A volte il Barcellona non sa valutare bene i talenti della sua cantera

Eric García è solo l'ultimo prodotto del vivaio che è stato riacquistato dopo essere andato via.

L’acquisto di Eric García dal Manchester City, anche se a costo zero (il difensore catalano era in scadenza di contratto con i Citizens), ha rispolverato una tradizione recente del Barcellona: il ritorno di un giocatore cresciuto nel vivaio che però aveva deciso di lasciare il club catalano. García, nato proprio a Barcellona (nel 2001) e cresciuto nella Masia, la struttura ricettiva in cui il Barça riunisce gran parte dei giovani calciatori tesserati nel suo vivaio, si era trasferito al Manchester City nel 2017. Il suo contratto con il club inglese si esaurirà da qui a qualche giorno, ma intanto il Barcellona ha già annunciato il suo arrivo a parametro zero. Stavolta è andata bene al club catalano, che in passato, come detto, ha già vissuto l’esperienza di dover riaccogliere al Camp Nou dei giocatori che aveva ceduto, o che aveva lasciato andare. In alcune occasioni ha dovuto spendere tantissimo per portare a termine queste operazioni.

Il caso più celebre ed eclatante è sicuramente quello di Cesc Fàbregas, scovato quando aveva dieci anni, nel 1997, e poi trasferitosi all’Arsenal nel 2003. I Gunners acquistarono Fábregas per una cifra contenuta (circa 900mila euro secondo Goal.com, mentre per Transfermarkt la commissione fu di tre milioni), ma gli diedero subito la chance di imporsi come uno dei centrocampisti più completi e creativi d’Europa, fino ad affidargli la fascia di capitano quando aveva solo 21 anni; in seguito, Fábregas vinse gli Europei e i Mondiali con la Nazionale spagnole, e a quel punto il Barcellona decise di riportarlo a casa. Solo che per farlo dovette investire un totale di 40 milioni di euro, 34 più sei di bonus. Forse bisognava aspettarlo un po’ di più, esattamente come Gerard Piqué, altro simbolo dell’ultimo decennio blaugrana: il difensore centrale si aggregò al vivaio del Barça nel 1997, quando aveva dieci anni, ma poi nel 2004 venne acquistato dal Manchester United per poco più di 200mila euro. Quattro anni dopo, Piqué divenne campione d’Europa con i Red Devils (anche se non da titolare) e il Barcellona decise di riprenderlo, solo che per farlo dovette pagare oltre cinque milioni di euro ad Alex Ferguson.  Ancora più assurdo il caso di Jordi Alba, un’altra istituzione del Barça: nato in Catalunya, per la precisione a L’Hospitalet de Llobregat, Alba rimase nel vivaio del Barça fino al 2005, quando venne mandato in prestito al Cornellá; in seguito, il Valencia riuscì a rilevare il suo cartellino per 6mila euro, Una cifra che sarebbe diventata decisamente più alta nel 2012, quando il Barcellona era in cerca di un terzino sinistro e si rivolse al club valenciano. Risposta: dateci 14 milioni di euro, e Jordi Alba è tutto vostro.

Anche prima degli anni Duemila il Barça si è reso protagonista di queste operazioni-revival così particolari e costose: nel 1997, il 18enne centrocampista Gerard López fu lasciato andare al Valencia, praticamente a costo zero, e poi tre anni dopo fu riacquistato per 21 milioni di euro. Lo stesso percorso toccato in anni più recenti a Gerard Deulofeu (riacquistato per 12 milioni di euro dall’Everton grazie alla clausola di recompra), Aleix Vidal (pagato 17 milioni dopo l’addio a costo zero del 2002, quando aveva 13 anni) e Denis Suárez (venduto al Villarreal nel 2015 e riacquistato un anno dopo). Magari questi giocatori non hanno avuto lo stesso impatto di Fábregas, Piqué e Jordi Alba, lo stesso impatto che spera di avere anche Eric García, ma di certo la loro storia di mercato dimostra come il Barça, a volte, non sappia valutare bene o comunque aspettare i talenti della sua cantera.