Il ritorno di Marco Asensio

Il gol decisivo contro il Granada, il sesto della sua Liga, è frutto del lavoro di Ancelotti e di uno spirito finalmente ritrovato.

Per alcuni anni, diciamo tra il 2016 e il 2018, Marco Asensio è stato costantemente inserito nelle liste delle migliori promesse europee, ma solo perché la sua età (è nato nel 1996) non gli permetteva ancora di essere iscritto al club dei migliori giocatori europei in senso assoluto. Non era solo una questione di talento percepito, piuttosto di di impatto su una squadra top come il Real Madrid: pur non essendo titolare fisso, il fantasista di Maiorca aveva un ruolo centrale nella squadra di Zidane, ha segnato nella finale di Champions League 2017, è andato in doppia cifra di gol e assist per tre stagioni consecutive. Insomma, sembrava destinato a diventare uno dei giocatori più importanti della Casa Blanca, quindi del mondo.

Poi però sono arrivati il primo addio di Zidane e poi un incidente di gioco terribile (rottura del legamento crociato), due eventi che hanno in qualche modo frenato la sua ascesa. L’infortunio, più di ogni altra cosa, ha condizionato molto la sua carriera: «Quando è tornato a giocare dopo la rottura del legamento, ha vissuto una stagione terribile: non riusciva a tenere il ritmo, il suo corpo non funzionava a dovere, e questo gli ha impedito di esprimersi al suo livello», ha confessato a El País una persona vicina ad Asensio. Neanche il ritorno di Zidane gli ha restituito la vecchia dimensione: nella scorsa stagione, 21 gare da titolare in Liga e appena cinque gol, più 600 minuti in Champions League con due reti messe a segno. Dei numeri neanche troppo negativi, ma non all’altezza del suo talento.

Il problema, nel caso di Asesnsio, è stato il benchmark di riferimento, riguarda l’aspettativa generata da una qualità superiore: serviva una scossa perché un talento del genere potesse tornare a giocar come nella primissima – e accecante – fase della sua carriera. Ecco, quella scossa è arrivata grazie a Carlo Ancelotti, tornato sulla panchina del Bernabéu dopo averla abbandonata nel 2015, un anno prima che Asensio lasciasse l’Espanyol per unirsi al Real. Anche il tecnico italiano, inizialmente, sembrava non riuscire a risolvere il rebus-Asensio: la sua idea iniziale era stata quella di provarlo a centrocampo («come centrale o mezzala destra di un reparto a tre», aveva detto Ancelotti) ma è stata accantonata dopo le prime gare. Poi, però, ecco l’illuminazione: spostarlo vicino all’area avversaria, «così da sfruttare la sua qualità migliore: il tiro dalla distanza».

Queste ultime parole sono state pronunciate da Ancelotti dopo la vittoria del Real contro il Granada, un 1-0 potenzialmente decisivo nella corsa al titolo (il successo sugli andalusi ha permesso al Madrid di allungare a +6 sul Siviglia) arrivato proprio grazie a una conclusione da fuori di Asensio, l’unico calciatore in grado di battere Luís Maximiano, portiere 23enne autore di una prestazione strepitosa. Il suo tiro è entrato in porta dopo aver baciato il palo interno, ma la cosa più impressionante è la traiettoria: nonostante sia stato colpito da destra con il suo piede preferito, il sinistro, il pallone non ha girato sul secondo palo, piuttosto ha preso l’effetto contrario, a uscire, sorprendendo così il portiere del Granada.

Davvero un gran bel gol

Per Asensio, quella contro il Granada è la sesta rete nella Liga 2021/22, una quota che lo porta a eguagliare la sua stagione record (2017/18). Anche questo è un dato che certifica il suo ritorno, che poi è un cambiamento: come detto, Ancelotti sta cercando di sfruttare al massimo le sue qualità offensive, e perciò lo sta schierando come esterno destro di un attacco a tre – normalmente completato da Benzema e Vinícius. Anche se in passato ha già ricoperto questo ruolo, ora è l’approccio al gioco a essere cambiato: si muove sempre in posizione molto interna, così da potersi girare velocemente verso la porta e tentare il tiro. Ancelotti l’ha detto piuttosto chiaramente («Non devo dirgli che deve tirare di più perché lo sa») e anche lo stesso Asensio ha spiegato che «il mister mi chiede di provare a concludere verso la porta appena ne ho l’occasione. Questo non significa che debba partecipare meno al gioco, ma che devo finalizzarlo in questo modo». Ora che Rodrygo pare essere in fase calante, la nuova alba di Asensio sembra davvero essere sorta: al netto della positività al Coronavirus e di un piccolo problema muscolare, ha giocato otto partite da titolare nelle ultime 13. Il modo migliore per mettersi alle spalle l’infortunio, le critiche, la retrocessione nelle gerarchie, un talento che sembrava essersi perso. E che invece aveva solo bisogno di essere ricalibrato.