rappresentare i colori del Paese e i valori che la squadra condivide con l’energy company. «La verità è che i Giochi non si preparano in un anno: io mi sto preparando dal 2016. Per questo è stato difficile accettare di non dover gareggiare. Non solo per me, anche per i preparatori, gli allenatori, tutto lo staff: veder sparire l’obiettivo finale è sconfortante».

Ma il rinvio delle Olimpiadi ha creato un tempo supplementare a quella preparazione che tutti gli atleti avevano programmato, quindi da un’altra prospettiva può essere visto come un’opportunità. Per Margherita Panziera è stata l’occasione per rifiatare dopo anni in cui Europei, Mondiali e altre competizioni non le hanno dato un attimo di tregua: «Ero costretta a tenere la concentrazione altissima da settembre a fine luglio, ogni anno. Allora ho voluto sfruttare questa parentesi per recuperare tutte le energie mentali e fisiche investite in questi anni, per poi ricominciare con il doppio dell’energia: voglio arrivare a Tokyo meglio di come ci sarei arrivata nel 2020».

Nata nel 1995 a Montebelluna, in provincia di Treviso, Margherita Panziera è la miglior dorsista italiana: ha vinto l’oro nei 200 metri agli Europei (2018) e agli Europei in vasca corta (2019), e detiene il record italiano nei 100 e nei 200 metri. Ai Mondiali di Gwangju, nel 2019, ha sfiorato la medaglia di bronzo. A Tokyo, parteciperà per la seconda volta ai Giochi Olimpici (Ian MacNicol/Getty Images)

Nella roadmap di Margherita Panziera, prima delle Olimpiadi, ci sono i campionati assoluti italiani, che sono un test per valutare lo stato della preparazione, ma anche per riprendere il ritmo e la confidenza con l’acqua andando oltre gli allenamenti. In questo momento Margherita Panziera è soprattutto un’atleta che non vede l’ora di raggiungere il 100%, mettersi alla prova e provare superare quel limite. Come fece nel 2018, l’anno che segna uno spartiacque nella sua carriera: dai Giochi del Mediterraneo a Tarragona è uscita con quattro medaglie d’oro al collo; ai Mondiali in vasca corta di Hangzhou ha conquistato la medaglia di bronzo nella staffetta 4×100 misti, con il nuovo record italiano; agli Europei un altro oro, con tanto di record assoluto della competizione sui 200 dorso. «Gli Europei del 2018 – racconta – sono stati il vero punto di svolta della mia carriera. Mi sono sempre allenata tantissimo e non riuscivo a capire perché altri avessero risultati molto migliori dei miei nonostante il mio impegno. Mi chiedevo cosa stessi facendo di sbagliato. Non so bene cosa sia cambiato quell’anno, ma sono riuscita a migliorare il mio tempo personale sui 200 di ben 3 secondi e mezzo, che in una gara di poco più di due minuti è moltissimo. Quella vittoria è stato il giusto riconoscimento per il duro lavoro. Ma soprattutto mi ha convinto che l’asticella sarebbe potuta andare ancora un po’ più su».

Per Margherita Panziera uscire dalla comfort zone in allenamento e trovare l’energia per spingere un po’ più in là i propri limiti è la chiave del successo per ogni nuotatore, per ogni atleta, dello sport. «L’energia in gara nasce dalla voglia di fare fatica in allenamento. Allora devo sapere che dopo la sessione della mattina, anche se esco in lacrime dall’allenamento per lo sforzo, devo comunque tornare al pomeriggio in vasca e faticare nella seconda sessione, a qualunque costo».

Certo, anche saper recuperare fa parte del gioco: sapersi distrarre e assimilare il carico di lavoro è fondamentale per poter ripartire. Ma non è la prima preoccupazione: «Non salto mai un giorno, anche se sto male cerco sempre di andare in vasca. Preferisco fare un allenamento al di sotto delle aspettative in cui però do il 100%, piuttosto che starmene in camera a rilassarmi. Il mio impegno quotidiano è riuscire ad andare oltre me stessa: mi piace l’idea di dover sudare più degli avversari per riuscire a mettere una mano davanti».

Undici X Pulsee, dal n° 37 della rivista