La storia di Takefusa Kubo è fatta di andate e ritorni, come quella di tutti i calciatori, di tutti gli esseri umani. Solo che Kubo fa sempre le cose molto in grande, basti pensare al fatto che è stato acquistato dal Real Madrid (nel 2019) dopo aver militato per quattro anni (dal 2011 al 2015) nel settore giovanile del Barcellona – il club blaugrana lo acquistò dal FC Tokyo quando aveva dieci anni, e proprio quell’operazione fu tra quelle che portò a una durissima sanzione della Fifa, allo stop del mercato per un anno, a cavallo tra il 2014 e il 2015, per via di trasferimenti illegali di calciatori minorenni. Oggi, con la Nazionale Olimpica, Kubo sta facendo di nuovo le cose in grande, forse in maniera definitiva: nelle tre gare del girone A, contro Sudafrica, Messico e Francia, l’attaccante di proprietà del Real Madrid ha segnato tre volte, trascinando di peso il Giappone al primo posto nel girone (nove punti in tre partite) e ai quarti di finale.
Due dei tre gol, quelli contro il Messico e la Francia, mostrano le grandi qualità di tempismo e lettura del gioco di Kubo, abilissimo a seguire l’azione e ad anticipare gli avversari in area di rigore. La prima rete, quella contro il Sudafrica, è invece quella che lo rappresenta e lo descrive di più, è un highlights delle doti che gli venivano ascritte quando era considerato un predestinato, uno dei tantissimi “nuovi Messi” cresciuti nella Masía del Barça: dribbling a rientrare e conclusione a giro, tutto col sinistro dal lato destro dell’area di rigore, tutto eseguito a velocità supersonica. Con questo gol, l’unico della gara contro la Nazionale africana, Kubo ha suggellato una prestazione di grande creatività ma anche di sostanza, in pratica si è lanciato verso un’Olimpiade da protagonista. In realtà, l’ottimo andamento del Giappone (sublimato nel netto 4-0 alla Francia nell’ultima gara del girone) è merito anche dei suoi compagni, del suo supporting cast: tra tutti, vanno segnalati i fuoriquota Sakai e Yoshida, ma anche Tomiyasu, Doan, Tanaka. Ai quarti, i nipponici affronteranno la Nuova Zelanda, quindi non è azzardato ambire a entrare in zona-medaglia – traguardo raggiunto solo nel 1968, quando alla fine arrivò il bronzo.
Per Kubo, i giochi erano una grande occasione, e la sta sfruttando benissimo: aveva e ha il talento per essere il leader di una Nazionale fresca, ambiziosa, e sta dimostrando di poter recitare un ruolo da protagonista assoluto. È la prima volta che succede davvero: dopo il ritorno in Spagna, il Real Madrid ha organizzato per lui tre prestiti in due stagioni, e tutte queste esperienze si sono concluse senza grandi acuti. Se la stagione 2019/20 al Maiorca si può considerare anche sufficiente – 32 presenze e quattro gol in una squadra che alla fine è retrocessa in Segunda División –, i sei mesi al Villarreal e poi gli altri sei al Getafe tra il 2020 e il 2021 non hanno lasciato grandi ricordi: Kubo ha segnato appena due gol in 37 gare totali, di cui solo 15 disputate per intero.
La natura stessa dei Giochi Olimpici – a cui sono ammessi solo giocatori Under 23, più tre fuoriquota per squadra – evidenzia come Kubo, almeno per il momento, riesca a fare la differenza solo in un contesto non troppo competitivo, quando il suo talento grezzo e anarchico non sbatte sull’esperienza, sulla furbizia degli avversari. Le sue qualità, però, restano. E sono evidenti, soprattutto in proiezione futura. Andranno solo estese, potenziate, così da poter essere determinanti anche su palcoscenici più prestigiosi. Magari non da subito al Real Madrid, anche perché Ancelotti non ha più slot in rosa per gli extracomunitari, e infatti per Kubo si parla di un’ulteriore stagione in prestito, con la Real Sociedad tra le società più interessate. Ma un tentativo di fare un ulteriore step in avanti, a questo punto, è inevitabile. E pure meritato, visto come stanno andando le Olimpiadi.