La Cina ha oscurato i tifosi dei Mondiali, perché svelano cosa c’è oltre la strategia zero-Covid

Le persone ammassate e senza mascherina hanno suscitato qualche domanda scomoda nella popolazione.

Sembra assurdo, visto il background politico-culturale di questi Mondiali, eppure Qatar 2022 sembra aver smosso qualcosa in un altro Paese non sempre e non proprio aperto sul tema dei diritti civili. Si tratta della Cina, la cui popolazione ha reagito piuttosto male alle immagini che ritraggono i tifosi presenti dentro e fuori gli stadi in cui si stanno disputando le partite. Al punto da costringere il governo a oscurare – per quanto possibile – le telecamere che mostrano i fan. Il motivo di questa protesta e di questo provvedimento di risposta è molto semplice: come spiega l’agenzia Reuters in questa ricostruzione, la Cina è vittima di un’ondata di contagi da Coronavirus a cui il governo di Pechino ha reagito nell’unico modo che conosce, ovvero attuando la strategia zero-Covid. A quasi tre anni dall’inizio della pandemia, quindi, le autorità cinesi continuano a tenere le persone in lockdown, a sottoporle a screening di massa, a imporre l’utilizzo obbligatorio della mascherina e delle chiusure generalizzate di attività commerciali, strade, intere città. L’esatto contrario, insomma, di quello che sta succedendo in Qatar e in gran parte del resto del mondo, dove non ci sono più restrizioni e i Mondiali e altre manifestazioni si stanno svolgendo nella normalità.

Le prime partite disputate e i primi reportage giornalistici dal Qatar mostravano cosa c’era oltre la strategia zero-Covid. E allora i cittadini cinesi, sui loro social network, hanno preso a manifestare un certo disappunto: una lettera aperta – poi censurata – che circola da diversi giorni su WeChat chiedeva al governo perché la Cina si trovasse «in un altro pianeta rispetto al Qatar»; diversi utenti di Weibo hanno commentato con sarcasmo i video e le foto dei tifosi ammassati e senza mascherina, domandandosi se tutte queste persone avessero «fatto un tampone». Ovviamente non tutti hanno avuto questa reazione: Fang Kecheng, ricercatore sui media cinesi presso l’Università cinese di Hong Kong, ha detto a Reuters che «ci sono anche persone, specialmente quelle che vivono in piccole città, che sono ancora abbastanza timorose per il virus e sono profondamente influenzate dalla narrativa propagandistica cinese: secondo loro, la strategia più libera adottata dal altre nazioni è un fallimento».

Come per la maggioranza delle cose, dunque, il problema è la distorsione percettiva: gli abitanti delle grandi cinesi in lockdown si chiedono com’è possibile che il Qatar e altre nazioni siano tornate alla normalità, altri invece credono ancora nella strategia zero-Covid – uno dei cavalli di battaglia di Xi Jinping. Proprio per evitare questo tipo di distorsioni, come detto, la strada scelta da Pechino sembra essere quella dell’oscurantismo: nonostante abbia investito diversi milioni di dollari per l’acquisto dei diritti di trasmissione sul suolo cinese, l’emittente statale CCTV ha deciso di limitare il più possibile le riprese che riguardano i tifosi dentro e fuori gli stadi. Come spiega Bloomberg in questo articolo, i broadcaster locali hanno preferito mandare il segnale con 30 secondi di ritardo così da permettere ai censori di guardare in anticipo le inquadrature della regia internazionale: in questo modo, i controllori hanno avuto e avranno più tempo per sostituirle con i primi piani di giocatori e/o allenatori.