Il 2 luglio del 2000 rimarrà probabilmente una delle date più dolorose nella storia calcistica italiana. Allo stadio di Rotterdam, nella finale dell’Europeo, gli Azzurri sfidavano la Francia campione del mondo. Era la Nazionale di Cannavaro, Nesta e Maldini, di Del Piero, Totti e Montella; in panchina c’era Dino Zoff. Una squadra fortissima, figlia di una generazione d’oro, che aveva eliminato l’Olanda padrona di casa in semifinale grazie all’iconico cucchiaio di Totti e alla parata di Toldo su De Boer ai calci di rigore. Quel 2 luglio, nella finale contro la Francia, Delvecchio segnò a inizio secondo tempo e il risultato resistette ben oltre la soglia dei novanta minuti. Al 94esimo, quindi in pieno recupero, Sylvain Wiltord riuscì a trovare un sinistro incrociato da posizione defilata che piegò la mano di Toldo e fece 1-1, spedendo in maniera insperata la Francia ai supplementari. In quei 30 minuti era in vigore una regola divisiva, soprannominata “sudden death”: il golden gol. Se una delle due squadre fosse riuscita a segnare in quell’ultima mezzora di gioco prima dei rigori, la partita sarebbe automaticamente finita.
La regola era stata introdotta nel 1994 per cercare di spettacolarizzare sempre più il calcio, al culmine di un processo che aveva già portato alle tre sostituzioni e all’eliminazione della regola per cui i portieri potevano raccogliere con le mani un passaggio di piedi dei compagni. Il golden gol era l’ennesimo esperimento della FIFA, ancora traumatizzata dai Mondiali 1990, un torneo in cui si era segnato pochissimo e che detiene ancora il record di partite finite ai rigori, tra cui le due semifinali. Alla fine sappiamo tutti come è finita quella partita tra Italia e Francia: David Trezeguet girò in rete un pallone che arrivava dalla destra, e la Francia divenne Campione d’Europa. Quattro anni prima, anche la Germania vinse gli Europei allo stesso modo, grazie a un gol di Bierhoff nei supplementari.
Oggi, 24 giugno 2022, ricorre un anniversario che molti italiani, al ricordo di quella partita, potrebbero giudicare liberatorio. Esattamente vent’anni fa fu infatti segnato l’ultimo golden gol in un grande torneo per rappresentative nazionali. Erano i quarti di finale dei Mondiali 2002 e la Turchia riuscì a raggiungere le semifinali grazie alla rete nei tempi supplementari di Ilhan Mansiz, un attaccante con un passato anche come pattinatore artistico. Dopo appena quattro minuti dall’inizio dei supplementari, un cross basso dalla trequarti destra, non molto forte, trovò Mansiz in area di rigore, bravissimo a girarlo al volo sul palo lontano, lasciando immobile il portiere senegalese. Pochi giorni prima, l’Italia perse a causa di un altro golden gol molto doloroso, quello realizzato da Ahn nei supplementari della sfida contro la Corea del Sud. Se consideriamo Europei e Mondiali, l’Italia è l’unica squadra che ha perso due volte a causa di questa regola piuttosto controversa.
Il gol di Mansiz
In realtà l’ultimo golden gol in assoluto sarebbe arrivato un anno dopo in Confederations Cup, durante i supplementari della finale tra Francia e Camerun. Lo realizzò Thierry Henry. Poi venne il tempo di un altro esperimento: quello del Silver Gol, una regola cervellotica secondo cui un gol segnato nel primo supplementare non avrebbe fatto terminare subito la partita, ma si sarebbe arrivati fino alla fine dei primi 15 minuti aggiuntivi. Se il gol fosse stato segnato nel secondo supplementare, la gara sarebbe comunque finita al minuto 120′. Nell’estate 2004, dopo gli Europei vinti dalla Grecia, si ritornò al formato storico, quello che sopravvive ancora oggi: due supplementari da 15 minuti, poi i rigori.