Le squadre di Guardiola hanno un problema di psicodrammi

Quasi tutte le sconfitte in Champions sono arrivate a seguito di due o più gol subiti in pochi minuti.

Il gol di Rodrygo al minuto 89′ di Real Madrid-Manchester City, quello dell’1-1, è venuto pochi secondi prima di quello del 2-1, realizzato ancora dall’esterno brasiliano. Come in tante altre occasioni nella storia del calcio, la rimonta della squadra di Ancelotti si è concretizzata in un tempo brevissimo, e in un modo quasi brutale. Proprio Ancelotti dovrebbe sapere bene quello che si prova: resta l’allenatore che ha perso una finale di Champions League in cui era in vantaggio per 3-0, dopo aver subito una rimonta completa in sei minuti. Ovviamente era Milan-Liverpool 2005, finita poi ai rigori dopo il 3-3 alla fine dei tempi regolamentari e supplementari. Anche Pep Guardiola sa quello che si prova, anzi ciò che è successo al Santiago Bernabéu è una costante della sua carriera da allenatore in Champions League: molte delle sue sconfitte/eliminazioni sono arrivate a causa di due o più gol subiti in pochi minuti. . Non sempre quelli finali di una partita, ma la sostanza è quella.

Il dato è stato rilevato da Miguel Delaney, caporedattore calcistico dell’Independent, sul suo profilo Twitter: Pep è uscito dalla Champions in dieci occasioni prima della finale, e in otto di queste le sue squadre sono state eliminate in questo modo così crudele. La prima volta è avvenuto nel 2010, quando il Barcellona campione d’Europa e reduce dal Triplete fu battuto a San Siro dall’Inter per 3-1 dopo essere andato in vantaggio (con gol di Pedro) nel corso del primo tempo: il pareggio di Sneijder arrivò alla mezz’ora, poi Maicon e Milito realizzarono due reti nel giro di 13 minuti della ripresa, tra il 48esimo e il 61esimo. Il 3-1 incassato a Milano costrinse gli Azulgrana a cercare la famosa Remuntada al Camp Nou, ma il return match finì 1-0, e l’Inter si qualificò alla finale. Nel 2014, situazione simile, sempre in semifinale: il Bayern di Guardiola venne sconfitto dal Real Madrid per 1-0 nel match d’andata al Bernabéu, e poi subì tre gol in 18 minuti, tra il 16esimo e il 34esimo, nella gara di ritorno all’Allianz Arena. I marcatori furono Sergio Ramos, autore di una doppietta, e Cristiano Ronaldo – che poi chiuse la gara sullo 0-4 al 90esimo minuto. Anche allora, sulla panchina del Madrid, c’era Carlo Ancelotti. Nel 2015, nel primo scontro con il Barcellona, contro il suo passato, Guardiola e il suo Bayern riuscirono a resistere fino al minuto 77′: il gol di Messi aprì una giostra che inclinò la semifinale verso la squadra catalana, poi nel giro di 17 minuti arrivarono anche il 2-0, ancora di Messi, e infine il terzo gol di Neymar. A Monaco, nel match di ritorno, il Bayern passò in vantaggio dopo pochi minuti, ma il tentativo di rimonta fu strozzato da una doppietta di Neymar. Alla fine fu 3-2 per i bavaresi.

Passiamo alla sua avventura al City, e quindi anche al presente storico: nel 2017, nel match d’andata degli ottavi contro il Monaco, due gol in otto minuti (realizzati da Falcao e Mbappé) ribaltano l’iniziale vantaggio di Sterling e fanno iniziare una girandola impazzita di gol; alla fine finisce 5-3 a Manchester e poi 3-1 per il Monaco a Monte Carlo. Un anno dopo, nei quarti contro il Liverpool, lo 0-3 incassato ad Anfield si materializza tutto nella prima mezz’ora, con i gol di Salah, Oxlade-Chamberlain e Mané. Stessa cosa nel 2019 e poi anche nel 2020, ma andiamo con ordine: nei quarti del 2019, dopo l’andata finita 1-0 in favore del Tottenham di Pochettino, il City inizia la sua rimonta con Sterling dopo quattro minuti, ma poi incassa la doppietta di Son in 180 secondi abbondanti, tra il settimo e il decimo minuto del primo tempo; la partita finisce 4-3, ma è evidente che i due gol dell’attaccante coreano hanno indirizzato in maniera chiara la qualificazione. Nell’estate 2020, nel quarto di finale in gara unica contro il Lione, le due reti decisive di Dembélé (la gara era sull’1-1 per via dei gol di Cornet e De Bruyne) arrivano tra il 79esimo e l’87esimo, quindi in nove minuti.

È evidente che le squadre di Guardiola abbiano un problema nella gestione dei momenti difficili, vivono dei veri e propri psicodrammi quando le cose cominciano ad andare in maniera differente dai programmi, quando il calcio diventa meno controllabile dal punto di vista tattico, perché magari le partite si spostano su un piano emotivo. In effetti anche le eliminazioni che restano fuori da questo conteggio sono frutto di momenti di blackout: nella semifinale 2012 il Chelsea pareggiò 2-2 al Camp Nou, tra l’altro nei minuti di recupero della ripresa, al termine di una doppia sfida dominata dal Barça, con un rigore sbagliato da Messi e un palo del fuoriclasse argentino; nel 2016 fu invece l’Atlético di Simeone a irretire il Bayern con il suo gioco difensivo, e anche in quel caso ci fu un rigore sbagliato (da Thomas Müller) che avrebbe potuto cambiare il corso della storia. Quella storia che ieri sera, al Bernabéu, si è chiusa come un cerchio, anzi come una morsa, intorno a Pep Guardiola.