Promesse d’Europa — Attaccanti

Una selezione dei talenti più promettenti che non si sono ancora affermati definitivamente e potranno segnare il calcio del futuro. Il primo episodio è dedicato agli attaccanti.

Le piccole stelle del calcio continentale iniziano a farsi più nitide, tra dribbling, goal, assist, scivolate e parate. Hanno tutti tra i 17, massimo 22 anni. Splendono di luce propria, stanno contribuendo alla nascita di un nuovo gioco, sempre più veloce e bello da vedere. Alcuni di loro animeranno le trattative delle prossime finestre di mercato, e pian piano arriveranno ai vertici. I wonderkids hanno facce da angeli e numeri da cecchini. Partita dopo partita ci mostrano i nuovi confini di questo sport, anche e soprattutto grazie alla fantasia, alla tecnica e all’esempio di antichi maestri.

Prendiamo gli attaccanti: quelli nati dal 2000 in poi, che quindi hanno un’età ormai adulta, sono dolci caterpillar mulatti, tiri di carotaggio in area di rigore; sono punte di diamante che sfaldano le difese come trivelle nella sabbia, grossi atleti capaci di infrangere porte quasi fossero dei pregiudizi, di accantonare reti realizzate come fossero caramelle. Ma c’è anche altro: l’attaccante moderno, per sua definizione, sa fare tanto. Se non tutto. Sa far salire la squadra, la fa giocare meglio e nel contempo segna anche moltissimo. È come se passasse attraverso gli avversari, ovviamente provando a non superare mai la linea del fuorigioco. La velocità è la dote più evidente, l’intelligenza tattica la più difficile da ottenere. Non ultima, una certa leggiadria nei movimenti: ecco gli ingredienti per le punte del nuovo decennio. A poche ore dall’inizio del 2022, ne abbiamo selezionate alcune che hanno già avuto un certo impatto e/o potrebbero averne uno ancora più fragoroso nel prossimo anno solare.

Sam Mulattieri (2000), pianista spezino, punta dell’Inter in prestito al Crotone, sta crescendo di match in match nel campionato cadetto. Già sei reti in sedici partite in questa stagione. Buon colpitore di testa, si fa notare per il suo senso del goal sotto porta. È nel giro dell’Under 21 come un altro talento della penisola: Lorenzo Lucca (2000), del Pisa, attaccante vero con caratteristiche che fanno pensare a un certo Toni, più tecnico se possibile. Basti vedere la sabongia da fermo che ha tirato quando giocava nel Palermo, infilando la sfera nel sette. Alto, molto alto, ma leggero come un cigno. Centravanti principe dell’Under 21. Sebastiano Esposito (2002) gioca nel Basilea, ma la proprietà è nerazzurra, cioè interista. Bel piede, ottima conduzione di palla, ambidestro, tira belle punizioni dalla breve distanza. La promozione del Venezia in serie A è anche merito suo. Cognome da predestinato. Chi si ricorda di Mauro del Cagliari? Non è suo zio.

Patson Daka (1998), rapidissimo, made in Zambia, abile nell’area piccola, è del Leicester; nel campionato austriaco in due stagioni aveva superato le cinquanta reti. Macchina da gol, promette di essere una sorta di nuovo Eto’o. A metà ottobre, grazie al gol realizzato contro il Manchester United, è diventato il primo calciatore di quella nazionalità a segnare in Premier. Ma attenzione: solo qualche giorno dopo ne infilati ben quattro in Europa League allo Spartak Mosca, collezionando contemporaneamente tre record. Il suo posto nel Salisburgo lo ha preso Karim Adeyemi (2002), tedesco di origini nigeriano-rumene. È una sorta di combinazione ideale Hagi+Martins: mancino, rapidissimo, buca le difese con grandi cambi di passo; fu scartato dal Bayern da giovane, ma sta crescendo a vista d’occhio. Ha vinto l’oro agli Europei di Calcio Under 21 con la Nazionale tedesca.

Sempre per restare in Germania, ecco Youssoufa Moukoko (2004), ovvero il più giovane esordiente nella storia della Bundesliga e della Nazionale Under 21 di Germania. Vero crack del calcio europeo. Per ora riserva del Dortmund, sta scaldando i motori. Mentre i suoi coetanei fanno clip su Tiktok o selfie su Telegram, lui scardina le difese con begli inserimenti negli spazi. Tra il 2017 e il 2018 nel settore giovanile ha fatto 141 gol in 88 partite, così mi dicono da dietro le quinte: ci credete? Ha strappato a Celestine Babayaro un primato che resisteva da un ventennio: essere il più giovane calciatore ad aver giocato in Champion’s League, a poco più di 16 anni.

