Anche i club medi e piccoli possono scovare nuovi talenti grazie alle statistiche?

Il lavoro classico degli osservatori resta fondamentale, ma stanno nascendo piattaforme di data scouting sempre più intuitive e accessibili. Delphlyx è una di queste.

Durante la prima fase della pandemia, quella più acuta e inattesa, molti articoli su diverse testate internazionali hanno evidenziato la fine di un certo modo di fare scouting calcistico. Questo pezzo su Espn, per esempio, si apre con una frase lapidaria e che non ammette repliche: «Traditional scouting is gone». Certo, l’abbiamo già detto: il Coronavirus, il mondo e lo sport che si fermano, il calcio che va in stand-by e non è più una priorità perché c’è ben altro a cui pensare, tutto questo ha fatto in modo che gli osservatori non potessero più svolgere il loro lavoro come una volta. Ma non era neanche una questione di scelta deliberata: molto più semplicemente, a calcio non si giocava. E quindi non c’era la possibilità di andare a vedere alcuna partita. Di conseguenza, i talenti del futuro andavano scoperti, visionati, valutati in altri modi.

Anche ora che il calcio è tornato – più o meno – alla normalità, però, le esigenze sono diverse rispetto al passato. E in realtà era così anche da prima della pandemia. Non che gli osservatori avessero smesso di andare a vedere le partite, solo che quel passaggio del loro lavoro aveva già assunto un peso diverso, se facciamo un confronto con quindici, dieci, ma anche solamente cinque anni fa. È una questione tecnologica e di abbattimento delle barriere geografiche: oggi siamo tutti costantemente interconnessi e le distanze si sono accorciate fino quasi a scomparire completamente – o almeno erano scomparse appena prima della pandemia. E allora i computer, i tablet e gli smartphone degli osservatori, così come quelli dei direttori sportivi, sono diventati una specie di hub in cui cominciare a guardare e inquadrare i giocatori prima di partire per seguirli dal vivo. Tor-Kristian Karlsen, osservatore norvegese che ha lavorato anche con Bayer Leverkusen, Monaco e Zenit San Pietroburgo, ha spiegato a Espn che «guardare i giocatori con software in grado di reperire informazioni online è sempre stata un’opzione, per esempio utilizzando piattaforme come InstatScout o WyScout. Ma poi la pandemia ha cambiato il mondo. E, per quanto riguarda gli osservatori calcistici, ha accelerato un processo di adattamento alla nuova realtà che era già in atto, e a cui gli scout devono adattarsi».

I grandi club, per ovvie ragioni, hanno risentito meno di questi cambiamenti. O meglio: viste le loro risorse, possedevano già tutte le conoscenze, tutti gli strumenti e le professionalità per poter affrontare questo nuovo contesto. Per poter continuare a scovare i talenti del futuro, senza rimetterci troppo in caso di operazioni sbagliate. Per dirla in maniera semplice e brutale, un Manchester City e/o un Bayern Monaco, ma anche una Juventus possono permettersi di investire due o tre milioni di euro in un calciatore giovane che poi non rende secondo le aspettative. Il discorso è molto differente per club di livello inferiore, che su questi affari costruiscono il loro presente e il loro futuro. Ed è proprio da questo assunto che sono partiti i fondatori di Delphlyx, una nuova piattaforma di analisi statistica che è stata lanciata nel corso del 2021 e che si propone come strumento di supporto per gli scout e i direttori sportivi di club di dimensioni medie.

L’anima del progetto è Thomas Randolph, ex collaboratore dell’Huddersfield Town ai tempi della promozione e poi della salvezza in Premier League, tra il 2017 e il 2019; intervistato dal Times, Randolph ha spiegato che Delphlyx è «una piattaforma che consente a chiunque di ottenere informazioni, indipendentemente dal fatto che siano principianti o esperti completi, e lo fa in pochi secondi». Guido Boldoni, responsabile mercato sud europeo della società, racconta a Undici che «il nostro obiettivo, essenzialmente, è quello di permettere ai nostri club partner di non sprecare risorse: attraverso il nostro database, il nostro algoritmo proprietario e i nostri tools, i dirigenti e gli osservatori, ma anche gli agenti di calciatori, possono arrivare subito a compilare una lista di atleti con delle determinate caratteristiche fisiche, tecniche ed esperienziali, così da velocizzare e rendere più economica la parte iniziale della ricerca».

