L’Arsenal è di nuovo una squadra credibile, ed è merito dei suoi giovani

Nessun club di Premier League, soprattutto tra chi aspira almeno a qualificarsi alle coppe europee, fa giocare e ottiene più gol dai suoi talenti di prospettiva.

Negli ultimi giorni, i fatti e le notizie intorno all’Arsenal sono state molto da Arsenal: prima le tre sconfitte in quattro partite contro Liverpool, Manchester United ed Everton, poi la grottesca vicenda capitata al capitano dei Gunners, Pierre-Emerick Aubameyang, che è stato spogliato della fascia e in seguito è finito fuori rosa a causa di alcuni atteggiamenti non professionali. Insomma, la grande rimonta (sei vittorie e due pareggi in otto partite) dopo un avvio a dir poco negativo (tre gare e altrettante sconfitte, zero gol segnati) sembrava potesse essere vanificata per l’ennesima volta. E invece poi è arrivata la netta vittoria (2-0) contro il West Ham in un derby ma anche in uno scontro diretto per la qualificazione alla prossima Champions League, grazie ai gol di Gabriel Martinelli e di Smith Rowe. Nemmeno un altro momento da Arsenal, un rigore sbagliato da Lacazette al 69esimo minuto, è riuscito a compromettere la buona serata della squadra di Arteta, ora quarta in classifica proprio davanti al West Ham – in attesa che il Manchester United e il Tottenham recuperino le loro partite rinviate per l’emergenza Covid.

Il fatto che i gol decisivi siano stati segnati da Martinelli (2o anni) e da Smith-Rowe (21), è una grande notizia per l’Arsenal. Anzi, è la miglior rappresentazione possibile dei Gunners edizione 2021/22: il buon rendimento della squadra di Mikel Arteta nasce proprio dal grande contributo dei suoi giovani talenti, infatti ben 16 dei 23 gol realizzati in Premier League sono arrivati grazie a giocatori Under 23 – Smith Rowe è a quota sei, Odegaard (22 anni) ne ha segnati quattro, Gabriel Magalhães (23), Gabriel Martinelli e Saka (20) due. Nessuna squadra in Premier League, poi, può vantare un maggior numero di contribuzioni dirette ai gol segnati (tiro decisivo e/o assist) da parte di giocatori Under 21: sono 19 per i Gunners, 14 per il Crystal Palace, 10 per il Manchester City. E poi via via tutte le altre.

Insomma, è evidente che l’Arsenal abbia scelto di avviare e portare avanti un progetto fondato su un gruppo di giocatori di grande prospettiva. In questo senso, deve far riflettere anche la scelta fatta con Aubameyang: l’ex capitano dei Gunners compirà 33 anni a giugno 2022 ed è uno dei giocatori più pagati della rosa, eppure è stato escluso senza troppe remore dalla prima squadra. Quasi come se i dirigenti e lo stesso Arteta non vedessero l’ora di liberare quello slot e di potersi affidare ad altri giovani. Non a caso, viene da dire, Aybameyang è l’unico giocatore sopra i 28 anni ad aver giocato più di 750 minuti in stagione. Per il resto, oltre ai già citati Smith Rowe, Odegaard, Gabriel Magalhães, Gabriel Martinelli e Saka, Arteta sta puntando forte sul 23enne portiere Ramsdale, autore finora di una grande stagione, e poi su Tomiyasu (23 anni), Tierney (24), Sambi Lokonga (22), Nuno Tavares (21).

Tutte queste scelte hanno fatto sì che l’Arsenal diventasse la terza squadra con l’età media più bassa dell’intera Premier League (25,5 anni), dietro solo a Brentford e Leeds United (entrambe a 24,9), due società con una politica di mercato e degli obiettivi diversi. Il punto è proprio questo: per quanto Arteta sia stato (giustamente) criticato per i risultati ottenuti negli ultimi due anni, il fatto che i Gunners siano tornati ad avere – ma anche a essere – una squadra credibile mentre portavano avanti un ricambio generazionale così netto, così profondo, merita un’apertura di credito. Almeno fino al prossimo momento da Arsenal, che è sempre in agguato, ma che società e staff tecnico stanno provando a scongiurare guardando soprattutto al futuro, non più al passato.