Kaoru Mitoma si è trasferito al Brighton il 10 agosto 2021, e dopo una stagione in prestito – all’Union Saint-Gilloise, in Belgio – ora è diventato un cardine nel progetto di Roberto De Zerbi. La sua storia è davvero singolare, da tanti punti di vista: intanto lui e Ao Tanaka, assistman e marcatore del gol-qualificazione segnato contro la Spagna nella terza gara della fase a gironi degli ultimi Mondiali, si conoscono fin da quando erano bambini, hanno frequentato la stessa scuola elementare, hanno giocato insieme nei tornei giovanili dall’Under 12 in poi, hanno condiviso il loro percorso giovanile con il Kawasaki Frontale e sono sempre stati nella stessa squadra fino al 2021, quando si sono trasferiti in Europa, ognuno in un club diverso. Basterebbe solo questo, e invece Mitoma è destinato a essere qualcosa di diverso, di speciale. Per dire: si è laureato in dribbling. E, per farlo, ha rifiutato un contratto da calciatore professionista.
No, non avete letto male, e non c’è nessun errore da parte di chi scrive: Mitoma ha scritto una tesi sul dribbling, e grazie a quel lavoro – non solo di redazione, ma anche sperimentale – si è laureato in educazione fisica. Lo racconta il Times in questo articolo: quando Mitoma ha compiuto diciott’anni, nel 2015, ha avuto la possibilità di firmare un contratto da professionista nella società in cui era cresciuto, il Kawasaki Frontale. Solo che però ha rifiutato, ha detto di non sentirsi pronto a questo passo. E così ha scelto di frequentare l’Università di Tsukuba, che si trova 50 km a nord-est del centro di Tokyo. Si è iscritto a un corso di educazione fisica e ha iniziato a giocare nei tornei universitari, fino a rappresentare la Nazionale giapponese alle Universiadi del 2017 e del 2019; nel frattempo, sempre nel 2019, si è aggregato come J.League designated special players alla squadra della sua vita, il Kawasaki Frontale, e in questo modo ha potuto prendere parte alla J-League Cup, la Coppa di Lega giapponese.
L’ultimo tratto del percorso di studi di Mitoma, come detto, si è concentrato sul calcio giocato. Sulla stesura di una tesi dedicata al dribbling. L’approccio, com’è inevitabile in certi casi, è stato puramente analitico, empirico: durante i suoi allenamenti, Mitoma indossava una telecamera che gli permetteva di riprendersi in soggettiva, ma anche di riprendere le reazioni degli avversari ai suoi movimenti, ai suoi cambi di direzione, alle sue finte. L’analisi dei dati raccolti gli ha permesso di sviluppare la sua abilità specifica, di capire quali sono le mosse più imprevedibili, i comportamenti statisticamente più efficaci. Per esempio: guardare l’avversario e la porzione di campo davanti a sé prima di ricevere la palla: evitare di guardare in basso durante l’esecuzione del dribbling; spostare il pallone nel momento giusto, cioè dopo aver fatto cambiare il centro di gravità del difendente.
Mitoma è diventato un giocatore del Kawasaki Frontale a tutti gli effetti solo dopo il termine del percorso accademico, e come detto si è trasferito in Europa nel 2021, quando aveva già 24 anni. Il suo approccio scientifico al calcio va oltre lo studio approfondito del dribbling: ha chiesto all’ex sprinter Satoru Tanigawa, che ha rappresentato il Giappone nei 110 metri ostacoli alle Olimpiadi del 2000 e del 2004, di aiutarlo negli allenamenti specifici sulla velocità; inoltre, ha voluto che un dietologo gli preparasse un piano alimentare personalizzato, così da poter avere ancora più energia da spendere in campo.
Tutti questi sacrifici e tutto questo lavoro di ricerca sono stati ripagati: in questo momento, infatti, Mitoma è addirittura il terzo giocatore della Premier League – dopo Jack Grealish e Eberechi Eze – per duelli uno contro uno vinti, ed è terzo – dopo De Bruyne e Kulusevski – pure nella classifica degli assist attesi creati ogni novanta minuti. Insomma, è un giocatore dal grande potenziale creativo, difficile da marcare perché imprevedibile quando riceve il pallone e può puntare gli avversari. In fondo, è proprio quello che ha approfondito, in cui si è laureato: non sta facendo altro che mettere a frutto i suoi studi, per quanto possa sembrare strano.