E quindi che ci fanno le criptovalute nello sport?

Piccola guida a un mondo nuovo e sorprendente, tra fan token, Nft e il rischio di una nuova bolla.

Nel 2016, quattro imprenditori e amici, o forse solo colleghi, fondarono a Singapore una strartup chiamata Monaco, una piattaforma di compravendita di criptovalute. Nel 2016 uno pensava «criptovaluta, si mangia?», o al massimo, «sono troppo volatili, non mi fido, non voglio investire». E forse sono le stesse frasi che in molti pensano e dicono ancora adesso. Oggi Monaco ha cambiato nome in Crypto.com, ha 10milioni di utenti iscritti, 3mila dipendenti e ha acquistato per 700 milioni di dollari i naming rights di quella bellissima arena di Los Angeles che, negli ultimi vent’anni, abbiamo chiamato Staples Center, vale a dire la casa dei Los Angeles Lakers, di Kobe Bryant, Shaquille O’Neal, Pau Gasol, e oggi di LeBron James, Anthony Davis e Russell Westbrook – c’è un po’ di Hall of Fame del basket, qui. Se si va sul sito di Crypto.com la prima cosa che si vede è Matt Damon che pare abbia fatto da intermediario per la trattativa multimilionaria: l’uomo che è stato Will Hunting, Tom Ripley e il soldato Ryan è socio di Aeg Worlwide – l’azienda proprietaria della struttura – e testimonial della compagnia di criptovalute –nonché tifoso dei Boston Celtics, ma è una storia già abbastanza intricata senza questa informazione).

Il mondo delle monete digitali è diventato talmente ricco da poter arrivare anche a imporre il suo nome a un tempio dello sport americano. Di seguito c’è un breve elenco degli accordi firmati negli ultimi mesi dai club della Serie A di calcio: la Juventus ha Bitget come sponsor di manica, il Milan ha BitMEX; lo Spezia ha Bitci.com come retro sponsor; la Lazio e la Roma hanno i nomi di altre due aziende del settore come sponsor principale; ci sono sei club partner della piattaforma Socios.com. E molti osservatori attenti avranno notato che, quando in Serie A c’è la review del Var o della goal line technology, i replay sono sponsorizzati proprio da Crypto.com. Poi ovviamente ci sono altri campionati, altre squadre, altri sport che stanno firmando contratti con queste aziende.

C’è un mutuo interesse tra società sportive e società di criptovalute. La crisi di liquidità provocata dalla pandemia spinge i club a cercare finanziatori in ogni angolo del mondo, le aziende come Crypto.com in questo momento hanno un’enorme disponibilità di capitali da investire per posizionarsi sul mercato e cercare nuovi utenti. La lezione di marketing è piuttosto lineare: la platea di pubblico raggiunta è l’elemento chiave a cui le aziende guardano quando selezionano le loro sponsorizzazioni, e per certe aziende – vale anche per le telecom o le banche – le competizioni sportive possono essere un asset fondamentale tra i partner commerciali, in questo modo raggiungono un pubblico vasto, variegato, che abbraccia tutte ogni segmento della popolazione. Il calcio, poi, è un universo che raccoglie un pubblico molto trasversale, difficile da raggruppare in altri eventi o altre piattaforme.

Negli ultimi mesi c’è stata anche una grande diffusione di token – che in ambito sportivo sono ribattezzati anche fan token. Si tratta Nft, cioè non-fungible token: non sono criptovalute proprio perché non scambiabili, come dice il nome, piuttosto sono un’unità di valore, una sorta di gettoni virtuali che rappresentano un elemento digitale unico. Può essere un disegno, una fotografia, un video, qualsiasi cosa: l’artista americano Beeple a marzo ha venduto all’asta un collage di 21.069 x 21.069 pixel per 69,3 milioni di dollari. L’unica cosa in comune con le criptovalute è l’utilizzo della blockchain, il registro digitale che permette l’archiviazione di informazioni in maniera sicura e anonima, in modo da garantire l’autenticità e la provenienza di un prodotto digitale. Grazie a piattaforme come Socios.com, i club stanno creando i loro gettoni digitali acquistabili dai tifosi, i fan token appunto – di solito acquistabili solo attraverso una criptovaluta. L’operazione più interessante in Italia è forse quella della Fiorentina, che per i 95 anni della Viola ha creato sia una versione digitale sia una versione fisica della sua maglia. Viola 9.5, di fatto, è una collezione doppia originale, sono gli Nft di 95 maglie viola, in edizione limitata, numerati da 1 a 95 e tracciati in blockchain grazie a una smart patch applicata, che sono stati acquistati dai tifosi sulla piattaforma Genuino.World.

