Roma-Napoli deve essere stata una partita d’inferno, per Christopher Lloyd Smalling detto Chris, difensore inglese di 32 anni con una lunga carriera alle spalle. Ovviamente serve riguardarla per capire che è proprio così, oppure basta andare a rivedere ciò che succede al minuto 80′, su un – bellissimo – lancio di prima di Matteo Politano che rimbalza pochi metri davanti a lui, che sembrerebbe e sarebbe pure innocuo se non ci fosse un attaccante alle sue spalle, se quell’attaccante non fosse rapido, esplosivo, tostissimo. Parliamo di Victor Osimhen, che scatta con qualche metro di svantaggio rispetto a Smalling, che recupera quello svantaggio in un attimo, che si mette davanti al difensore inglese con una facilità irrisoria, soprattutto se pensiamo che lo supera all’esterno, in un modo del tutto simile a quello dei sorpassi più spettacolari – e pericolosi – che si possono vedere in Formula Uno o in qualsiasi altra gara automobilistica.
A quel punto succede una cosa che somiglia molto a un errore: Smalling prova a toccare il pallone con il piede destro, vuole evidentemente buttarlo via, disinnescare quel pericolo incombente e ricominciare a marcare Osimhen in condizioni più semplici, solo che lo fa in modo maldestro, dopo un secondo rimbalzo mal calcolato, ed è quasi tenero e comico vederlo calciare l’aria e non la sfera. Il punto è che questo errore appartiene a Smalling nella stessa misura in cui dipende da Victor Osimhen: come tutti i grandi giocatori fisici, anche l’attaccante del Napoli utilizza il suo corpo in modo sapiente, in questo caso va a cercare il contatto con Smalling per concretizzare definitivamente il vantaggio già conquistato con la corsa, lo tocca con il braccio e il busto quel tanto che basta per sbilanciarlo, per metterlo fuori tempo un istante prima de l’intervento difensivo, per evitare che possa toccare il pallone. È anche per questo che Smalling calcia l’aria e non la sfera. Forse è soprattutto per questo.
A quel punto, Smalling non può più pensare di raggiungere il pallone: davanti a lui c’è un colosso insormontabile eppure velocissimo, affamato e arrabbiato – pochi istanti prima aveva tirato abbondantemente fuori da ottima posizione. È per questo, forse, che Osimhen non ci pensa un attimo: usa il quarto rimbalzo della palla per controllarla senza toccarla, poi si inarca in avanti per colpirla in diagonale e darle potenza e angolo, la gamba e il piede sembrano volare via tanta è la forza con cui il centravanti del Napoli impatta sulla sfera. Anche Osimhen vola, si stacca da terra e poi ricade mentre il pallone veleggia e volteggia – poco, perché il tiro viene fuori secco e senza effetto – verso l’angolo opposto della porta. E finisce proprio lì, nel lato corto della rete, a uno sputo di distanza dal palo. Rui Patrício sembra mettere e poi togliere la mano, come riportato anche da Antonello Venditti in una diretta Facebook postpartita in cui Venditti sembra piuttosto triste, non indossa nemmeno i suoi storici occhiali, ma ovviamente non è così: il tiro di Osimhen è troppo veloce e sorprendente, è letteralmente imprendibile, Rui Patrício si allunga ché il pallone l’ha già superato, che è già troppo tardi, e allora si ritrae.
Da tutte le angolazioni
Dicevamo che Roma-Napoli deve essere stata una partita d’inferno, per Christopher Lloyd Smalling detto Chris. Ed è un discorso che va ben oltre questa azione, questo gol. Il duello è durato tutta la partita, e il gol in realtà comincia a determinarsi al minuto numero 20′, quando Osimhen – sceso stranamente a metà campo per giocare il pallone, quindi lontano dalla sua amata profondità e dall’area avversaria – anticipa nettamente il difensore inglese e lo costringe a un fallo da cartellino giallo. Quel giallo che Smalling avrebbe potuto spendere al minuto 80′, prima che Osimhen facesse il gol che abbiamo descritto finora, e forse l’unica possibilità concreta di fermarlo era proprio quello: fargli fallo, preferibilmente prima che entrasse in area di rigore.
La verità è che non c’è modo di contenere Victor Osimhen. O meglio: non c’è modo di tenerlo per novanta minuti più recupero, è impossibile rimanere sempre concentrati ed efficienti dal punto di vista atletico per non farselo scappare almeno una volta, per non farsi irridere fisicamente in una o due occasioni. Succede anche se ti chiami Chris Smalling, anche se sei uno dei difensori più prestanti eppure dinamici della Serie A: il punto è che Osimhen è molto più prestante e dinamico di te e di chiunque altro, e allora ti tocca sperare che non sia in giornata, oppure che i suoi compagni non riescano a dargli la palla giusta.
L’idea che Roma-Napoli deve essere stata una partita d’inferno, per Christopher Lloyd Smalling detto Chris, non sarebbe cambiata senza il gol di Osimhen. Che però è arrivato, ed è proprio questa distanza – quella tra le sue partite con gol e quelle senza gol – a fare la differenza, a tenerlo ancora fuori dal club esclusivo dei migliori attaccanti del mondo. Perché, pensateci bene: se Victor Osimhen facesse un gol del genere – o anche meno bello, non importa – una volta ogni tre opportunità che gli capitano o che si costruisce, cosa gli mancherebbe per entrare definitivamente nell’élite? Nella risposta a questa domanda si trova il futuro di Osimhen e quindi del Napoli, e quindi anche dello scudetto che si assegnerà a giugno 2023.