Highlights — Gli occhi dietro la testa di Milinkovic-Savic

L'assist di tacco del centrocampista della Lazio è il nostro momento preferito della quarta giornata di Serie A.

Una bella espressione utilizzata per descrivere certi calciatori, quelli in grado di servire i propri compagni senza guardarli, magari quando sono girati di spalle, è quella per cui quel calciatore ha gli occhi dietro la testa. Il punto è che per fare certi passaggi questo occhio supplementare non è sufficiente: serve avere sensibilità tecnica per imprimere la giusta forza al pallone, serve avere la creatività per immaginare una giocata del genere e il tempismo per anticiparla rispetto alle chiusure degli avversari.

Siamo al minuto 20 di Sampdoria-Lazio. Mentre Alessio Romagnoli sta per tagliare il campo e le linee della Sampdoria con un passaggio dalla traiettoria diagonale, dal centro-sinistra verso il mezzo spazio offensivo di centro-destra, Sergej Milinkovic-Savic non dà completamente le spalle alla porta avversaria. Anzi, al contrario: il corpo punta verso Audero, il portiere della Sampdoria, e solo la testa guarda all’indietro verso Romagnoli. Tutto avviene in un secondo, forse meno: il calcio di Romagnoli è teso, la palla si alza un po’ e poi rimbalza sull’erba, nel frattempo Milinkovic si è voltato e ha fatto un passo per andare incontro al pallone. Potrebbe stoppare la palla, giocarla a un compagno vicino, invece decide di fare la cosa più inaspettata: usare il tacco. La traiettoria non viene cambiata drasticamente ma solo corretta, in modo che la palla possa filtrare esattamente nella porzione di campo che il difensore centrale, Colley, ha dovuto lasciare sguarnita per andare ad accorciare su Milinkovic-Savic.

Nello stesso secondo, Ciro Immobile è scattato alle spalle dell’altro difensore centrale della Sampdoria, Jeison Murillo. Sergej Milinkovic-Savic guarda per la prima volta Immobile mentre sta posando la gamba a terra, dopo il colpo di tacco servito al volo, poi si gira del tutto per vedere meglio cosa succede. Succede quello che succede di solito quando Ciro Immobile è solo davanti al portiere: gol della Lazio.

Da tutte le angolazioni possibili

Come detto, per fare questo tipo di passaggi non basta sapere che Immobile sarà lì, che eseguirà quel movimento, che attaccherà la profondità con un tempo perfetto. È una cosa che si vede chiaramente da ciò che fa Milinkovic-Savic e da come lo fa: gli basta un attimo, dopo che i suoi occhi e il suo cervello calcistico hanno compreso il tipo di passaggio che sta arrivando, per decidere che servirà Immobile. Che lo farà di prima e lo farà di tacco, perché è l’unico modo possibile per farlo di prima, cioè per anticipare gli avversari e mettere il compagno solo davanti alla porta, considerando la sua posizione e la traiettoria della palla.

La parte importante della giocata non è tanto il colpo di tacco, ma il pensiero relativo al tocco di prima, al passaggio che apre il campo senza rallentare l’azione, all’imbucata che coglie di sorpresa la linea difensiva e non dà il tempo, letteralmente, di mettere Immobile in fuorigioco. È in questa decisione che si percepisce il talento – anzi, si può dire: l’arte – di Milinkovic-Savic, la sua cifra tecnica fuori scala, la sua capacità straordinaria di connettersi con i compagni e di trovare il modo migliore per farlo. Questo tipo di giocate, di prima e ad aprire il campo e al di là del colpo di tacco, sono quelle che hanno reso unico e inimitabile Francesco Totti, giusto per fare un nome pesante – in questa compilation ci sono un po’ di testimonianze. Totti ha firmato questi passaggi per tutta la carriera, sia quando giocava da trequartista che in seguito, dopo essersi trasformato in un magnifico pivot d’attacco: forse questo rende irriverente il paragone con Milinkovic-Savic, e poi stiamo parlando di due calciatori completamente diversi nel fisico, nella mente, nello spirito, nell’appartenenza, ma l’intelligenza calcistica mostrata dal centrocampista serbo nel momento dell’assist per Immobile è del tutto avvicinabile a quella di Totti.

Proprio la diversità rispetto a Totti, rispetto al prototipo tecnico-atletico del giocatore alla Totti, contribuisce a rendere ancora più bello e significativo questo passaggio di prima e di tacco di Milinkovic-Savic. In lui è come se ci fossero due anime confliggenti eppure conviventi, quella del corazziere che va oltre il metro e novanta, che quindi vincerebbe e vince i contrasti con la stragrande maggioranza dei calciatori di Serie A, e quella del giocoliere-artista capace di trattare il pallone con una sensibilità spesso accecante. Per molti questa strana ma luccicante dualità avrebbe dovuto portarlo via dalla Lazio se non dalla Serie A, ma finora non è andata così. Non è il momento e neppure il luogo per indagare sui motivi di questo mancato addio e di questa fedeltà, quello che si può dire è che la presenza di Sergej Milinkovic-Savic fa bene alla sua squadra, e anche al nostro campionato, e mercoledì, attraverso un assist di prima e di tacco, ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione.