José Mourinho si è sempre professato uno specialista dei dettagli: da allenatore navigato qual è, sa che la cura maniacale di ogni aspetto di gioco può fare la differenza. Prendiamo i calci piazzati: forse Mou non sarà “perseguitato” dalla leggenda dei 33 schemi di Sarri, che l’allenatore laziale ha sempre cercato di respingere negli ultimi anni, eppure è davvero uno dei tecnici che meglio studia queste situazioni di gioco.
Lo abbiamo visto contro il Milan, in una gara dove la Roma aveva fatto poco: sotto di due gol, sono state due azioni nate da calci da fermo a consentire ai giallorossi di strappare nel finale un insperato pareggio. Le reti di Ibañez e Abraham, quando tutto sembrava già indirizzato a favore dei rossoneri, hanno regalato alla Roma un punto preziosissimo, utile per rimanere appaiata in classifica con la Lazio al quinto posto. Il finale del match contro il Milan ricorda un’altra partita in cui Mourinho ribaltò il punteggio, quando era ancora alla guida del Manchester United: era il 2018, e in casa della Juventus lo United segnò due gol nel giro di quattro minuti a tempo praticamente scaduto (un cambiamento di punteggio che ricorda appunto quanto successo a San Siro). Le reti furono di Mata e un autogol di Bonucci: entrambe, sorpresa sorpresa, arrivate su calcio piazzato.
In tutto questo campionato, la Roma ha ricavato il massimo dai calci piazzati: ha segnato ben dieci gol con questa modalità su ventuno totali, praticamente la metà. Di questi, sette gol sono arrivati con colpi di testa. Con Mourinho, per i giallorossi si tratta di una costante: lo scorso anno, le reti nate sugli sviluppi di palla inattiva furono quasi venti. Insomma, anche quest’anno la Roma sta tenendo una media su quei livelli, con soluzioni in grado di raddrizzare le partite meno convincenti.