L’Heerenveen ha perso una causa in tribunale contro la sua mascotte

Il club olandese aveva licenziato l'uomo dentro il costume, ma ora dovrà reintegrarlo.
di Redazione Undici 14 Settembre 2022 alle 17:15

Le mascotte negli stadi sono una tradizione profondamente radicata per i club e le tifoserie di tutto il mondo. A volte, però, certe storie possono finire anche piuttosto male. È capitato all’Heerenveen, club medio-borghese dell’Eredivisie che nella stagione 2000/2001 ha anche disputato la fase a gironi della Champions League. Tutto è iniziato a febbraio scorso, quando Hendrik Pasveer – l’uomo che dal 2000 impersonava la mascotte Heero, una sorta di bambino biondo e riccioluto con un berretto che però porta delle corna da vichingo – è stato sospeso dal suo lavoro nel club. Pasveer, 52 anni, non era solo la mascotte dell’Heerenveen, ma anche uno dei manutentori dello stadio Abe Lenstra: aveva iniziato come nel 1996 come volontario, poi era diventato decoratore e infine era stato promosso a responsabile di tutti i cartelloni pubblicitari interni ed esterni all’impianto. Fino a quando, come detto, l’Heerenveen ha deciso di licenziarlo. Ora, sei mesi dopo, Pasveer potrà – anzi: dovrà – tornare in servizio: secondo quanto disposto dal tribunale distrettuale, la società Heerenveen dovrà reintegrarlo nel proprio organico, visto che l’istanza presentata per risolvere unilaterlmente il rapporto di lavoro, contestata dallo stesso Pasveer, è stata rigettata. Inoltre il club dovrà pagare anche le spese processuali.

Secondo quanto raccontato da diversi giornali olandesi, tra cui il prestigioso Telegraaf, l’Heerenveen avrebbe scelto di licenziare Pasveer in quanto non in regola con i dispositivi di sicurezza adottati per proteggere la squadra dal Coronavirus. Secondo la società, «si era creata una situazione insostenibile» visto che Pasveer non era vaccinato e «non riconosceva nemmeno l’autorità dei dirigenti». Da parte sua, Pasveer ha sempre rivendicato la sua buona fede, anzi ha più volte attaccato la dirigenza spiegando che «volevano fare fuori me e tutta la vecchia guardia del club». In effetti l’attuale direttore generale dell’Heerenveen, Cees Roozemond, ha rilevato la carica solamente nel 2019, un anno dopo il suo ingresso in società. Mentre Pasveer, come detto, lavora nel club da molto più tempo. E nel frattempo non ha costruito un grande rapporto con il nuovo management.

Nel frattempo l’Heerenveen ha sostituito Pasveer con un altro uomo-mascotte dentro il costume di Heero, e le cose potrebbero rimanere così come sono: è stato proprio Pasveer, dopo la sentenza del tribunale, a dire che «dal punto di vista della legge posso tornare al lavoro a testa alta, ma ora dipende anche dal club: voglio che il mio rientro sia voluto da tutti». Insomma, non c’è ancora un lieto fine in questa storia: è molto improbabile, per non dire quasi certo, che Pasveer non riprenderà il suo posto per la prossima partita casalinga contro il Twente, in programma per domenica 18 settembre. Per il futuro, si vedrà.

>

Leggi anche

Calcio
Lo stadio del Tottenham è una fonte di introiti che non si esaurisce mai, e il calcio c’entra fino a un certo punto
Un'autentica miniera d'oro nel cuore di Londra, anche e soprattutto quando non giocano gli Spurs.
di Redazione Undici
Calcio
Curaçao ai Mondiali è un’impresa che arriva da lontano, un progetto che va avanti da anni
La Nazionale caraibica, che rappresenterà il Paese più piccolo nella storia della Coppa del Mondo, è stata costruita pezzo per pezzo, con fantasia e coraggio.
di Emanuele Giulianelli
Calcio
Scott McTominay adesso è un eroe per un intero Paese, la Scozia, dopo esserlo diventato a Napoli
Un eurogol anche nel match che ha riportato la sua Nazionale ai Mondiali: per il centrocampista di Conte è l'apice di un'annata eccezionale.
di Redazione Undici
Calcio
Haiti si è qualificata ai Mondiali nonostante il suo allenatore non abbia mai messo piede nel Paese
Dilaniato dalla guerra civile dal 2021, il Paese caraibico rivedrà la sua Nazionale al Mondiale dopo 52 anni. Un trionfo di dolore e speranza, firmato da una squadra che per gran parte non ha mai nemmeno visto la terra e il popolo che rappresenterà.
di Redazione Undici