Con le nuove maglie della Danimarca, Hummel ha protestato contro i Mondiali in Qatar

Loghi attenuati e terza divisa nera, per esprimere sconcerto per la violazione dei diritti umani da parte del Qatar.

Nelle ultime settimane, tutte le Nazionali hanno presentato le proprie divise: un momento sempre molto atteso dagli appassionati, soprattutto perché i kit lanciati adesso saranno quelli che vedremo in campo ai Mondiali – l’evento che più di tutti ha il potenziale di fissare una maglia nella memoria degli appassionati. Tra queste, c’è stato anche il lancio della maglia della Danimarca a firma Hummel, una partnership che ha un significato sempre molto particolare – Hummel è un brand danese e soprattutto, tranne una parentesi di adidas, è sempre stato il kit supplier della Nazionale scandinava, compreso l’anno del clamoroso exploit degli Europei del 1992.

Nel presentare le nuove maglie della Nazionale danese, Hummel ha però voluto ricordare come per l’organizzazione di questi Mondiali in Qatar siano stati palesemente violati dei diritti umani, tra cui le condizioni di lavoro inaccettabili a cui sono stati sottoposti gli operai impegnati nella costruzione degli stadi. «Vogliamo lanciare un doppio messaggio», si legge. «Questi kit non sono solo ispirati a Euro ’92, come omaggio al più grande successo calcistico della Danimarca, ma sono anche un segno di protesta contro il Qatar. Per questo abbiamo attenuato i dettagli sulla maglia, compreso il nostro logo. Non vogliamo essere visibili in un torneo che è costata la vita a migliaia di persone. Siamo al fianco della Nazionale danese, ma non sosteniamo il Qatar come Paese ospitante».

Come in un effetto slavato, i loghi sulla maglia sono infatti appena accennati, come del resto anche la grafica ad ali che richiama, appunto, il design del kit con cui la Danimarca vinse gli Europei nel 1992. Il terzo kit è invece nero, anche in questo caso per un preciso significato: «Il colore del lutto», spiega Hummel, «come sottolineatura delle violazioni dei diritti umani da parte del Qatar e del modo in cui sono stati trattati i lavoratori immigrati nella costruzione degli stadi dei Mondiali».