L’Atlético Madrid non è mai stato così forte

Un grande mercato, una rosa matura e profonda, la crisi di Real e Barça. La squadra di Simeone ha tutto per centrare un'impresa che manca da settant'anni: bissare il titolo di Liga.

Nella primavera del 1951, il presidente degli Stati Uniti era Harry Truman, Winston Churchill era il premier britannico, l’Europa orientale era sotto il controllo dell’Unione Sovietica guidata da Iosif Stalin e in Spagna c’era la dittatura franchista che sarebbe durata più di un ventennio ancora. Questa panoramica storica offre la prospettiva migliore per capire quanto sia cambiato il mondo dall’ultima volta che l’Atlético Madrid è riuscito a vincere due campionati consecutivi. Oggi i Colchoneros hanno di nuovo la possibilità di ripetere un’impresa così prestigiosa, per di più dopo sei tentativi falliti. L’ultima volta – che poi è anche l’unica che ha senso paragonare alla realtà attuale – non è che sia andata benissimo: nell’estate successiva al titolo del 2014 ci fu un esodo di giocatori importanti per la squadra – da Courtois a Diego Costa e David Villa – che portò a una stagione con meno gol segnati, più gol subiti e 12 punti in meno nella classifica finale. Da allora, è cresciuta la sensazione per cui le vittoria dell’Atleti potessero essere solo sporadici flash in una storia da vivere inevitabilmente da underdog.

Nel 2021, dopo una delle sessioni di mercato più strane di sempre, lo scenario sembra cambiato. «Prendi un frammento di questo Atlético Madrid e fallo analizzare nel laboratorio con i migliori scienziati del mondo: i risultati ti diranno “Pericolo: ambizione nuda e cruda”», ha scritto Espn in un articolo dal piglio vagamente divertito. Al di là di questa ironia, è tutto vero: l’Atlético ha mostrato una spietata ambizione nelle prime tre giornate di campionato., anche perché il Cholo Simeone sa di avere un’occasione unica per fare la storia. Per Real Madrid e Barcellona è stata un’estate complicata, con più delusioni (Messi, Mbappè) che motivi per esaltarsi; entrambe sembrano essere più vulnerabili che mai, per la prima volta incapaci di dichiararsi candidate a vincere tutto con il loro strapotere tecnico, economico, psicologico. Allora l’Atleti ha la possibilità non solo di confermarsi in vetta alla classifica, ma anche di imporsi come la migliore squadra di Spagna: non ha perso pedine fondamentali, gioca la Liga da campione in carica e da favorita e sembra pienamente consapevole di questo suo nuovo status.

L’ultimo calciomercato sembra confermare tutto questo, anche perché l’Atlético Madrid inizia ad atteggiarsi a superpotenza nazionale e continentale: l’acquisto di Griezmann dal Barça, per esempio, può essere considerato come il colpo del grande club che toglie i giocatori forti alle concorrenti per mettersi in tasca il titolo ancor prima di iniziare – come da anni fa il Bayern Monaco in Bundesliga, o come ha fatto più saltuariamente la Juventus in Italia nell’ultimo decennio. Certo, anche l’Atlético ha i suoi problemi economici: a fine giugno 2020 il bilancio segnava un debito netto di 590 milioni di euro, con perdite per il 2020/21 che dovrebbero aggirarsi intorno agli 80 milioni di euro. Ma la condizione finanziaria certifica una volta di più il meraviglioso lavoro di Simeone, della squadra, della dirigenza. Il miglior Griezmann che ricordano a Madrid è un giocatore che può fare la differenza tra una buona squadra e una che va a vincere un campionato o diventa una contender credibile anche per la Champions League. Forse non risolverà il problema del backup per Luis Suárez – non c’è un centravanti che possa sostituirlo e l’uruguaiano non potrà giocarle tutte – ma con Griezou sarà più facile nascondere questi difetti quando ce ne sarà bisogno.