Moukoko è nato in Camerun, a Yaoundé, poi si è trasferito in Germania quando aveva dieci anni. Il 21 novembre 2020, neo sedicenne,ha esordito in Bundesliga con la maglia del Borussia Dortmund (Alex Grimm/Getty Images)

Jeremy Doku (2002) ce lo ricordiamo tutti in Italia-Belgio. Bomba del Rennes, ex Anderlecht, ci ha fatto impazzire, basso ma esplosivo, ci saltava come birilli e per fortuna ha piedi non proprio finissimi. Dribbling facile, ma poi è meglio se la scarica. Trattore. I giardinieri di Francia si sono muniti di speciali tagliaerba e concimi specifici per rimediare ai solchi lasciati dai suoi scatti sui terreni di gioco. Cinghiale. Legato da sincera amicizia con Romelu Lukaku, il che non guasta.  Molto interessante anche Luka Romero (2004), acquistato dalla Lazio. Arriva dal Maiorca. Esterno d’attacco dalle movenze fluide, ricorda un po’ Claudio López, El Pjojo, che con i biancocelesti portò a casa una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia nei primi anni Duemila. Bel mancino, la fascia sui capelli è una garanzia. Da alcuni viene indicato come l’erede di Messi. Non c’è fretta.

Dal Club Bruges viene invece un altro attaccante da tenere d’occhio: Noa Lang (1999), faccia scazzata da banlieue parigina, anche se in realtà è olandese ed è cresciuto nel settore giovanile dell’Ajax. Più trequartista che ala. Quando affronta il Twente, nella sua prima da titolare in Eredivisie con la squadra di Amsterdam, firma un’incredibile tripletta. Per le intuizioni e l’andamento in campo è un moderno Lamberto Zauli, ma sa far gol quando serve. Spesso gioca coi calzettoni abbassati, mostrando i polpaccioni tirati. Suo compagno di squadra è Charles de Ketelaere (2001), centrocampista completo, capace di spezzare il gioco altrui e far ripartire l’azione, ma dotato anche di una certa capacità d’inserimento da dietro; ottima visione di gioco, notevoli cambi di versante con entrambi i piedi. È già nel giro della Nazionale maggiore, dove segna il suo primo gol di rapina nella finalina di Nations League contro l’Italia, beffando Donnarumma con un tunnel a breve distanza, dopo un bell’assist in contropiede di KDB. Di chi, sennò?

Darwin Gabriel Núñez Ribeiro (1999), uruguiano del Benfica, è già sotto le lenti dei più importanti club europei e potrebbe davvero essere il nuovo Luis Suárez. Cresciuto nel Peñarol, è un centravanti tecnico, accostato anche a Cavani per la prestanza fisica unita alla velocità. In Portogallo ha appena raggiunto le dieci reti. Il rischio di rimanere un bel centravanti sudamericano da squadra di mezza classifica, alla Ernesto Farías per intenderci, c’è ed è concreto. ma gli auguriamo una carriera lucente. Circa 40 milioni è costato il passaggio di Amad Diallo (2002, ci crediamo?) dall’Atalanta al Manchester United. Ivoriano di cittadinanza italiana, è dinamismo allo stato puro. Per un po’ si è fatto chiamato Traoré, poi alcune vicende legali gli hanno fatto fare un passo indietro. Vera dinamite, dialoga facile nello stretto sulle fasce. Con la Primavera della Dea ha vinto due campionati di fila. Il 5 giugno 2021 segna il suo primo gol con la Nazionale maggiore ivoriana, in un’amichevole contro il Burkina Faso, vestendo la maglietta numero 10. Lo fa con una punizione dal limite, nel sette di sinistro, aggirando la barriera. Bel biglietto da visita per uno che non ha nemmeno vent’anni.