Con i fan token i club raggiungono anche un altro obiettivo, oltre all’immissione di liquidità nelle loro casse: la possibilità di raggiungere in maniera diretta e concreta i tifosi al di fuori dei mercati nazionali. I fan in possesso dei token, in cambio, possono ottenere la possibilità di intervenire su alcune decisioni del club. Ad esempio alcuni consentono ai tifosi di decidere il design del pullman della squadra, la musica che suonerà allo stadio durante il riscaldamento prepartita, il motto da scrivere nello spogliatoio, o magari permettono di avere sconti sul merchandising. Le aziende di criptovalute, dal canto loro, riescono a far avvicinare i tifosi alle criptovalute, rendendole più comprensibili, più tangibili, più vicine.

Digitalbits è il main sponsor della Roma dal 27 luglio 2021: l’accordo tra il club giallorosso e la società proprietaria Zytara Labs LLC è stato stipulato su base triennale, dunque durerà fino al 30 giugno 2024, e prevede un corrispettivo complessivo complessivo superiore ai 35 milioni di euro (Fabio Rossi/AS Roma via Getty Images)

In un articolo recente pubblicato sul Guardian, Max Rushden paragona gli Nft del calcio a una versione moderna delle figurine. Però delle figurine che nessun altro può avere. C’è chi ha pensato davvero di farne un uso simile, mescolando però le figurine al fantacalcio e alla modalità Ultimate Team di Fifa. Sorare è un’azienda francese nata nel 2018, con oltre 600mila utenti registrati e la licenza per i giocatori di oltre 180 club di calcio, un enorme fantacalcio globale in cui ci si scambiano figurine che sono Nft – la card più costosa, Cristiano Ronaldo, è stata venduta a 245mila euro il 13 marzo – e si fanno punti ogni settimana in base ai rendimenti dei giocatori reali (grazie ai dati Opta). Con una precisazione, l’unica valuta spendibile sulla piattaforma è la criptomoneta Ether.

Negli ultimi giorni il Barcellona e il Manchester City hanno interrotto i loro rapporti di sponsorizzazione con due diverse società del settore delle criptovalute. Il Barcellona ha annullato un accordo con Ownix, una società che avrebbe dovuto mettere in vendita delle fotografie (Nft) dei 122 anni di storia del club: un imprenditore collegato a Ownix è stato arrestato in quanto coinvolto in una truffa legata alle criptovalute. Il Manchester City invece ha sospeso temporaneamente una partnership con 3Key Technologies – azienda che si occupa di trading finanziario – i cui dirigenti, a quanto pare, non hanno una presenza online né informazioni precise riguardo alla sede e ai contatti societari.

Queste due brevi storie ci ricordano che gli investimenti delle società che offrono servizi nel settore delle criptovalute potrebbero non essere solidi come quelli di altre aziende. A inizio 2018 diverse società del settore fallirono a seguito del crollo del valore di molte criptovalute, quindi non erano più in grado di sostenere le spese come gli stipendi o l’affitto degli uffici, che ovviamente erano in euro o dollari. Il mercato delle criptovalute è ancora un mercato estremamente volatile e pieno di insidie. Per le società che fanno affidamento sulle entrate provenienti da quel settore dovrebbe essere quanto meno un campanello d’allarme.