Le nuove sfide di Ivan Zaytsev

Intervista a un'icona della pallavolo italiana.

Ivan Zaytsev è semplicemente l’icona della pallavolo italiana. Uno dei migliori giocatori dell’ultimo decennio, che rimane il riferimento del movimento nonostante nel 2021 l’Italia abbia vinto l’Europeo senza di lui, costretto a fermarsi dopo le Olimpiadi per operarsi al ginocchio. Per lui questo 2022 assume la forma di una grande sfida: riprendersi la Nazionale, che sarà impegnata in agosto ai Mondiali, e dimostrare di essere ancora un leader tecnico ed emotivo per il rinnovato gruppo di Fefè De Giorgi. Anche alle soglie dei 34 anni.

Ⓤ: In passato avevi spiegato che la pallavolo ti occupa 350 giorni all’anno. In questi due anni però, tra pandemia e l’intervento al ginocchio destro a fine agosto del 2021, hai saltato diversi mesi. Che periodo è stato?

In quei mesi ne ho approfittato per essere più presente con la famiglia. Mia moglie mi starà maledicendo perché ormai si era abituata alla mia assenza dentro casa e sono stato un po’ “un peso”. L’infortunio è diventato una nuova sfida obbigata, perché il mio ginocchio aveva bisogno di questo
“tagliando”. La pallavolo non è estremamente traumatica, ma logorante per le giunture. Essendo stato il mio primo e spero ultimo intervento, ho vissuto un periodo in cui sono nati vari dubbi: tornerò quello di prima? Starò meglio? Sarò peggio? Poi con il supporto della famiglia e della Lube Civitanova
sto cercando di uscirne al meglio.

Ⓤ: L’impressione era che alle Olimpiadi avessi difficoltà a trovare un buon impatto con la palla. Dal rientro in campo con Civitanova però dai l’idea di essere in netta ripresa.

Ho subito un infortunio dovuto all’usura, il termine tecnico è jumpers knee. Avevo quest’infiammazione cronica al tendine quadricipitale con qualche piccola lesione. Alle Olimpiadi, finché la rincorsa era lineare, stavo quasi decentemente in campo, ma negli spostamenti laterali andavo in sofferenza. Le abbiamo provate tutte, tipo incerottarmi, però siamo usciti ai quarti con l’Argentina. Complice il calendario e gli infortuni degli altri italiani, abbiamo dovuto forzare un po’ il rientro in dicembre. Ancora non sono al 100%, ma riesco a spingere meglio rispetto alle Olimpiadi. Più sto in campo, meglio è.

Ⓤ: Come hai vissuto l’Europeo da fuori?

Ho tifato e goduto per i ragazzi. Sono contento che quelli presenti alle Olimpiadi si siano presi una discreta rivincita, oltre che per gli innesti che
si sono aggiunti dopo. Poi nel 2021 dovevamo vincere gli Europei in ogni sport possibile e noi non potevamo essere da meno. Rosico un po’ per
non avere la medaglia d’oro a casa, è normale. Però sono felice per il movimento.

Ⓤ: L’obiettivo per il 2022, in chiave Nazionale, immagino sia il Mondiale: quanto sarebbe stimolante ritrovare un gruppo che nell’ultimo anno si è rinnovato?

Innanzitutto vediamo se De Giorgi mi chiamerà. Dipende da come finirò la stagione con la Lube e dal ginocchio. La mia disponibilità verso la maglia
azzurra è incondizionata, non la lascerò se non sarà lei a lasciare me. Se i commissari tecnici mi reputano ancora utile, non vedo l’ora di affrontare
un Mondiale con cui abbiamo litigato nella storia recente.

Ⓤ: Giustamente si è sempre elogiata la tua potenza e la tua duttilità (Zaytsev ha iniziato palleggiatore, poi ha proseguito come schiacciatore e opposto), forse si è un po’ sottovalutata la tua capacità di leggere il muro avversario ed esaltarti nelle situazioni più sporche?

Quello deriva anche dall’esperienza. Spesso penso che non riesco a risolvere delle situazioni contando solo sulla potenza come due, tre o quattro
anni fa. Bisogna riadattarsi e capire cosa mettere dentro in un determinato momento della partita, anche in base allo stato dei compagni. Gli scambi
nella pallavolo sono abbastanza lineari, però ci sono anche situazioni non standard ed è bello uscirne fuori. Ngapeth è quello che più di tutti ha
inventato queste giocate “strane”, la stessa cosa ma con meno creatività cerco di farla anch’io.

Ⓤ: Su quali fondamentali ti stai concentrando in questo momento della carriera?

Io sono sempre molto esigente: al di là della stabilità del ginocchio, quattro mesi senza volley mi hanno fatto irrigidire il bagher. Sono più “spigoloso”, devo ritrovare la giusta sensibilità. Diversamente sto cercando di lavorare sul muro, un fondamentale abbastanza complicato ad alto livello perché affronti avversari che hanno tante direzioni e variazioni di tempo. È sempre stato il mio punto debole, ma se prima compensavo con l’elevazione, adesso cerco di essere più composto.

Ivan Zaytsev è nato a Spoleto il 2 ottobre 1988. È figlio d’arte – suo padre Vjačeslav è stato campione olimpico con la Nazionale sovietica di pallavolo – e ha vinto nove trofei in carriera, tra cui due scudetti. Dal 2021 è tornato a giocare nella LUBE Volley, squadra di Civitanova Marche detentrice dello scudetto e della Coppa Italia, in cui aveva già militato tra il 2012 e il 2014. È brand ambassador di Xiaomi, e nelle foto in questa pagina è ritratto con il Redmi Note 11 Pro 5G, uno degli ultimi modelli prodotti dall’azienda.

Ⓤ: Ti sei sempre attivato in prima persona per promuovere il volley e farti conoscere, diventando un’icona capace di arrivare anche al pubblico mainstream. C’è il rischio che la dimensione mediatica possa prevalere su quella sportiva? In un dopo gara di qualche anno fa ti eri lamentato dicendo che qualcuno ti considerava più mediatico che bravo.

La visibilità è il frutto dei risultati sportivi. Se fossi più scarso e giocassi in Serie D non mi filerebbe nessuno. Questo è il sunto della mia risposta: prima vengono i successi sportivi, anche perché il pubblico ama i vincitori. Di conseguenza si amplifica l’attenzione attorno a te e spuntano i vari detrattori che dicono appunto che sei più bravo sui social che con la pallavolo.

Ⓤ: In questo senso qual è il tuo rapporto con i social e la tecnologia?

Sono partito da zero essendo cresciuto negli anni Duemila e sto vivendo questo sviluppo tecnologico, che dà una grande mano nel quotidiano, specie quando si sta lontani da casa. Per questo sono stracontento della collaborazione con Xiaomi, perché sposa i miei ideali dal punto di vista delle sfide.

Undici X Xiaomi, dal numero 43 della rivista
Foto di Piergiorgio Sorgetti