Fernando Santos, ct del Portogallo, non ha bisogno di vincere i prossimi Europei per entrare nella storia della Nazionale lusitana: un posto imperituro nella galleria degli eroi gli è stato assegnato dopo l’inatteso successo del 2016, dopo l’affermazione nella prima Nations League della storia, insomma nel momento in cui ha trasformato la Nazionale portoghese in una realtà davvero vincente. Un merito che, ovviamente, va condiviso con la generazione di campioni e di grandi giocatori con cui ha potuto assemblare la sua squadra: Cristiano Ronaldo in testa, seguito dai vari Quaresma, Moutinho, Pepe, Danilo, Nani, William Carvalho.
Nonostante si sia trattato di un trionfo enorme per il calcio portoghese, Fernando Santos sa benissimo che quella Nazionale è stata solo la prima pietra di un percorso molto più ampio. Che ora sta mostrando i suoi veri frutti: la rosa che ha assemblato per gli Europei che cominceranno tra pochi giorni è decisamente più profonda, più completa, più forte rispetto a quella del 2016. C’è ancora Ronaldo a guidare tutti, questo è ovvio, ma intorno a lui è cresciuta una generazione di campioni in grado di affermarsi nelle squadre più forti d’Europa. Prendiamo l’attacco: nel 2016, Santos dovette affidarsi a Quaresma, Nani, Éder e Rafa Silva per affiancare il fenomeno con la maglia numero 7; oggi, invece, ci sono André Silva (26 gol stagionali con l’Eintracht Francoforte), João Felix (stella dell’Atlético Madrid), Diogo Jota (protagonista di un’ottima stagione al Liverpool, soprattutto in autunno/inverno), Gonçalo Guedes (che si è un po’ perso nel Valencia, ma fino a qualche anno fa era considerato tra i migliori talenti giovani d’Europa) e il 22enne Pedro Gonçalves, autore di 23 gol in Primeira Liga con lo Sporting Club campione di Portogallo. Ah, e poi c’è anche Rafa Silva, che probabilmente è il giocatore meno brillante tra tutti quelli che compongono il reparto offensivo.
Lo stesso identico discorso vale anche per il centrocampo: cinque anni fa, Santos convocò Danilo Pereira, William Carvalho, Renato Sanches, João Moutinho, João Mario, Vierinha, André Gomes, Adrien Silva; cinque anni dopo, ci sono ancora Danilo Pereira, William Carvalho, Renato Sanches e João Moutinho, ma in più si sono aggiunti al gruppo Bruno Fernandes (Manchester United), Bernardo Silva (Manchester City), Ruben Neves (Wolves), Sergio Oliveira (Porto) e João Palhinha (Sporting). Insomma, i titolari dell’Europeo 2016 sono diventati dei comprimari e/o delle alternative, mentre nel frattempo Bruno Fernandes e Bernardo Silva si sono imposti come leader delle due squadre che giocheranno (da favorite) le finali di Champions ed Europa League.
La crescita forse è meno evidente, ma in realtà è esponenziale anche nel reparto difensivo: nel 2016 c’erano Bruno Alves, Cédric, Pepe, José Fonte, Raphaël Guerreiro, Ricardo Carvalho ed Eliseu, più i portieri Rui Patrício, Anthony Lopes ed Eduardo; quest’anno, Santos ha confermato Pepe, José Fonte e Guerreiro, ma in più ha potuto aggiungere João Cancelo (Manchester City), Rúben Dias (miglior giocatore dell’anno in Premier League, sempre con il City) e pure il 18enne Nuno Mendes, rivelazione dello Sporting. Persino in porta c’è stato un upgrade: insieme a Rui Patrício e Lopes è stato convocato Rui Silva, protagonista di una splendida annata con il Granada. In più, giusto per farsi mancare qualcosa, questi sono i giocatori più forti e importanti che Santos ha deciso di escludere: Pedro Neto (Wolves), Rafael Leão (Milan), Fabio Silva (Wolves), Trincão (Barcellona). Nessuno di questi ha più di 21 anni, quindi è solo una questione di tempo.