I gol di testa stanno sparendo dalla Premier League

Ci sono sempre meno cross e meno attaccanti prestanti, anche in un campionato considerato molto fisico come quello inglese.

Per quanto riguarda il rapporto tra calcio e colpi di testa, la Premier League – come massima espressione del movimento inglese – vive una condizione paradossale: è il campionato in cui, storicamente, la capacità di eccellere nel gioco aereo è considerata come una skill necessaria, ma allo stesso tempo è anche l’ambiente in cui si parla di più di una possibile abolizione regolamentare di questo fondamentale, visti i numerosi casi di demenza che hanno colpito tanti ex calciatori. Al netto di tutto questo, c’è da registrare una tendenza significativa, quella relativa al calo di gol realizzati di testa: sono solo il 14% di quelli messi a segno in questa stagione, 89 su 605. Giusto per fare un confronto storico: nel 2010/11, la quota sfiorava il 20%.

È il dato più basso di tutti i campionati top in Europa: la percentuale della Serie A è del 15%, quella della Liga è del 17%, quella della Bundes arriva fino al 18%. È evidente che si tratti di un trend condiviso, trasversale, ma in Inghilterra la cosa fa ancora più rumore, ancora più scalpore. Ne ha scritto El País in questo articolo, in cui si trovano alcune possibili spiegazioni tattiche e statistiche. Sono interessanti quelle di Michu, ex attaccante dello Swansea (ma anche del Napoli), che ha evidenziato come la Premier sia un campionato «molto fisico, ma le cose sono cambiate da quando sono arrivati gli spagnoli, giocatori come Cazorla, Mata, Fàbregas, David Silva: la loro tecnica, la loro capacità di muovere il pallone rasoterra, piuttosto che in aria, ha ridotto il numero di cross».

Insomma, l’evoluzione tattica del gioco ha cambiato il fisico e la tecnica dei giocatori, e questo ha influito in maniera netta su ciò che succede in campo. Ne è convinto anche Javi Gracia, allenatore dell’Al Sadd ed ex manager del Watford tra il 2019 e il 2019: «Si segnano meno gol di testa perché si tira di meno in senso assoluto. E questo calo è dovuto a un cambio di paradigma, al fatto che oggi si attacca in maniera diversa: ora il possesso palla è la strategia più usata e più frequente, le azioni sono più elaborate e meno dirette, pochissime squadre giocano sulle fasce alla ricerca del cross. Anche la figura del centravanti è cambiata: quelli come Lukaku sono in minoranza, predominano le punte che sanno muoversi negli spazi intermedi». Ovviamente esistono e quindi resistono delle eccezioni: il Liverpool di Jürgen Klopp è una squadra che utilizza molto le corsie esterne per creare occasioni da gol, anche perché ha due terzini (Robertson e soprattutto Alexander-Arnold, che in questa stagione ha già servito 14 assist decisivi in tutte le competizioni) abilissimi nel cross: come spiega Joselu, attaccante dell’Alavés con un passato nello Stoke City, «la bravura di Alexander-Arnold porta il Liverpool a creare molte occasioni con il gioco aereo, anche se Mané, Salah e Firmino non sono altissimi. La statura, infatti, è una dote che può diventare accessoria: l’importante è che i palloni dalle fasce arrivino veloci in certi spazi, tra il dischetto del rigore e uno dei due pali. È lì che può succedere sempre qualcosa».