Intervista al ct Roberto Mancini, guida al torneo, reportage dalla Macedonia; e poi Parigi, l'Inter e Wimbledon.
Finalmente, ci siamo arrivati. Pensavamo o temevamo che il momento non arrivasse mai, per le circostanze troppo grandi e spaventose e che non accennavano a ritirarsi e che avevano sconvolto le vite di tutto il mondo, né più né meno. Invece, tra pochi giorni, eccoci: Euro 2020, chiamato ancora così anche per testardaggine e caparbietà, Italia-Turchia, la Nazionale, le piazze, i tornei internazionali.
Non è soltanto un anno di più, è anche il Mondiale 2018 “bucato” a farci fremere, perché non ci era mai capitato di aspettare così tanto per rivedere l’Italia. Soprattutto adesso che, dopo i “bassi” del 2017, ma diciamolo, anche degli ultimi Mondiali brasiliani e sudafricani, abbiamo una squadra che vince e non prende gol, che convince e fa entusiasmare un pubblico, cioè noi, notoriamente capriccioso e campanilista.
Per questo non potevamo che scegliere Roberto Mancini per la copertina di questo Undici che celebra l’Europeo, Europeo itinerante, torneo davvero continentale, dai confini aperti, di tutte le nazioni, di tutti i popoli. Ce l’ha detto anche il mister, intervistato da Giuseppe De Bellis: «Questo Europeo ha anche un valore simbolico, oltre a quello puramente sportivo».
Mancini ha ricucito la Nazionale e soprattutto il legame con i tifosi: «C’era un clima pesante, c’era una sensazione di smarrimento, di sfiducia, anche di paura tra i calciatori», ci ha raccontato. «Siamo partiti in difficoltà, con un sistema intero che faceva proprio fatica ad accettare ciò che era accaduto, ma chi fa calcio sa che invece queste cose possono accadere. Siamo ripartiti dalla cosa più giusta: dal gioco».
Oltre all’intervista al ct, nel nuovo Undici formato Europa trovate una lunga guida a Euro 2020, tutti i protagonisti, le squadre, le città e le statistiche, una celebrazione della community di tifosi firmata Emporio Armani, e soprattutto due importanti reportage: il primo dalla Macedonia del Nord, Paese alla sua prima partecipazione, che aspira all’Europa politica passando per il campo da calcio. Il lungo viaggio nella piccola repubblica è firmato da Matteo de Mayda e Cosimo Bizzarri. E poi, quasi il contrario, la grande città, anzi, la cité du football: Parigi. I Bleus sono iper favoriti, ma più che di Nazionale francese si dovrebbe parlare di Nazionale parigina.
La regione dell’Île-de-France infatti consegna a Deschamps la maggior parte del talento a disposizione: Mbappé, Pogba, Kanté, Coman sono alcuni tra questi. Perché in quest’area si sviluppa una così grande concentrazione di qualità calcistica? Siamo andati a scoprirlo nei sobborghi parigini. Siamo andati a capirlo con Lucas Duvernet-Coppola e Renaud Bouchez.
Inoltre, un’intervista a Milan Skriniar, fresco di scudetto con l’Inter e pronto all’Europeo con la Slovacchia, uno speciale sui tifosi interisti finalmente di nuovo campioni, un racconto – anzi, una celebrazione – di Wimbledon firmata Matteo Codignola… in collaborazione con John McPhee, e un ulteriore avvicinamento a Tokyo: Paola Moretti ha incontrato Alessia Maurelli e parlato degli obiettivi della Nazionale di ginnastica ritmica italiana alle Olimpiadi, altro appuntamento attesissimo.
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