Il peggior momento per l’Everton da più di mezzo secolo

È in vendita, pieno di debiti e a un passo da una storica retrocessione in Championship.
di Redazione Undici 25 Gennaio 2023 alle 17:18

Il 14 gennaio l’Everton perdeva l’ennesima partita della sua stagione, 1-2 in casa contro il Southampton dopo essere andato in vantaggio con Amadou Onana. Per la prima volta nella storia del club, in quella partita la dirigenza dei Toffees non si è recata allo stadio a causa, hanno detto, di una «reale e credibile minaccia alla loro sicurezza». Prima del match migliaia di tifosi avevano protestato, in un sit-in, contro quella stessa dirigenza, chiedendo al proprietario Farhad Moshiri cambi drastici. Non si è capito, in concreto, quali fossero le minacce arrivate contro Bill Kenwright, Denise Barret-Baxendale, Grant Ingles e l’ex leggenda Toffee Graeme Sharp, considerato che l’associazione di tifosi che ha organizzato il sit-in ha negato qualsiasi coinvolgimento in sospetti atteggiamenti minacciosi, e si è detta non a conoscenza di altri possibili pericoli. Era chiaro, ormai, che il solco tra la dirigenza e la “base” si era allargato al punto di diventare insanabile.

È una stagione a dir poco disastrosa per l’Everton, quella in corso, ma la precedente era stata migliore: aveva terminato il 2022 al quintultimo posto, a soli 4 punti dalla retrocessione, dopo aver cambiato tre allenatori: prima Rafa Benítez, poi Duncan Ferguson a portare la squadra fino a Frank Lampard. La campagna acquisti non era stata granché: nessun acquisto di rilievo, nessuna spesa veramente importante, a differenza di quello che era accaduto l’anno ancora prima, quando venne nominato allenatore Carlo Ancelotti e il numero 10 affidato a James Rodríguez (e poi vennero acquistati anche Allan, Doucouré, Godfrey, non tutti andati benissimo).

Sono diverse stagioni che i Toffees deludono: con Ancelotti fu soltanto decimo posto, ma anche in precedenza gli oltre cento milioni spesi per Gbamin, André Gomes, Moise Kean e Iwobi non portarono a niente di meglio della posizione numero 12.

Mercoledì 25 gennaio il proprietario del club dal 2016, Farhad Moshiri, ha annunciato l’intenzione di vendere le quote, in modo parziale o totale. Le offerte, ha fatto sapere, dovranno essere superiori a 500 milioni di sterline. Non è, di nuovo, un momento ideale per vendere: il nuovo stadio del club è ancora in costruzione, e i conti sono piuttosto negativi, con perdite, negli ultimi tre anni (disponibili) superiori a 350 milioni. Moshiri e il suo staff, in sette anni, ha speso oltre 700 milioni di sterline per comprare più di 50 giocatori. Soltanto 400 sono rientrati dalle cessioni. Come visto, i risultati non sono arrivati: l’Everton non si qualifica a una coppa europea dalla stagione 2017/18, e ha perso, quest’estate, la sua stella e bandiera Richarlison, passato al Tottenham dopo quattro stagioni, 152 partite e 53 reti.

In tutto questo, come sta l’Everton sul campo, cioè in classifica? Mai stato peggio – almeno di recente: 15 punti in 20 partite, il secondo peggior attacco della Premier (15 gol, sta peggio solo il Wolverhampton con 12), zero vittorie nelle ultime 8 partite. E dire che sul mercato si era tornati a investire, per Lampard: quasi 40 milioni per Amadou Onana, e 30 complessivi per il buon Maupay del Brighton e McNeil del Burnley. Ma mancava e manca un attaccante di peso, con un Calvert-Lewin irriconoscibile rispetto a due anni fa, e tutto il peso dell’attacco sulle giovani spalle del 2001 Anthony Gordon.

Dopo l’ennesima sconfitta, arrivata il 21 gennaio in casa del West Ham, Frank Lampard è stato esonerato. Decisione poco discutibile, considerate le sole 3 vittorie in 20 gare di campionato, e una posizione che non si è mai staccata di molto dalle ultime tre. Le prossime due partite, oltretutto, potrebbero peggiorare ancora la situazione per i Toffees: il 4 febbraio si gioca un testacoda semi-impossibile contro l’Arsenal, e il 13 il derby contro il Liverpool.

Sarebbe un fallimento storico per l’Everton: soltanto due volte andò in seconda divisione, nei suoi quasi 140 anni di storia. Una volta, la prima, nel 1929/30, e successivamente nel 1950/51.

 

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