Siete proprio sicuri che l’Olanda di Van Gaal giochi così male?

Gli Oranje e il loro allenatore sono piuttosto osteggiati in patria, ma in realtà sono tutt'altro che disorganizzat.

Se avete voglia, fatevi un giro sui siti di informazione olandese – magari aiutandovi con Google Traduttore – per misurare l’insofferenza filosofica verso il calcio praticato dalla Nazionale di Louis van Gaal, verso una squadra che ha conquistato l’accesso ai quarti di finale dei Mondiali. Se non avete voglia, fidatevi di noi: da mesi, anzi da anni, la stampa dei Paesi Bassi e altri esperti di calcio rimproverano al ct un gioco troppo difensivo, distante dai principi tattici che hanno fatto grande la scuola olandese. L’ultimo a esprimersi in questo senso è stato Piet de Visser, allenatore e osservatore, uno degli scopritori – tra tanti altri – di Ronaldo, Neymar, De Bruyne: De Visser ha detto e scritto che «il calcio non è una partita a scacchi, e anche se alla fine l’Olanda vince questo non può bastare per vincere il Mondiale: io voglio godermi un calcio d’attacco, voglio che la mia squadra mi dia emozione, vorrei che Van Gaal passasse a un altro sistema di gioco».

Come detto prima, è una vera e propria guerra di religione. Che dura da otto anni, per altro: già in Brasile, quando – per inciso – l’Olanda venne eliminata solo ai rigori e solo in semifinale dall’Argentina, Van Gaal venne crocefisso per la sua difesa a tre che diventava a cinque in fase di non possesso. Anche ora, in Qatar, gli Oranje si schierano con lo stesso sistema di gioco: Van Dijk guida un trio di centrali puri completato da Aké e Timber, De Jong è l’organizzatore del centrocampo e dell’intera squadra in fase di costruzione, Blind e Dumfries sono gli esterni a tutta fascia, in avanti Gakpo e – ora – Depay si muovono alternando attacco della profondità e movimenti a legare i reparti. Dal punto di vista dei principi di gioco, l’approccio è piuttosto difensivo: Van Gaal ha assemblato una squadra che preferisce recuperare il pallone rimanendo compatta, a volte il pressing è intenso e coordinato, altre volte invece i giocatori sono più statici, tengono i blocchi bassi e i riferimenti a uomo, e anche questo è considerato un insulto storico, dai cultori olandesi .

I risultati finora sono stati buoni ma non esaltanti: le avversarie battute – Senegal, Qatar e Stati Uniti – non appartenevano all’élite, il noiosissimo pareggio contro l’Ecuador ha alimentato la sensazione che l’Olanda non sia una reale contender per il titolo. Nonostante questo clima di sfiducia, nonostante qualcosa che effettivamente manca a livello tecnico, la squadra di Van Gaal è capace di costruire delle azioni davvero belle, non solo efficaci. È il caso del primo gol realizzato contro gli Stati Uniti, arrivato grazie a un tiro di Depay su assist dalla destra di Dumfries. Prima degli ultimi due tocchi, però, la (lunga) sequenza di passaggi e movimenti messi insieme dagli Oranje è stata davvero ammaliante, appagante dal punto di vista estetico. Gustiamocela qui, grazie alla visuale offerta dalla camera tattica:

Una bella azione, forse perfino per gli olandesi

È tutto perfettamente organizzato, perfettamente sincronizzato: De Jong che viene a sostenere la costruzione bassa dei tre difensori e così si disegna sul campo una specie di 4-4-2, Dumfries, Depay e Gakpo che vengono incontro e si alternano perfettamente con il posizionamento di Blind, il perfetto appoggio a muro di Klaassen dopo il passaggio a tagliare le linee sulla direttrice Blind-Depay, il ribaltamento sul lato debole, quindi su Dumfries, e il rimorchio di Depay a centro area per chiudere l’azione con il tempo giusto, con il tiro giusto. In questa manovra, l’Olanda manipola costantemente il proprio schieramento in campo e lo fa anche con quello degli avversari, determina spazi e corridoi che poi ha la qualità tecnica per esplorare con passaggi ambiziosi, muove il pallone in orizzontale ma anche in verticale. Inoltre, come se non bastasse, basta andare a rivedere la sintesi completa per rendersi conto che il secondo e il terzo gol arrivano al termine di azioni che iniziano in modo diverso ma alla fine si sviluppano e vengono rifinite con gli stessi identici concetti, attraverso gli stessi meccanismi: apertura sulla fascia dopo un ribaltamento e ricerca dell’uomo libero in area.

Certo, c’è da dire che gli Stati Uniti hanno giocato in modo più dinamico e offensivo dell’Olanda per molti tratti della partita, ma forse la forza della squadra di Van Gaal è proprio questa: gli Oranje vogliono controllare il flusso e il ritmo del gioco, vogliono accelerare solo quando serve, nei momenti propizi, vogliono accendere i propri talenti in modo sofisticato ma non sempre intenso, così da non bruciare troppe energie. Il punto è che ci riescono, o almeno finora ci sono riusciti sempre. Certo, Messi e i suoi compagni hanno delle sagome sicuramente più sinistre rispetto a quelle proiettate dai giocatori del Qatar o da quelli del Senegal, e in fondo siamo arrivati ai quarti di finale dei Mondiali: inevitabile pensare che l’asticella, ora, vada alzata. Ma se queste sono le premesse, magari qualcuno nei Paesi Bassi dovrà ricominciare a rivedere la propria posizione sul gioco della Nazionale, sulle idee di Van Gaal. Sono le immagini a dirlo, per chi non si sa accontentare dei risultati.