I tools Delphlyx di cui parla Boldoni sono: “cerca un giocatore”, che permette da partire per un profilo di riferimento e poi trovare dei calciatori simili; “confronta i giocatori”, che letteralmente ti permette di mettere a paragone le qualità di un calciatore con un altro del suo stesso ruolo; “ranking”, che in pratica compila automaticamente una classifica dei migliori giocatori per ruolo all’interno di uno stesso contesto, per esempio un campionato; “wonderkid”, che partendo sempre dai dati statistici crea un database con i migliori talenti Under 21, e lo fa ogni settimana estraendo una formazione-tipo. «Con tutti questi funzionalità», aggiunge Boldoni, «facciamo in modo che le società possano individuare una shortlist di giocatori funzionali per integrare un certo progetto tattico. E di farlo in maniera intuitiva e veloce, quindi anche poco costosa».

Come detto, il target di riferimento di Delphlyx sono club medio-borghesi in Europa, di prima e seconda divisione. Al momento, ci sono due società di Serie A che hanno già stretto un accordo di partnership (il Torino e un’altra non specificata), e poi l’Ascoli (Serie B), il Royal Antwerp (prima divisione belga), il Norimberga (Zweite Bundesliga) e il Coventry City (Championship). Ma Delphlyx non lavora solo con i club: anche un’agenzia di procuratori italiana, per la precisione quella di Claudio Vigorelli (oggi agente di Zaniolo, in passato protagonista nel trasferimento di Eto’o all’Inter e di Szczescny alla Roma), ha deciso di stringere un accordo di partnership con la piattaforma. Del resto anche questa è una nuova frontiera: in occasione del suo ultimo rinnovo di contratto con il Manchester City, Kevin De Bruyne ha commissionato uno studio a dei Data Analysts per capire se era buona idea, e anche per dimostrare (al City, anche se probabilmente non ne avevamo bisogno) quanto il suo contributo fosse indispensabile nel gioco della squadra; anche Memphis Depay ha scelto il Lione dopo aver interpretato dei dati scovati da professionisti, numeri che gli hanno dimostrato che, dopo l’avventura negativa al Manchester United, trasferirsi in Francia sarebbe stata la scelta giusta per la sua carriera. Non a caso, viene da dire, oggi è al Barcellona dopo essere stato il riferimento offensivo e il miglior giocatore dell’OL per quattro stagioni e mezza.

Il Torino è una delle due squadre di Serie A che ha stipulato un accordo di partnership con Delphlyx (Marco Bertorello/AFP/Getty Images)

Il lancio di Delphlyx e l’affermazione costante di altre aziende e piattaforme con un approccio empirico al calciomercato sono degli eventi concreti anticipati da esperienze virtuali come quella garantita dal videogioco Football Manager, poi c’è stata una prima fase di traduzione in modello operativo: il famoso caso del general manager di baseball Billy Beane e dei suoi Oakland Athletics, raccontato anche in un libro e nel film Moneyball; nel calcio, il Midtjylland, il Brentford e poi tante altre società hanno costruito rose di qualità adoperando strumenti tecnologici avanzati, e il loro esempio è stato seguito praticamente da tutti, e quindi ora ora il modello è ibrido, da una parte ci sono i dati e dall’altra c’è il live scouting. Siamo dunque in un momento di passaggio, ma esattamente in quale punto della transizione? E, soprattutto: arriveremo al punto in cui gli osservatori lavoreranno solo da remoto, e/o in virtuale?

A queste domande ha risposto proprio Guido Boldoni, quasi andando contro al suo stesso business: «La situazione è in divenire, nel senso che molto dipende dal contesto. In Italia abbiamo riscontrato grande entusiasmo per il lancio di Delphlyx e per le possibilità che offre, ma anche delle reticenze culturali dettate dall’età. Per dirla in maniera semplice: se il direttore sportivo di una società non è più giovanissimo, è più difficile che quella società sia aperta a progetti innovativi come il nostro. Quello che però dico sempre è che noi, esattamente come le altre piattaforme di statistica applicata al calcio, non siamo e non saremo mai uno strumento sostitutivo del vecchio osservatore: crediamo di essere un supporto preventivo alla fase di scouting dal vivo, che a scanso di equivoci riteniamo ancora fondamentale; il nostro algoritmo dà indicazioni e suggerimenti per selezionare un numero ristretto di giocatori da andare a visionare sul campo, riducendo idealmente il margine d’errore. Non voglio dire che i nostri partner vanno negli stadi o nei campetti delle giovanili a botta sicura, non voglio dirlo perché non è possibile farlo, ma il senso è quello. Le statistiche, insomma, non sono uno strumento imprescindibile. Ma possono aprire gli occhi agli scout e ai direttori sportivi, che così andranno a vedere prima di altri il giocatore giusto per sé e per il futuro. In questo modo risparmieranno tempo e soldi, e avranno più occasioni di scovare il campione del futuro».