Tre domande su quello che sta succedendo al nuovo stadio di Milano

Il progetto della Cattedrale è cambiato, e appare ridimensionato. Cos'è successo? Ne abbiamo parlato con Antonio Cunazza, fondatore di Archistadia.

Il 27 settembre Milan e Inter hanno presentato il progetto di nuovo stadio al pubblico. Ora si apre la fase del dibattito pubblico: fino al 18 novembre si terranno 13 incontri pubblici, aperti a tutti, per mostrare il nuovo progetto e discutere intorno alla “Cittadella dello Sport”. Il progetto scelto a fine 2021 dalle squadre, realizzato da Populous, era stato chiamato “la Cattedrale”. «Il miglior stadio d’Europa», lo aveva definito lo studio stesso. E i render sembravano qualcosa di veramente rivoluzionario. Un ponte che dal passato collegava al futuro, richiamando l’architettura del Duomo e quella di Galleria Vittorio Emanuele. «Impossibile da confondere con gli altri nel mondo», aggiungevano da Populous.

Il nuovo progetto, di settembre, è però diverso da quello visto nove mesi prima: lo stadio non è più “squadrato”, con i richiami evidenti al Duomo, ma più piccolo, ovale, e apparentemente simile ad altri stadi. Alessandro Antonello, ad dell’Inter, ha detto che «sulla soluzione architettonica avremo tempo di decidere nella fase di progettazione esecutiva». Il progetto precedente, ha aggiunto il presidente del Milan Scaroni, è lievitato nei costi: da 600 a 800 milioni di euro.

Per capirne meglio cosa sta succedendo e in che direzione vogliono andare Milan e Inter, abbiamo parlato con Antonio Cunazza, fondatore del progetto Archistadia, laureato in Architettura e Restauro al Politecnico di Torino. Antonio da oltre dieci anni si occupa di giornalismo in architettura, con un focus sull’architettura sportiva e gli stadi. Ha scritto il libro Wembley, la Storia e il Mito (Urbone, 2021).

Il primo progetto, la Cattedrale, presentato a fine 2021
Il nuovo progetto per il dibattito pubblico, con la stessa prospettiva ma uno stadio architettonicamente diverso

Ⓤ: Cosa è successo al progetto di Populous, e perché è stato ridimensionato?

Nell’autunno 2021 era stata presentata in pompa magna la scelta di Populous, una scelta fatta perché Populous aveva presentato la “Cattedrale” come stadio in una gara: quindi la scelta non era stata fatta a scatola chiusa solo sul valore dello studio di architettura, ma era stata fatta concretamente, perché i club preferivano quello stadio ad altri. Vedere invece questo render semplificato, per quanto sia un render che deve dare l’idea degli spazi urbani e delle aree verdi, mi lascia perplesso, e ci permette di fare delle supposizioni basate però su alcuni indizi. Innanzitutto il render presentato è lo stesso punto di visuale sull’area complementare a uno dei render di Populous visti negli ultimi mesi. Se si arriva oggi a presentare il progetto ai cittadini, lo si dovrebbe fare con un render che eventualmente viene modificato per quanto riguarda gli spazi verdi, gli spazi urbani sui quali si è intervenuti negli ultimi mesi. Ma se ci si prende anche lo scrupolo di andare a modificare la figurina dello stadio in sé – e non ce ne sarebbe bisogno – vuol dire che la decisione è già presa, e che si sta già portando avanti, con Populous, un disegno semplificato. Altrimenti non ci sarebbe bisogno di modificare quell’elemento, visto che era finora l’unica certezza di questo progetto.

Le squadre non abbandoneranno Populous: ci sono casi in questi mesi di club che hanno abbandonato un progettista per passare a un altro per quanto riguarda la realizzazione, per esempio l’Everton: il disegno preliminare del nuovo stadio era di Dan Meis, che è stato messo alla porta prima dell’inizio dei lavori, ma il progetto è rimasto lo stesso. Così come il Barcellona, che aveva affidato il concept del restyling del Camp Nou a Nikken Sekkei, e ora per i lavori effettivi si affiderà a una società catalana. Ma in questi casi il progetto rimane quello di partenza. Nel caso di Inter e Milan gli altri indizi sono le parole di Scaroni, ovvero: non è detto che vedrete la Cattedrale all’interno di questo progetto. Inoltre, ha detto che i costi sono già aumentati rispetto ai 600 milioni iniziali. Mi sembra la conferma che Inter e Milan vogliono sì fare un nuovo stadio, ma non hanno la forza economica per farlo come altri grandi club europei: questo lo vediamo da un progetto di stadio più piccolo, da un progetto di stadio condiviso, che vuol dire dimezzarsi i costi, e a maggior ragione dalla semplificazione del disegno dell’ex Cattedrale.