Il meglio di Darwin Núñez, in una clip

Martin Adrian Satriano Costa (2001) artista uruguaiano scuola Nacional, poliedrico come il suo nome, fedelissimo alla terra d’origine ha già ammesso che non andrebbe con gli azzurrini. Proprietà interista. Tanto talento e tanti muscoli negli arti inferiori. Accenno di baffo davvero notevole. Di lui si conservano bellissimi video amatoriali di tornei parrocchiali o Primavera in cui fa gol in cento modi diversi. Vietato vederli pensando a Diego Alberto Milito o peggio, a Rubén Sosa Ardaiz. Ad ogni modo la wonderkidness gli deriva dal coniugare doti di potenza e tecnica. Di recente ha fatto molto parlare una sua espulsione nelle giovanili per una craniata mai data – e il conseguente impiego nella prima squadra nerazzurra nella vittoria contro il Napoli – a cui sono seguite minacce di vittoria a tavolino per gli avversari. Tommaso Mancini (2004), talentino vicentino, una caterva di gol nelle giovanili, già otto reti nell’Under 16 azzurra, fisico longilineo ma non lento, gambe accese, sa sacrificarsi per la squadra tornando a difendere all’occorrenza. Ha bel gioco di sponda con entrambi i piedi, quindi si può dire sia un Caracciolo più abile in fase nascente, ha già quattro presenze nel campionato cadetto; non fossimo in Italia, giocherebbe titolare in una squadra di mezza classifica da almeno una stagione. Lo aspettiamo a braccia aperte anche nella Nazionale maggiore.

Noah Okafor (2000), esterno svizzero poliglotta del Salisburgo, può già vantare due coppe d’Austria e due campionati nel suo palmarés  personale. La sua carta jolly è la corsa rapida, il 20 ottobre 2021 avviene la sua epifania europea: nel 3-1 casalingo contro il Wolfsburg mette a segno una doppietta, dopo aver colpito una traversa; nell’area piccola, mentre si trova in mezzo a quattro avversari, imbuca la porta di Castells, e poi sempre di rapina raccoglie un colpo di testa di Adeyemi e finalizza. Il pizzetto risplende sotto il sudore. Nel 4-0 contro la Bulgaria che ha mandato la Svizzera ai Mondiali, e l’Italia agli spareggi, è lui a servire subito un signor assist sprecato da Ruben Vargas, e poi segnare il primo gol della gara.

Nato a Binningen da padre nigeriano e madre svizzera,Noah Okafor parla fluentemente quattro lingue: inglese, tedesco, francese ed italiano( Stefan Wermuth/AFP via Getty Images)

Mohamed-Ali Cho (2004) nome arabo-boxe-cinese, è in realtà un giocatore francese. Ruolo: ala. Movenze da pantera che ricordano Giorgione Weah. Lunghe corse galoppanti saltando l’uomo di slancio, sorriso solare bianco Mentadent. Nell’agosto 2020, a sedici anni, è stato il primo uomo nato nel 2004 a esordire in Ligue 1, nella squadra bianconera dell’Angers. Un anno dopo, fine agosto ’21, mette a segno il suo primo gol nella massima divisione. Fase difensiva da migliorare, ma piede sinistro già abbastanza educato. Yeremi Pino (2002) è una sorta di nuovo Giaccherini spagnolo (172 cm per 65kg), ma soprattutto ha tanta energia, tecnica, capacità di muoversi negli spazi e di dribblare gli avversari. Alla fine di ottobre del 2020 segna il suo primo gol con la maglia gialla del Villareal, contro il Qarabag,, con un forte tiro sotto la traversa. Luis Enrique lo butta nella bolgia di San Siro contro l’Italia in Nations League e lui risponde e ringrazia con un assist, una mezza rissa ed un elastico ad Acerbi. Incontenibile.

Ilias Akhomach (2004) ancora acerbo, mancino del Barcellona B, fatto debuttare da Xavi contro l’Espanyol, sembra un De Ceglie d’attacco. Ha sangue marocchino nelle vene, e quei calzettoni abbassati non perdonano. La scuola della Masía ci ha abituato a sfornare talenti del genere e Ilias ha impressionato per la personalità, la visione di gioco, la facilità di dribbling. Pur non brillando in maniera accecante, ha fatto intravedere il suo futuro promettente, soprattutto contro il Siviglia. Andrà modellato e calibrato, ma dalle mani di uno come Xavi, che di calcio e palleggio ne sa qualcosina, potrebbe venire fuori un giocatore niente male.

Abde Ezzalzoui (2001), noto semplicemente come Ez Abde, un altro marocchino dalla travagliata carriera nelle giovanili, ha sempre faticato a trovare spazio e fiducia, finché a fine ottobre ha messo a segno un record molto personale: è diventato il primo calciatore del suo Paese a vestire la maglia del Barcellona. Nemmeno Mustapha Hadji riuscì ad arrivare a tanto, giocando nel Deportivo La Coruña alla fine degli anni ’90 e diventando calciatore africano dell’anno nel ’98. E’ quello che auguriamo a Ez Abde, che quel primo passo nel mondo blaugrana sia il primo di tanti: il portamento, la tenacia e la tecnica promettono benissimo.