«Non possiamo fare Tiki-Taki se non c’è spazio»

Un'altra notte da incubo per Koeman e il Barcellona, in campo e poi anche in conferenza stampa.

Il Barcellona che pareggia 1-1 con il Granada resta una notizia, anche in quello che probabilmente è il periodo più oscuro nella storia del club blaugrana. Del resto il risultato finale della gara del Camp Nou è maturato in maniera rocambolesca e fortunata per la squadra di Koeman, andata in svantaggio dopo pochi minuti di gioco e in grado di trovare il gol del pari solo al 90esimo, con un colpo di testa del difensore centrale Araujo – disperatamente spostato da Koeman nell’area avversaria.

Certo, il Barça ha anche fallito alcune grosse occasioni da gol, una su tutte quella di Luuk de Jong – sugli sviluppo di un calcio d’angolo – a pochi centimetri dalla linea di porta. Ma il problema è proprio questo: la qualità non proprio eccelsa dei giocatori di questo Barcellona – sicuramente inferiore alla media storica degli ultimi anni – non riesce a mascherare i momenti, tra l’altro sempre più frequenti, in cui il gioco fa fatica a fluire, in cui non si riescono a trovare sbocchi offensivi. Neanche contro il Granada, ovvero una squadra che non ha ancora vinto in questa edizione della Liga.

Il primo colpevole di questa crisi tecnica – che si somma a quella economica, strutturale e di identità – del Barcellona è stato facilmente individuato in Ronald Koeman. L’allenatore olandese ha disegnato la sua squadra titolare con un 4-3-3 che in realtà non gli appartiene, perché da tempo ormai il Barça scendeva in campo con la difesa a tre, cinque centrocampisti e due attaccanti – un sistema di gioco blasfemo per l’intero ambiente catalano, ma che nello scorso anno era riuscito a portare risultati decenti, almeno in un certo frangente della stagione. La difficoltà nel trovare meccanismi efficaci ha spinto Koeman, già all’intervallo, a sostituire Sergi Roberto – schierato come centrocampista – con Luuk de Jong, che si è affiancato a Depay in attacco e la cui presenza ha reso inevitabilmente più diretta la manovra del Barça. Forse anche troppo diretta e decisamente povera, stando alle statistiche e alle reazioni raccolte in questo articolo di The Athletic: a fine gara, gli azulgrana risultano aver scodellato la bellezza di 54 cross nell’area del Granada, 45 dei quali su azione manovrata, più di qualsiasi altra squadra nei primi cinque campionati europei in questa stagione; Santiago Segurola, editorialista di Diario As, ha detto a Radio Onda Cero che «il gioco praticato dal Barcellona contro il Granada è stato davvero pessimo, puoi anche avere buoni giocatori ma non puoi assolutamente giocare un calcio primitivo come quello Stoke City, buttando via decenni di identità tattica e culturale».

Nel postpartita, Koeman si è difeso dagli attacchi in maniera altrettanto aspra: «Se guardi i componenti della rosa… cosa si può fare? Il Tiki-Taki quando non c’è spazio?». Il fatto che l’allenatore del Barcellona abbia detto proprio «Tiki-Taki» (qui, in questo video, si sente benissimo), cioè abbia sbagliato la definizione tattica con cui e in cui il Barcellona si identifica da oltre dieci anni, il suo brand supremo, è un ulteriore segnale di declino. Anzi, è il segnale più forte e negativo di tutti. Subito dopo, Koeman ha aggiunto, rincarando la dose, che «il Barcellona di oggi non è lo stesso Barcellona di otto anni fa. Ed è per questo che abbiamo dovuto cambiare lo stile. Inoltre non abbiamo nemmeno giocatori che hanno il ritmo e la qualità giusta per affrontare e saltare i difensori avversari: Coutinho e Demir, gli esterni offensivi che avevamo scelto, si muovono in maniera diversa, non sono Ansu Fati e Dembélé che allungano la squadra. Non avevamo alternative, e questa è l’unica spiegazione vera che posso dare quando invece sembra che sia io a dover spiegare sempre tutto».

Il clima al Barça è davvero tetro ma anche esplosivo: l’andamento lento in campionato (due vittorie e due pareggi nelle prime quattro gare contro Real Sociedad, Athletic Bilbao, Getafe e Granada, quindi senza scontri diretti) e la netta sconfitta in Champions League contro il Bayern Monaco sembrano aver già segnato il destino di Koeman, che in Spagna danno vicinissimo all’esonero. I problemi di questa squadra, è evidente, vanno ben oltre la guida tecnica. Sono strutturali, manageriali, di leadership. Di nostalgia rispetto a un passato glorioso che ora, semplicemente, non esiste più. Il cambio di allenatore potrebbe essere un palliativo e risistemare qualcosa, ma non molto di più. Almeno fino all’inizio di un nuovo progetto sensato, stile-Barcellona, però quello vero.