Ⓤ: Da quando in Italia è nato lo Stadium si è parlato molto di riduzione della capienza: sembrava un diktat il dover fare stadi più piccoli. Ma se l’ambizione è quella di portare alle partite sempre più persone, grazie a servizi e infrastrutture migliori, perché c’è questa paura dei posti vuoti? Il Tottenham, per esempio, ha raddoppiato i posti passando da White Hart Lane al nuovo impianto.

Su questo argomento penso che inspiegabilmente, in Italia, si ragioni al contrario. Inter e Milan ci hanno sempre detto che 60mila o 65mila posti per il nuovo stadio fossero perfetti, perché tarati sull’affluenza media degli ultimi 10 anni, e più o meno sul riferimento degli altri grandi stadi europei, tutti sulla stessa capienza. È una spiegazione che da un lato regge. Però si tratta di una diminuzione dei posti, se confrontata con i 70, 80mila di San Siro: è un ragionamento controintuitivo rispetto a tutto quello che si sta facendo in Europa negli ultimi anni. Tutti gli stadi nuovi costruiti e pensati dal 2000 in poi sono più grandi rispetto a quelli che i club avevano in precedenza: Lione è più grande di una volta e mezza, Nizza è raddoppiato, Arsenal è raddoppiato, Bilbao è una volta e mezza, così l’Atlético Madrid, il Marsiglia mi sembra abbia aggiunto 10mila posti, Manchester City raddoppiato e in continuo ampliamento, Tottenham e West Ham raddoppiati… È vero che questi club hanno stadi da 60mila posti, ma partivano da stadi da 30mila. Se avessero fatto anche loro un ragionamento sull’affluenza media non avrebbero mai realizzato uno stadio grande il doppio.

Quello che si sta vedendo, infatti, è che i club europei, di qualunque livello, fanno uno stadio nuovo perché hanno l’ambizione di diventare più grandi di quello che sono. E soprattutto un nuovo stadio è lì per rimanere: non lo fai per oggi, ma lo fai per dopodomani. Tutti i club ragionano su una base di tifosi odierna, ma dicono: ne voglio avere di più. Il caso della Juventus era stato paradigmatico per l’Italia, ma la Juve non poteva rischiare più di tanto: consapevole di avere una marea di tifosi ma sparsi in tutta Italia, non poteva essere sicura di attirarne 60mila con il nuovo stadio, anche perché il Delle Alpi da questo punto di vista forniva un esempio poco utile. Inter e Milan riempiono San Siro sonnecchiando contro l’ultima in classifica: è poco comprensibile che decidano di fare uno stadio nuovo, per i prossimi 50 anni, con una capienza ridotta. A cui tra l’altro bisognerebbe togliere i posti premium, che fanno numero ma non fanno atmosfera. Mi sembra soprattutto un ragionamento per uno stadio tarato sull’oggi, con poca ambizione di crescita a medio-lungo termine, che invece è uno dei principali insegnamenti che possiamo prendere dai nuovi stadi europei.

Ⓤ: Il valore architettonico di uno stadio contemporaneo è lo stesso del passato? La Cattedrale aveva stupito perché aveva una grande ambizione estetica. Come giudichi il nuovo progetto?

Anche qui ritorniamo a un  pensiero controintuitivo: se si confermasse il design semplificato, rinunciando alla cosiddetta Cattedrale, con quegli elementi molto evocativi in chiave contemporanea, si andrebbe a dare l’idea di un nuovo stadio semplice per due squadre qualunque. Invece Milan e Inter sono due top club europei per storia e per futuro. Tutti i grandi stadi europei, per quanto a volte siano spinti quasi all’astrattismo, sono simboli di questo momento storico. Anche San Siro è stato simbolo di un’epoca architettonica della seconda metà del Novecento, sia per Milano sia per gli stadi in generale: non a caso il Bernabéu negli anni Novanta viene ampliato sul modello di San Siro. Però era un’architettura che raccontava una certa epoca, ed è diventato unico ed evocativo nel mondo anche per questo. Mi aspetterei che, per sostituirlo, si realizzi un’architettura all’altezza, in grado di raccontare il momento contemporaneo e che diventerà un simbolo. Tutti i nuovi stadi ci raccontano questo: il Vélodrome di Marsiglia, “l’arco” di Wembley, il San Mamés di Bilbao con quel rivestimento geometrico, l’esterno dello stadio di Bordeaux con questi pilastri leggerissimi che sembrano una selva di alberi, lo stesso concept di ampliamento del Parco dei Principi che dovrebbe aggiungere un terzo anello è un esempio di immaginazione dell’architettura contemporanea che si inserisce su quella storica.