Il Flamengo vuole acquistare diversi club in Europa

L'idea del club brasiliano è creare una multiproprietà come quella del City Football Group o della Red Bull.

Il Flamengo sta vivendo l’era più entusiasmante della sua storia: l’onda dei successi in serie del 2019 (Brasilerão, Libertadores più campionato statale e altre coppe minori) non si è ancora esaurita, infatti il club rossonero di Rio ha rivinto il campionato nazionale nel 2020, è ancora in corsa per il tris domestico ma soprattutto ha raggiunto di nuovo la finale della Copa Libertadores – il prossimo 27 novembre è in programma la sfida con i detentori del Palmeiras. Merito di un progetto a lungo termine fondato su investimenti ingenti, di una squadra costruita in maniera intelligente, mixando giovani di grande prospettiva a talenti affermati, reduci magari da diversi anni in Europa – i vari Diogo Alves, David Luiz, Vitinho, Filipe Luis e ovviamente Gabigol, anche se la sua storia, come sappiamo, è leggermente più complessa. Nonostante questa crescita esponenziale e senza precedenti, il presidente eletto Rodolfo Landim e la sua giunta sembrano non averne abbastanza. E infatti hanno manifestato l’ambiziosa intenzione di espandere il brand-Flamengo ben oltre il Brasile.

L’idea, per dirla in poche parole, è quella di creare un network di club, di replicare un modello di multiproprietà già sperimentato da realtà di primo livello come Red Bull e City Football Group. Con alcune differenze sostanziali. Secondo quanto dichiarato a Globo da Rodrigo Tostes, responsabile delle finanze del Flamengo, il primo passo sarà perfezionare l’acquisto del Tondela, società della Primeira Liga portoghese: «Entro l’anno chiuderemo tutto: siamo in contatto con diversi investitori interessati all’operazione. Ma il piano non funzionerà acquistando un solo club: il nostro obiettivo è possederne uno in Germania, uno in Spagna, uno in Francia, uno in Africa, uno in Cina, uno negli Stati Uniti e così via. Certo, tutto dipenderà dal successo del Tondela: se riusciremo a farne un grande club, renderemo più attrattivo il progetto. Ci vorranno circa tre anni per portare la nostra nuova società al vertice del calcio portoghese, poi dopo potremmo avviare la seconda fase della nostra espansione». Per rilevare le quote del Tondela, club di una piccola città (30mila abitanti) che ha raggiunto il massimo campionato nel 2015, occorreranno circa 50 milioni di euro. Secondo le indiscrezioni raccolte in Brasile, gli investitori coinvolti nell’operazione sono la banca BTG Pactual, la società di consulenza Ernst & Young e la società Win the Game, che hanno già avuto un ruolo centrale nella rinascita del Flamengo, e ora vogliono portarlo a un nuovo livello. In campo e nei libri contabili.

Proprio come quelli di Red Bull e del City Football Group, il progetto del Flamengo ha due anime, o per meglio dire due obiettivi: creare nuovi introiti e un network di squadre vincenti “marchiate” con il logo rubronegro. Rodrigo Tostes ha spiegato come proveranno a mettere d’accordo questi aspetti: «Il Tondela non sarà un vero e proprio club affiliato, piuttosto si creerà un rapporto privilegiato col Flamengo per quanto riguarda management, scouting, politica di sviluppo giovanile. Proprio il vivaio sarà un punto fondamentale del progetto: su 40 giocatori che completano il percorso di formazione nelle nostre squadre, solo cinque vengono utilizzati nella rosa dei professionisti; gli altri vengono ceduti in prestito oppure tagliati. Il Tondela potrebbe acquisirne alcuni e valorizzarli, ma non potrà farlo gratuitamente: dovrà comunque versare una quota al Flamengo. Si tratta di affari, semplicemente: io sto dando parte del mio marchio, famoso in tutto il mondo, e in cambio offriamo un canale preferenziale e il nostro know how calcistico. In questo modo, però, vorremmo portare il Tondela a diventare una squadra di alto livello».

La scelta di avviare questa nuova avventura in Portogallo non è casuale: nella presentazione del progetto, il Flamengo ha evidenziato come i club lusitani siano quelli che hanno incassato di più sul calciomercato – circa 2,9 miliardi di dollari – negli ultimi dieci anni. Al secondo posto di questa graduatoria c’è il Brasile, con due miliardi di dollari. La scelta è ricaduta sul Tondela per via delle sue strutture, della serietà dei dirigenti e del progetto, e anche per il fatto che milita in Primeira Liga ormai ormai da sei anni. Come detto, però, questa è solo la prima parte di un piano molto più ampio, che per decollare ha bisogno di supporto, cioè di investimenti importanti: «Abbiamo impiegato circa due anni per mettere a punto un modello sostenibile», racconta Tostes. «Creeremo una società che metterà il marchio Flamengo a disposizione di chi vorrà credere in noi e in questi nostri nuovi club lontano dal Brasile. Noi ci esporremo per il 35%, ma il restante 65% sarà coperto da altri investitori. Anche se è la prima volta che una società del Sud America si imbarca in un’impresa del genere dimostrare che si tratta di un progetto sicuro, anzi vincente. Dal punto di vista sportivo ed economico».

Ma in cosa si sostanziano gli obiettivi sportivi ed economici che, secondo il Flamengo, rendono – e renderanno – remunerativo questo progetto così ambizioso? Per dirla in poche parole: dove potrà arrivare il Tondela “marchiato” Flamengo? E cosa cambierà per il club portoghese? Rodrigo Tostes anticipa che «l’obiettivo a medio-lungo termine è quello di rendere il Tondela una potenziale fonte di liquidità, attraverso la partecipazione alle coppe europee e la cessione di giocatori valorizzati in contesti competitivi. Magari riusciremo a raggiungere la Conference League, l’Europa League e poi anche la Champions League, tutto nel giro di sette anni. In ogni caso, faremo questa operazione rispettando la storia e le tradizioni del Tondela. Certo, il nostro modello di business prevede lo sfruttamento del brand del Flamengo, una squadra che ha 46 milioni di tifosi in tutto il mondo. Mi sembra ovvio che la nostra intenzione è quella di trovare un modo per sfruttare l’appeal del nostro marchio. Ma non pensiamo, per esempio, a cambiare i colori sociali del Tondela. Dobbiamo trovare un equilibrio tra la nostra fanbase storica e quella locale, cioè quella delle squadre su cui investiremo. Non sarà facile, ma ci riusciremo».