Coutinho è tornato

Il suo avvio all'Aston Villa è stato a dir poco abbagliante.

C’è stato un momento, neanche troppo lontano nel tempo (diciamo tra il 2017 e il 2019), in cui Philippe Coutinho sembrava destinato a diventare un fuoriclasse in grado di andare oltre le generazioni, di segnare la storia del calcio in maniera significativa. Il fatto che il Barcellona avesse deciso di investire una cifra enorme (135 milioni complessivi) per strapparlo al Liverpool era un segnale forte, in questo senso. Poi, però, le cose non sono andate benissimo: il Barça ha iniziato a manifestare delle crepe progettuali e quindi tecniche piuttosto profonde, Coutinho ha mostrato di non avere la personalità – più che il talento puro – necessaria per imporsi in un contesto del genere. Anche nel suo anno in prestito al Bayern è andata più o meno nello stesso modo: la squadra di Flick era un decisamente più forte e funzionale, eppure Cou non è riuscito a imporsi in maniera definitiva, era un’alternativa di lusso o poco più, nonostante una qualità non inferiore a quella dei suoi compagni di squadra.

Da quando Coutinho si è unito all’Aston Villa e quindi è tornato in Premier League, poco più di un mese fa (l’ufficializzazione del suo prestito con diritto di riscatto è arrivata il 7 gennaio), stiamo rivedendo la sua prima versione, la sua vera versione, stiamo rivedendo un giocatore in grado di illuminare e decidere ogni azione, di trascinare i suoi compagni. E coloro che guardano, ovviamente. A cominciare dai giornalisti: dopo la partita di ieri contro il Leeds United (finita 3-3), in cui Coutinho ha segnato un gol e servito due assist, Peter Lansley del Guardian ha scritto che «il fantasista brasiliano, con il suo gioco, è capace di far saltare in piedi tutti i 42mila spettatori del Villa Park, e ci riuscirebbe anche se non partecipasse a tutti i gol della sua nuova squadra, gli basterebbe fare un tunnel o un colpo di tacco, tagliare il campo con un passaggio, guadagnare un calcio d’angolo».

Ovviamente anche i tifosi sono ammirati, ammaliati, dal fatto che Coutinho sia tornato a dominare il pallone, il campo, le partite: i suoi highlights personali riferiti al match contro il Leeds sono stati condivisi da tantissimi fan del Villa, che hanno definito «meravigliosa», «di classe mondiale», la sua prestazione; per un fan dall’animo evidentemente poetico, Coutinho «ha giocato come se fosse un ballerino, è incredibile che un giocatore così forte indossi la maglia della mia squadra del cuore».

Come detto, Coutinho ha segnato un gol e servito due assist decisivi contro il Leeds, eventi decisivi a cui va aggiunta la rete all’esordio nella sfida al Manchester United. Tutte queste giocate decisive sono state, come si diceva e scriveva una volta, di pregevolissima fattura: il gol allo United, siglato pochi minuti dopo il suo ingresso in campo, è arrivato grazie a un inserimento profondo in area su assist di Jacob Ramsey, giovanissimo talento che sta esplodendo nelle mani di Steven Gerrard; nel match di ieri contro l’altro United, il Leeds di Bielsa, Coutinho ha pareggiato il gol iniziale di James con un bel diagonale scoccato dopo un gran controllo a seguire; pochi minuti dopo, il brasiliano ha superato un avversario a centrocampo con uno stop di grande qualità e intelligenza, poi ha fatto passare il pallone in un meraviglioso corridoio interno esplorato da Ramsey; al tramonto del primo tempo, infine, è arrivato un altro tocco illuminante per Ramsey, all’apice di un’azione di ribaltamento condotta con sapienza.

Al termine della partita, Steven Gerrard si è unito al coro di elogi e sostegno per il suo ex compagno al Liverpool, anche se in realtà ha fatto intendere che questo potrebbe essere solo l’inizio: «Deve ancora migliorare molto dal punto di vista fisico, ma le sue qualità tecniche sono sotto gli occhi di tutto. Del resto non giochi così tante volte con il Brasile e non diventi una superstar globale se non hai una grande quantità di talento». È tutto vero, è tutto giusto, ma è evidente che un giocatore come Coutinho ha bisogno di un certo contesto per esprimersi al meglio. Un’analisi superficiale individuerebbe il ritorno in Premier League come una – se non la – motivazione che possa spiegare il suo ritorno ad alti livelli, ma questa è solo una parte del tutto: a Coutinho serve fiducia, serve essere considerato un leader, il faro tecnico di una squadra. All’Aston Villa ha trovato proprio questo, e così sta avvenendo la magia della rinascita. A trent’anni da compiere, forse non è ancora arrivato il momento di considerarlo un incompiuto, perché ha ancora il tempo di riprendersi ciò che ha smarrito, almeno in parte.