L’incredibile inizio di Radamel Falcao con il Rayo Vallecano

Poco più di mezz'ora di gioco, due gol.

L’arrivo di Radamel Falcao al Rayo Vallecano è riuscito a unire due fascinazioni eterne, trasversali: quella per il centravanti colombiano, uno degli attaccanti più iconici degli ultimi dieci anni, e quella per il club della periferia madrilena, da sempre legato alla sua tifoseria operaia, quindi a una certa tradizione sociopolitica. L’unico “problema”, se vogliamo, erano il valore e il significato puramente tecnico di queste operazioni: quali erano e quali sono le reali condizioni del 35enne Falcao? Come e quanto può incidere l’attaccante colombiano, evidentemente alla fine di una carriera segnata da tantissimi infortuni, in un campionato di primo livello affrontato per di più con una squadra neopromossa? Ecco, tutti questi dubbi sono stati spazzati via – o comunque temporaneamente cancellati – in poco più di 35 minuti di calcio giocato: Falcao è entrato dalla panchina sia nel match casalingo contro il Getafe che nella partita giocata in trasferta al San Mamés di Bilbao, e ha segnato in entrambe le occasioni.

Il primo gol è arrivato al termine di una bella azione di accerchiamento del Rayo, con Falcao bravissimo a farsi trovare in area e poi a scaricare un gran diagonale di destro; la seconda rete è arrivata al 96esimo minuto, grazie a un colpo di testa su punizione battuta dalla destra, e ha permesso al Rayo di espugnare lo stadio di Bilbao e di prendersi il quarto posto – momentaneo – in classifica. Un inizio incredibile, che va anche oltre questi due momenti: nella gara di San Mamés, infatti, Falcao è riuscito a servire nove passaggi utili su nove anche a prendersi un fallo e a causare un’ammonizione – comminata a Inigo Martínez – pochi secondi dopo il suo ingresso in campo. Il gol, insomma, è stato un suggello a una prestazione non certo dominante, ma già significativa, soprattutto se consideriamo la forza complessiva, lo status, le prospettive del Rayo.

In effetti anche il suo arrivo è stato vissuto come un’eccezione, o meglio come un grande evento: Andoni Iraola, tecnico del Rayo, ha raccontato a Marca che «l’idea di prendere Falcao è nata e si è concretizzata all’improvviso, nelle ultime ore di mercato: di solito questa società non compra giocatori di questo tipo». Secondo le indiscrezioni filtrate in Spagna, il merito sarebbe del centrocampista Mario Suárez, ex compagno di Falcao all’Atlético Madrid– e in seguito passato anche per la Fiorentina – che avrebbe spinto il presidente del Rayo, Raúl Martín Presa, a fare un’offerta a Falcao. Era un’occasione, perché Falcao era desideroso di rescindere il contratto con il Galatasaray (dopo due anni passati in Turchia) e di tornare in Spagna dopo la sua esperienza con l’Atlético.

Anche per Presa era un’occasione da cogliere al volo, o comunque da valutare con attenzione: nonostante la promozione colta nello scorso campionato, il Rayo sta vivendo una profonda crisi economica; inoltre anche il rapporto con la sua gente è a dir poco compromesso, tutta “colpa” proprio di Presa, colpevole di aver invitato allo stadio Santiago Abasacal, leader del partito di estrema destra Vox – una decisione non proprio in linea con lo schieramento politico della tifoseria, che infatti il giorno dopo si è presentata allo stadio per pulirlo e disinfettarlo dopo la presenza di Abascal.

Insomma, la situazione era ed è piuttosto delicata, ma alla fine il sogno si è realizzato. Il presidente Presa ha salutato il suo acquisto con un malcelato orgoglio storico – «Stiamo parlando del miglior finalizzatore del pianeta negli ultimi 25 anni, forse secondo solo a Hugo Sánchez, che ha giocato per il Rayo a fine carriera» – e i tifosi hanno risposto con entusiasmo, presentandosi in massa alla presentazione ufficiale del nuovo attaccante del Rayo. Poi è venuta la partita con il Getafe, il gol che ha sancito il 3-0 finale, e ancora prima sono venute alcune giocate decisive, come per esempio il contrasto con cui ha conquistato il calcio d’angolo da cui è scaturito il gol del 2-0 per il Rayo.

Prima del gol, ovvero prima che si manifestassero quelle qualità e quell’istinto assassino che hanno reso Falcao famoso nel mondo, c’è tutto quello che ha permesso a Falcao di essere un giocatore molto apprezzato anche dalla maggior parte dai suoi allenatori, che non è una cosa sempre scontata

Per questa sua nuova avventura, che ha come obiettivo “finale” il ritorno in Nazionale per i Mondiali del prossimo anno, Falcao ha scelto di indossare la maglia numero tre. Una scelta inconsueta per un attaccante, che però ha una ratio ben precisa: il tre era il numero di suo padre, Radamel García King, difensore centrale degli Anni Ottanta e Novanta morto di infarto nel 2019. «Mio padre mi ha insegnato la passione per il calcio», ha detto Falcao. Quindi quale modo migliore per rendergli omaggio ora che non è più qui?». Il contratto di Falcao con il Rayo scade tra un anno, ed era inevitabile visto lo storico dell’attaccante colombiano: nelle due stagioni vissute a Istanbul con il Galatasaray ha dovuto saltare più di 40 gare per infortunio, quindi sarebbe stato poco saggio fargli firmare un accordo più lungo. Resta il fatto che questo avvio perfetto ha già cambiato un po’ le cose, magari le cose continueranno ad andare così, così bene, e allora le prospettive del Rayo e del Tigre – storico soprannome di Falcao – potrebbero trasformarsi. Sarebbe davvero una bella storia, anzi un bel modo per finire la storia di Falcao, bella e tormentata.