In Russia il calcio continua come se niente fosse, più o meno

Il campionato e la Coppa nazionale sono ripresi regolarmente dopo la pausa invernale, ma risentono della guerra in corso con l'Ucraina.

Mentre in Ucraina proseguono i bombardamenti e i combattimenti, il calcio russo continua a esistere. E va avanti come se niente fosse, più o meno: nell’ultimo weekend si è tenuta la 19esima giornata della Russian Premier League, la prima dopo la lunga pausa invernale iniziata a metà dicembre; in settimana si sono disputati gli ottavi di finale della Kubok Rossii, l’omologa locale della nostra Coppa Italia. In realtà, come detto, non tutto è andato come da programma: le partite Rostov-Krylya Sovetov e Krasnodar-Lokomotiv sono state rimandate per via della posizione geografica di Rostov sul Don e Krasnodar, a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina, che ha consigliato la chiusura degli aeroporti locali. Tutte le altre gare si sono disputate regolarmente: grazie alla vittoria per 3-2 contro il Rubin Kazan, per di più colta nei minuti di recupero, lo Zenit capolista ha mantenuto inalterato il suo vantaggio (due punti) sulla Dinamo Mosca seconda classificata; in Coppa, la squadra di San Pietroburgo e la sua rivale numero uno in campionato hanno battuto agevolmente il Kamaz e il Novogrod, mentre la Lokomotiv ha clamorosamente perso in casa contro l’Enisej, club di seconda divisione.

Se non ci fossero stati le due gare rinviate, dunque, i tifosi russi avrebbero vissuto una normalissima settimana di calcio. Ovviamente questa frase si ferma solo al campo e solo a quello che sta succedendo nella Federazione, perché la realtà è molto più complessa e complicata: i club e la Nazionale sono stati esclusi da tutte le competizioni internazionali, quindi al momento lo Spartak Mosca e la rappresentativa senior non potranno partecipare agli ottavi di Europa League e ai playoff che valgono la qualificazione ai Mondiali in Qatar. I club, poi, stanno vivendo una grande confusione interna per via delle reazioni negative dei propri giocatori, soprattutto quelli stranieri, all’invasione dell’Ucraina voluta da Putin. Il Krasnodar, per esempio, ha sospeso il contratto di otto giocatori non russi della sua rosa, e tra poco sospenderà anche il nono (il capitano polacco Grzegorz Krychowiak), in seguito al loro rifiuto di allenarsi; anche l’allenatore tedesco Daniel Farke, appena trasferitosi a Krasnodar dopo la fine della sua esperienza al Norwich, ha deciso di dimettersi per protesta.

Ovviamente i giocatori del Krasnodar non sono stati e non saranno gli unici professionisti del calcio a lasciare i club russi: prima e insieme a loro, infatti, Yaroslav Hodzyur (portiere del FC Ural Yekaterinburg), Yaroslav Rakitskiy (difensore dello Zenit) e Andriy Voronin (allenatore in seconda della Dinamo Mosca), tutti con cittadinanza ucraina, hanno deciso di rescindere i propri contratti; anche Markus Gisdol, tecnico tedesco della Lokomotiv Mosca, ha lasciato la sua società. In virtù di questa situazione di incertezza e di un probabile esodo, la Fifa sta valutando l’idea di concedere ai calciatori stranieri in Russia di rescindere il proprio contratto senza versare penali ai loro stessi club, o di creare una sorta di finestra di mercato speciale per agevolare il loro trasferimento in un’altra nazione. Infine, ci sono da considerare anche le sanzioni economiche comminate dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti nei confronti di imprenditori e istituzioni della Federazione russa: il CSKA Mosca, ad esempio, è di proprietà di VEB, una banca statale; Leonid Fedun, vicepresidente della compagnia petrolifera Lukoil e presidente del consiglio di amministrazione dello Spartak Mosca, è tra gli oligarchi che potrebbero perdere gran parte della loro fortuna. Come CSKA e Spartak, molti altri club sono legati a società che avevano grandi giri d’affari in Europa e ora sono stati colpiti duramente dalle sanzioni. Insomma, per dirla brutalmente: la normalità del calcio russo – che si innesta perfettamente in un contesto mediatico-culturale manipolato dal governo e quindi fuorviante rispetto alla reale situazione politica e militare – esiste solo in apparenza. E siamo solo all’inizio di una guerra che, inevitabilmente, lascerà enormi strascichi nella vita di tutti, anche a chi appartiene al mondo del calcio e dello sport.