Il Borussia Dortmund è una fabbrica di talento e soldi

Haaland è solo l'ultima grande cessione del club tedesco, e non è nemmeno la più preziosa.

A Dortmund è francamente difficile che un tifoso del Borussia possa affezionarsi ai giocatori della sua squadra del cuore. E il motivo sta nella politica che il club giallonero porta avanti da anni per mantenere una certa competitività in ambito domestico e internazionale, un gradino – o forse anche due – sotto al Bayern e agli altri top team europei. La strategia del club tedesco si basa sulla valorizzazione dei giovani calciatori, quindi su uno scouting tra i migliori al mondo, su un centro d’allenamento avveniristico, pensato proprio per supportare lo sviluppo dei talentipiù promettenti, e su cessioni quanto più redditizie possibili. L’ultima perla alla collana di campioni costruiti dal BVB è ovviamente Erling Haaland, il cui passaggio al Manchester City è stato ufficialmente annunciato poche ore fa. In realtà l’addio del centravanti norvegese non ha portato i soldi che avrebbe potuto, visto che una clausola sui contratti stipulati a gennaio 2020 tra il Borussia, il Salisburgo – ex club di Haaland – e lo stesso calciatore prevedeva una clausola rescissoria di soli 60 milioni di euro. E che la sua valutazione di mercato, secondo Transfermarkt, è di 150 milioni di euro.

Ecco, proprio questa cifra ci dice che il City non ha pagato tantissimo per rilevare il cartellino di Haaland, e che il Borussia non ha incassato tantissimo. Ma lo dice la storia anche del club tedesco, che ha concluso affari ben più grandi, e che in virtù del suo modello può essere considerato una vera e propria fabbrica di calciatori, un’industria produttrice di talento e soldi. L’ultimo grande colpo, sempre sulla tratta Dortmund-Manchester, è stato il passaggio di Jadon Sancho: un anno fa, lo United acquistò il fantasista inglese per 85 milioni di euro, ovvero una quantità di denaro moltiplicata per dieci rispetto a quella investita dal BVB per comprarlo dall’Academy del Manchester City, circa otto milioni di euro sei anni fa. Ma il via vai di attaccanti a Dortmund è una tradizione dai contorni a volte dolci, altre decisamente dolorosi. Nell’estate del 2017 Ousmane Dembélé fu venduto per la cifra record di 140 milioni di euro a un Barcellona che doveva colmare il vuoto lasciato dall’addio di Neymar. I numeri e le prestazioni in azulgrana dell’esterno francese non giustificheranno minimamente l’investimento, ma per il Dortmund quella relativa a Dembélé fu una plusvalenza preziosissima in termini di bilancio, visto che l’attaccante francese era arrivato un anno prima, dal Rennes, per 35 milioni. Pochi mesi dopo anche Christian Pulisic lasciò il Borussia per approdare in un top club europeo: il Chelsea lo pagò 65 milioni di euro, dopo che il Dortmund lo aveva pescato in Pennsylvania e poi l’aveva allevato nelle sue squadre giovanili. Dembélé, Sancho e Pulisic restano per ora le tre cessioni più preziose della storia del club.

Nel 2014 invece ci fu l’addio più doloroso, anche perché non fu remunerativo: Robert Lewandowski, acquistato nel 2010 per appena 4,7 milioni dal Lech Poznan, decise di non rinnovare il suo contratto con il Borussia e di firmare con il Bayern Monaco. In pratica, si trasferì nella squadra rivale di sempre a parametro zero. Anche altri calciatori sono passati dal BVB al club bavarese, ma almeno hanno garantito un grosso incasso: Mats Hummels lasciò Dortmund nel 2014 in cambio di 35 milioni, un anno prima era stata la volta di Mario Götze, passato al Bayern per 37 milioni. Entrambi sarebbero tornati a Dortmund dopo alcuni anni. Insieme a Hummels e Götze, nella squadra che raggiunse la finale di Champions League nel 2013 persa contro il Bayern, c’era anche Ilkay Gündogan: acquistato per cinque milioni dal Norimberga, è stato ceduto per una cifra cinque volte superiore – e anche di più: 27 milioni di euro – al Manchester City nel 2016.

Proprio dopo la finale persa contro il Bayern gli scout gialloneri portarono in Bundesliga un giovane attaccante del Saint-Etienne con un passato nelle giovanili del Milan: Pierre-Emerick Aubameyang, che con il Borussia segnerà 141 gol in quattro stagioni e mezzo. Era costato 13 milioni, fu ceduto all’Arsenal, nel gennaio del 2018, per 65 milioni di euro. Ora Aubameyang è al centro del nuovo Barcellona di Xavi, in quella Liga dove è risorto un altro attaccante che si sta affermando nel calcio europeo dopo essere stato lanciato dal Dortmund: Alexander Isak. Lo svedese arrivò in Bundes nel 2017 dall’AIK Solna, club svedese a cui andarono otto milioni. Due stagioni dopo arrivò la cessione alla Real Sociedad, che pagò 15 milioni e con cui finora ha realizzato 42 gol in tre stagioni. Insieme ad Aubameyang, il Borussia acquistò anche Mkhitaryan, fantasista armeno scovato dallo Shakhtar: dopo tre ottime stagioni in Germania, i 27 milioni investiti per prendere l’attuale centrocampista della Roma divennero 42, sborsati da Mourinho e dal Manchester United per portare Mkhitaryan in Inghilterra.

Rileggendo questo elenco di calciatori e queste cifre, le parole rilasciate da Hans-Joachim Watzke ai microfoni della CNN – «Abbiamo giocato a calcio per 113 anni, 111 senza Haaland. Se Erling decide di andarsene, troveremo sicuramente un altro attaccante» – assumono un senso diverso, una compiutezza. E in effetti l’ad del BVB sembra aver già trovato il sostituto del centravanti norvegese: Karim Adeyemi, ventenne che dal Salisburgo sbarcherà in Bundesliga per 35 milioni di euro. Il percorso di Adeyemi è lo stesso di Haaland, che due stagioni fa arrivò al Borussia proprio dall’Austria per venti milioni: dopo una stagione da 28 gol in 22 presenze con il Salisburgo, sul centravanti norvegese c’erano tutti i maggiori club europei, ma lui scelse il Dortmund per giocare subito con continuità e completare il proprio processo di crescita, prima di un ulteriore salto in avanti nella sua carriera. E l’Haaland che arriverà a Manchester, dopo 85 gol in 88 presenze in tutte le competizioni con il Borussia, è un attaccante molto diverso da quello arrivato in Germania. Più completo, maturo, più letale. A Dortmund sperano di rivivere la stessa parabola con Adeyemi. Visti i precedenti, non c’è motivo per dubitare che le cose possano andare proprio così.