Luuk de Jong è un cecchino dalla panchina

Tre gol negli ultimi venti minuti giocati, tutti da subentrato e tutti di testa.

Se Xavi è riuscito ad allungare la striscia del suo Barcellona fino a sette vittorie di fila in Liga – e siamo a 16 risultati utili consecutivi considerando anche l’Europa League – questa volta lo deve all’uomo meno atteso. Tra Pedri e Gavi, Ferran Torres e Nico González, è servita la testa di Luuk de Jong per piegare il Levante all’ultimo minuto (il gol del 2-3 è arrivato al 93esimo) e mantenere il secondo posto in classifica. Allo stadio Ciudad de Valencia, quando il cross di Jordi Alba ha incrociato la fronte del centravanti olandese, De Jong era entrato da soli otto minuti. Lui che, per caratteristiche e modo di giocare, è un attaccante lontanissimo dalla filosofia di Xavi, ma che in questa stagione sta mettendo assieme dei numeri surreali, per quanto limitati dal punto di vista temporale: dallo scorso 10 febbraio, infatti, l’ex Siviglia ha giocato un totale di 20 minuti in quattro partite, e segnato ha tre gol. Basta fare una semplice divisione per rilevare che De Jong segna una volta ogni sei minuti e quaranta secondi, e che quindi la sua media gol potenziale è di 13,5 gol per match.

Questi numeri evidenziano che De Jong è un vero e proprio cecchino quando si alza dalla panchina. Anche perché è uno dei migliori specialisti in un fondamentale che riesce a risolvere le partite del Barça quando il palleggio non basta: il colpo di testa. Tutti e tre i gol di questo 2022 – contro Espanyol, Athletic Bilbao e Levante – sembrano segnati in fotocopia: cross dalla fascia, destra o sinistra fa poca differenza, e palla in rete, con lo stacco a lasciare sul posto il difensore avversario. A volte schiacciando il pallone, a volte con un colpo secco, sempre cercando l’angolo e rubando il tempo al portiere. Dei 179 gol realizzati in carriera, 83 sono arrivati con un colpo di testa, e ben 24 sono stati decisivi.

Ma anche in Serie A c’è un giocatore che si esalta nel ruolo di subentrato decisivo: Luis Muriel spesso ha brillato più dalla panchina che da titolare, un po’ per la capacità di spaccare la partita quando gli avversari cominciano ad accusare la fatica, un po’ per quella sua spensieratezza che non guarda il cronometro. L’attaccante colombiano è arrivato a quota 25 gol segnati partendo fuori dall’undici titolare, raggiungendo Alessandro Matri al primo posto di questa particolare classifica.