La corsa inarrestabile della Danimarca nelle qualificazioni Mondiali

Sette vittorie su sette, 26 gol fatti e zero subiti. È la squadra più divertente d'Europa in questo momento?

La Danimarca è stata piuttosto fortunata, se guardiamo l’esito del sorteggio che l’ha inserita nel gruppo F delle qualificazioni ai Mondiali – oltre alla squadra scandinava ci sono Scozia, Israele, Austria, Far Oer e Moldavia. I risultati colti dagli uomini di Kasper Hjulmand, però, fanno sospettare che anche in un girone più complicato non sarebbe andata in maniera molto diversa: finora, infatti, la Danimarca ha vinto sette partite su sette e ha segnato 26 gol, subendone zero. Inoltre c’è da considerare anche il rendimento tenuto agli ultimi Europei, la semifinale raggiunta con pieno merito dopo le sconfitte nelle prime due partite, il gioco spumeggiante mostrato nonostante il dramma che ha travolto Eriksen – senza trascurare il fatto che proprio il centrocampista dell’Inter, prima del torneo continentale, fosse considerato il giocatore più forte della rosa.

L’ultimo successo è arrivato in casa della Moldavia, un netto 4-0 che permetterà ai danesi di accedere ai Mondiali battendo l’Austria a Copenaghen – si va in campo martedì 12 ottobre. In caso di vittoria, infatti, la squadra di Hjulmand si porterebbe a +10 rispetto alla Scozia seconda in classifica, un vantaggio impossibile da colmare nelle tre partite che mancano al termine del girone. Se il risultato contro gli austriaci dovesse essere negativo, nessun problema: a novembre la sfida interna contro le Far Oer potrebbe comunque sancire l’approdo della Danimarca ai Mondiali per la sesta volta nella sua storia. In Qatar, la Nazionale scandinava si presenterà con ambizioni importanti e suffragate dai fatti: i risultati di questo biennio, una squadra composta da giocatori giovani e di qualità, la sensazione che il gruppo sia unito e perfettamente sintonizzato sulle idee del ct Hjulmand. Non a caso, il capitano Simon Kjaer ha detto chiaramente che «questa è la miglior Danimarca con cui abbia mai giocato». Sono parole significative, considerando che Kjaer ha esordito nel 2009 e ha accumulato 116 presenze in tutte le competizioni.

Quella dei vari Kasper Schmeichel, Yussuf Poulsen, Pierre-Emile Højbjerg, Andreas Christensen – ma anche dei giovani o giovanissimi Maehle, Damsgaard, Skov Olsen, Dolberg – non è la prima Golden Generation del calcio danese: nella seconda metà degli anni Ottanta, e per tutto il decennio successivo, la Nazionale scandinava poté contare su campioni di livello internazionale, a cominciare dai fratelli Laudrup fino ad arrivare a Olsen, Elkjaer, Vilfort, Jensen, Sand, Tomasson; l’apice fu raggiunto dal gruppo di calciatori nati a cavallo degli anni Sessanta, che nel 1992 riuscì a portare la Danimarca sul tetto d’Europa, ma per tre lustri la rappresentativa guidata da Piontek, Moller Nielsen e poi da Bo Johansson (tre soli ct dal 1979 al 2000, altro dato virtuoso) è stata considerata molto più che un’outsider, anzi era subito dietro alle grandi storiche d’Europa.

Negli ultimi vent’anni la Danimarca ha vissuto una carestia di giocatori importanti, le partecipazioni sporadiche alle grandi competizioni internazionali – Mondiali 2010 ed Europei 2012 – sono state un disastro, poi però il vento è cambiato grazie all’ultima generazione di talenti. E all’arrivo di Hjulmand, che ha implementato un gioco ambizioso e aggressivo, fondato su pressing asfissiante e veloci ripartenze in campo aperto, ma anche su un possesso palla non banale, come mostrato a Euro 2020 contro avversari diversissimi tra loro – il Belgio nel primo turno, la Repubblica Ceca e poi l’Inghilterra nella seconda parte del torneo. Proprio le sconfitte – di misura, di certo non tattiche – arrivate contro le grandi avversarie incrociate agli Europei dimostrano che la Danimarca, forse, non è ancora pronta a partire come favorita per una grande manifestazione per rappresentative. Ma è ingeneroso, se non addirittura impossibile, non considerare quella di Hjulmand come una delle Nazionali più divertenti in Europa, per sofisticatezza e velocità del gioco, per qualità e prospettive.