Per finanziare l’acquisto di Griezmann è bastato cedere il solo Saúl, che era ormai in rotta con tutti e nelle ultime stagioni aveva perso il ruolo di protagonista in campo. In più, la cessione dello spagnolo al Chelsea ha liberato spazio per i giocatori con altre caratteristiche: quei minuti verosimilmente saranno presi da Lemar – uno dei migliori non solo dell’Atléti, ma di tutta la Liga nelle prime giornate – e Rodrigo De Paul, probabilmente il giocatore più decisivo dell’ultima Serie A, il più costoso del calciomercato spagnolo, tra l’altro campione in Copa America con l’Argentina. Rispetto a Saúl, Lemar e De Paul sono giocatori più offensivi, più incisivi nella trequarti avversaria perché più abili nell’ultimo passaggio. Soprattutto De Paul è l’uomo perfetto per portare i colchoneros allo step successivo da un punto di vista tecnico, del controllo del gioco, della pericolosità dell’ultimo terzo di campo.

Gli acquisti di De Paul e Griezmann – e di Matheus Cunha, campione olimpico con il Brasile – confermano la tendenza dell’Atlético nel volersi dotare di una dimensione offensiva diversa, più complessa, più difficile da disinnescare, e rendono le sue partite il vero appuntamento da non perdere del weekend spagnolo, quelle per cui la pena di pagare il prezzo del biglietto – o il costo dell’abbonamento tv/streaming. Sempre Espn ha scritto che «durante una partita dei Colchoneros sbatti le palpebre e ti sei certamente perso una giocata esplosiva». Non perché Simeone sia diventato di punto in bianco un esteta che ricerca il bel gioco come fine ultimo – non lo fa nessun allenatore, figuriamoci lui – ma perché anche il Cholo deve seguire il percorso più logico per valorizzare un roster in cui brulica il talento offensivo. L’ennesima dimostrazione di maturità di un allenatore che ogni anno si inventa qualcosa di diverso anche se – con un po’ di pigrizia – tendiamo ad appiattirlo sui soliti cliché difensivisti: l’ultima scoperta sembra essere l’impiego di Kondogbia come braccetto di sinistra nella difesa a tre, un ruolo in cui l’ex interista potrebbe avere un impatto importante – anche se Mario Hermoso resta avanti nelle gerarchie).

Luis Suárez è stato il capocannoniere dell’Atlético Madrid nella stagione 2020/21: 21 gol realizzati, tutti nella Liga (Quality Sport Images/Getty Images)

Se in molte delle ultime stagioni Diego Simeone aveva creato una squadra che preferiva lasciare il possesso all’avversario, oggi l’atteggiamento è più simile a quello di un grande club europeo. Quel che resta sempre uguale è l’approccio: «La nostra essenza non è lo stile del gioco, ma il modo in cui viviamo le partite», ha spiegato il capitano Koke. «Quando i nuovi acquisti entrano nel nostro spogliatoio, può essere difficile per loro adattarsi. Lo fanno solo quando capiscono che, quando giochi qui, non conta solo il talento. La differenza è nel carattere, nella convinzione in quello che facciamo». Non a caso, né la nuova dimensione tattica né il nuovo status sono sufficienti per allontanare dal Wanda Metropolitano la retorica della sofferenza come mezzo per arrivare al risultato. Una tensione psicologica collettiva quasi unica nel panorama europeo, che si percepisce ancora in ogni momento di ogni partita: l’abbiamo visto anche alla prima di campionato, a Ferragosto, con il Profe Ortega espulso per proteste e una rissa scoppiata al 94esimo per un fallo a centrocampo.

«Siamo i campioni, verranno a prenderci per morderci il culo», ha detto Simeone alla vigilia dell’esordio in campionato, come se avesse voluto mandare un messaggio a tutta la Spagna e magari anche oltre i confini nazionali: l’Atlético continuerà ad essere sé stesso anche se ha una veste tattica nuova, più moderna e forse anche più sexy. L’unica differenza è che adesso si è pienamente guadagnato il titolo di squadra battere: una condizione del tutto eccezionale anche nella brillante storia recente dei Colchoneros, un luogo della psicologia sportiva quasi sconosciuto per la maggior parte dei giocatori presenti in rosa. E forse questo è il motivo principale per cui dovremmo seguire l’Atlético Madrid nel corso di questa stagione.