Parigi ha deciso che non installerà maxischermi per le gare dei Mondiali in Qatar

Come altre città francesi e belghe, per sensibilizzare sui temi dei diritti umani e del disastro ambientale.

Manca poco più di un mese all’inizio dei Mondiali e c’è inevitabilmente una grande attesa in tutto il pianeta. Rispetto a tutte le edizioni precedenti, però, va registrato anche un forte sentimento di protesta e opposizione nei confronti del torneo, ovviamente legato al fatto che sarà ospitato nel piccolo emirato nel Golfo Persico, uno stato in cui non è pienamente garantito il rispetto dei diritti umani per diverse categorie di persone. Proprio in virtù di questa situazione, sono già numerosi i boicottaggi puramente politici annunciati da diverse città europee. L’ultima in ordine di tempo è stata Parigi: la capitale francese ha annunciato che non saranno allestite delle fan zone per poter seguire le partite della Nazionale di Deschamps, campione del mondo in carica. Insomma, niente maxischermi e ritrovi in piazza nella Capitale, proprio perché c’è stata – come si legge nella nota ufficiale diffusa dalle autorità cittadine – «una crisi di coscienza dell’ultimo minuto» che ha portato a una scelta/manifestazione di protesta «in favore dei diritti umani e contro gli abusi ambientali compiuti in Qatar».

La scelta di Parigi è molto significativa, per un motivo molto semplice: la squadra di club più importante della città, ovviamente stiamo parlando del Paris Saint-Germain, è di proprietà dello sceicco Nasser Al-Khelaifi, quindi è una diretta emanazione della famiglia reale del Qatar. Eppure le istituzioni locali si sono schierate in maniera netta: Pierre Rabadan, ex giocatore della francese Nazionale di rugby e attuale responsabile dello sport al municipio della capitale, ha detto che «io e i miei colleghi non abbiamo avuto dubbi: abbiamo deciso subito di non allestire delle fan zone in città».

Parigi, come anticipato, non è l’unica città ad aver preso questa decisione: anche le giunte di Marsiglia, Lione Strasburgo, Lille, Bordeaux, Reims, Nancy e Rodez hanno già annunciato il boicottaggio delle gare dei Mondiali, o quantomeno una politica di rifiuto per le classiche manifestazioni di aggregazione in piazza. Benoît Payan, sindaco di Marsiglia e capo di una coalizione politica ambientalista, ha scritto in una nota che «questi Mondiali si sono gradualmente trasformati in un disastro umano e ambientale, sono un torneo incompatibile con i valori che vogliamo vedere trasmessi attraverso lo sport e in particolare il calcio». Si sono sintonizzate sulla stessa frequenza anche diverse città del Belgio, altro Paese che esprime una delle Nazionali favorite per la vittoria finale della Coppa del Mondo: nelle ultime settimane, le giunte di La Louviere, Tubize e Marche-en-Famenne hanno annunciato che non installeranno maxischermi e fan zone nelle piazze, adducendo le stesse motivazioni usate in Francia e aggiungendo anche un altro aspetto, quello relativo alle temperature rigide. In effetti riunirsi all’aperto a novembre o dicembre è decisamente più complicato che in estate, ma il gesto di dissenso resta, ed è pure forte e significativo.