Lo splendido esordio di Jack Grealish in Champions League

Un gol bellissimo, un assist e la sensazione di essere il giocatore che serviva al Manchester City.

Quando Lionel Messi ha lasciato il Barcellona per unirsi al Psg, ci sarà stato sicuramente qualcuno che avrà pensato al Manchester City. Al fatto che la presenza di Guardiola e i fondi illimitati della squadra inglese avrebbero potuto permettere l’arrivo del fuoriclasse argentino in Premier League, se non addirittura creare una corsia preferenziale. Invece è andata in maniera diversa: forse per una questione di timing, o forse per una questione di scelta, fatto sta che il Manchester City aveva già investito circa 117 milioni di euro per il suo nuovo numero dieci, per acquistare Jack Grealish dall’Aston Villa.

Sono passate alcune settimane, e ora questa scelta sembra più giusta, o quantomeno più chiara: Messi ovviamente resta Messi, è un giocatore inarrivabile, ma nel frattempo Grealish ha già dimostrato di meritare questa investitura tecnica ed economica, questa nuova dimensione. Inoltre, e forse è questa la cosa più importante, il fantasista della Nazionale inglese ha compiuto 26 anni pochi giorni fa, è all’apice e non al crepuscolo della carriera, e quindi rientra perfettamente nella filosofia di mercato del City – che ha sicuramente speso tantissimi soldi negli ultimi anni, ma sempre e solo per comprare calciatori sotto una certa soglia d’età, mai sopra i 28-29 anni.

Che Grealish fosse un giocatore giusto, per Guardiola e la sua squadra, si era intravisto nelle prime uscite in campionato. Dopo l’esordio in Champions League, però, questa sensazione si è ingigantita: il 6-3 rifilato al Lipsia è pieno di belle giocate firmate Grealish, a cominciare dallo splendido gol al minuto 56′, quello che ha permesso al City di allungare sul 4-2 dopo il 3-2 segnato da Nkunku. Tutto nasce da un bell’anticipo di Nathan Aké a centrocampo, la palla si impenna e viene buttata in avanti al volo da Rubén Dias, senza una direzione precisa, con un lancio che non può appartenere al calcio di Guardiola; in realtà Grealish è appostato proprio lì, sulla fascia sinistra, allora può scatenarsi nella sua azione tipica, nel suo classico movimento a rientrare verso il centro conducendo il pallone col destro, il piede forte, dopo lo stop a seguire con il sinistro; a quel punto parte la solita danza di Grealish – una serie di tocchi ripetuti e velocissimi che disorientano l’avversario diretto, in questo caso Adams – crea lo spazio per il tiro a giro sul secondo palo; tutto succede in pochi istanti, Grealish è rapidissimo nell’ingresso in area palla al piede, nel dribbling secco e nella conclusione che supera il portiere sul secondo palo.

Un bel gol, non c’è che dire

Come detto, questo non è stato l’unico grande momento-Grealish nella gara tra City e Lipsia. L’ex Aston Villa, che tra l’altro era al debutto in Champions League, ha anche battuto il calcio d’angolo dal quale è scaturito il gol di Aké: per chi ama le statistiche storico-comparative, è il primo inglese dai tempi di Wayne Rooney a esordire nella competizione europea più importante con un gol e un assist. Inoltre, Grealish ha tentato quattro volte la conclusione, ha conquistato tre calci di punizione (sono entrambe quote record tra i giocatori del City) e ha servito un ulteriore passaggio chiave. Non a caso, viene da dire leggendo queste cifre, il Guardian ha titolato proprio su Grealish l’articolo di cronaca della partita, scegliendo parole piuttosto forti e significative: «Grealish calma i nervi del Manchester City in una gara-thriller con il Lipsia».

Nella prima e bellissima notte di Champions League della sua carriera, Grealish ha potuto anche fare la conoscenza con l’incontentabilità di Pep Guardiola: nonostante la prestazione del suo nuovo numero dieci fosse evidentemente di qualità, il manager catalano l’ha preso da parte nel corso della gara e l’ha catechizzato con fervore – si può dire anche “rimproverato” – per alcuni movimenti difensivi non proprio ottimali, almeno secondo la sua visione. È stato lo stesso Grealish a raccontarlo nel postpartita: «Abbiamo avuto un confronto su alcune tattiche in fase passiva, il mister è così, vuole sempre di più da tutti noi, in difesa e in attacco. Ovviamente ha grande esperienza, ha fatto tantissimo nel calcio come giocatore e come allenatore, quindi devo ascoltarlo se voglio migliorare ancora». Anche questo atteggiamento è un segnale importante: anche se effettivamente non è e forse non potrà mai essere come Leo Messi, Jack Grealish può diventare un giocatore fondamentale e decisivo per il City. Anzi, probabilmente lo è già.