Sta tornando il Nottingham Forest?

Una rimonta incredibile ha portato i Reds a un passo dal ritorno in Premier League dopo 23 anni. La maledizione che aleggia sul City Ground è destinata a finire?
di Redazione Undici
03 Maggio 2022

Il Telegraph, risalendo all’ultima volta che il Nottingham Forest ha giocato una partita in Premier League, ha fatto riemergere un tempo della nostra vita che in effetti è davvero lontanissimo: «C’erano Tony Blair, era appena uscito Fight Club e i Westlife erano al primo posto in classifica». Come se non bastasse, in quel Forest c’erano Pierre van Hooijdonk, Jean-Claude Darcheville e Dougie Freedman, tutti attaccanti tipicamente anni Novanta. Sono passati 23 anni da quella retrocessione, la seconda in sei anni dopo quella storica del 1993, e il Forest non si è ancora ripreso il suo posto nel massimo campionato inglese. Anzi, tra il 2005 e il 2008 è diventato il primo – e finora unico – club vincitore di una Coppa dei Campioni/Champions League a militare nella terza divisione della propria piramide domestica. Da 14 anni, poi, ogni tentativo di ritornare in Premier League è fallito in maniera più o meno spettacolare. Come per esempio due stagioni fa, quando la squadra allenata allora da Sabri Lamouchi, una vecchia conoscenza del calcio italiano, perse in modo atroce la possibilità di disputare i playoff: zero vittorie nelle ultime sei partite di campionato, sconfitta all’ultima partita per 1-4 e discesa al settimo posto in classifica in virtù della differenza reti.

In casi del genere, è difficile non parlare di sortilegio, di maledizione, o comunque non scomodare qualcosa di etereo che aleggia sul club, sull’iconico City Ground, sul cosiddetto ambiente. Ora, però, le cose sembrano andare in una direzione diversa: il Nottingham Forest, infatti, è terzo in classifica e tra poche ore si giocherà la promozione diretta in casa del Bournemouth, secondo con tre punti di vantaggio. In caso di successo in casa delle Cherries, dunque, i Reds arriverebbero all’ultima giornata di campionato a pari punti e con una differenza reti migliore rispetto alle Cherries. Il merito di questa evidente inversione di tendenza è da ascrivere quasi completamente a Steve Cooper, 42enne ex manager dello Swansea e delle Nazionali giovanili inglesi (Under 16 e Under 17, con cui ha vinto la Coppa del Mondo di categoria) dopo l’apprendistato nell’Academy del Liverpool, arrivato a Nottingham a settembre 2021 per sostituire Chris Hughton, a sua volta sostituto di Lamouchi dopo l’esonero del tecnico francese, avvenuto a ottobre 2020. Da quando ha preso possesso della panchina che fu di Brian Clough, Cooper ha messo insieme 25 vittorie, nove pareggi e sei sconfitte in 40 partite di tutte le competizioni, rimontando addirittura 19 punti al Bournemouth.

L’idea fondativa di Cooper è stata recuperare il senso di appartenenza a uno dei club più prestigiosi del calcio inglese, forse anche d’Europa: prima di ogni partita, il manager del Forest tiene una riunione in cui ricorda ai giocatori che «indossare questa maglia è un onore che non dovrebbe mai essere dato per scontato». Poi, ovviamente, c’è anche il lavoro sul campo: Cooper utilizza il metodo della periodizzazione tattica, basato su allenamenti focalizzati nelle varie fasi di gioco, e vuole che la sua squadra pratichi un calcio rapido, veloce, in cui il possesso del pallone è un aspetto importante ma non fondamentale – l’ultimo successo in campionato, 5-1 contro lo Swansea, è arrivato nonostante i gallesi abbiano tenuto la palla per il 70% della gara. Il Forest ha vinto nove delle ultime dieci gare di Championship, e anche in FA Cup ha vissuto delle giornate da ricordare: nei primi due turni ha eliminato Arsenal e Leicester City, poi ha battuto l’Huddersfield prima di arrendersi al Liverpool di Klopp nella gara dei quarti di finale.

L’ottimo rendimento e la possibilità di centrare la promozione sono il frutto del lavoro del tecnico e della società, che ha investito sul potenziamento del proprio centro sportivo e del proprio staff tecnico-dirigenziale, anche alla luce del fatto che la rosa di Cooper è piuttosto giovane – età media 25,6 anni – e non è provvista di grandi stelle: il miglior giocatore in assoluto, l’attaccante ventenne Brennan Johnson (autore di 15 gol e nove assist), è un prodotto del vivaio; tra i calciatori con più di 3mila minuti in campo – i vari McKenna, Yates, Worrall, Spence, Garner: nessun nome di richiamo, evidentemente – solo il portiere Samba e il mediano Colback hanno più di 27 anni. Anche l’altro grande protagonista di questo finale di stagione, Sam Surridge, ha una storia in divenire: nato nel 1998, allevato nel settore giovanile del Bourmemouth, è arrivato a gennaio per una cifra di poco superiore ai due milioni di sterline dopo un’esperienza piuttosto negativa con lo Stoke City. Da allora ha messo a segno sette gol in 15 partite, tra cui quello decisivo nell’importantissima vittoria in casa del Peterborough United (0-1 lo scorso 23 aprile). Ora Suridge potrà vendicarsi della sua ex squadra, tra l’altro a domicilio, in una partita che avrebbe dovuto giocarsi a febbraio, che allora non aveva sicuramente avuto questo peso e che fu rinviata a causa del vento che spirava su Bournemouth. Poi però a Nottingham il vento è cambiato, e ora il Forest ha un’occasione enorme per tornare a fare la storia, dopo anni di delusioni.

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