Enciclopedia dei dribblatori in Serie A

Diversi giocatori, diversi modi di saltare l'uomo.

Quante volte abbiamo visto Kvaratskhelia e Leao accelerare all’improvviso, lasciando sul posto il proprio difensore, proiettandosi a velocità fantasmagoriche verso il portiere avversario? Il cambio di passo e la capacità di superare l’uomo con palla li hanno resi tra i giocatori più importanti della Serie A 2022/2023. Il dribbling è tornato in campionato, diventando qualcosa più di semplice abbellimento – arma letale per spezzare pressioni, difese ordinate, situazioni di stallo. Ci sono Kvara, Leao, ma non solo: c’è una nutrita schiera di dribblomani che rende la Serie A il palcoscenico perfetto per chi vuole prodigarsi nella sacra arte di “scartare” un avversario. Ognuno con il proprio stile.

L’illusione corporea: Gerard Deulofeu

La chiave del dribbling del catalano è il corpo. Quando il giocatore dell’Udinese decide di attaccare l’avversario lo capiamo dalla sua postura: si china lievemente verso il pallone, come per stabilire un rapporto più intimo con la sfera, per non lasciarsela scappare. Se non è già in corsa, comincia ad accarezzare ripetutamente la palla con l’esterno destro. Una volta in velocità barcolla da una parte all’altra, minacciando di poter fuggire da ambi i lati. E come un predatore, aspetta un piccolo segno di cedimento dell’avversario (una postura sbagliata, un movimento lento di piedi) per orientare il corpo verso una direzione, seguito da un solo piede. Poi all’improvviso fugge dalla parte opposta, spostando con il secondo piede la palla e successivamente tutto il corpo, illudendo l’avversario, impietrito dalla rapidità d’esecuzione dello spagnolo che lascia a bocca aperta anche chi è sugli spalti.

Il tunnel: Felipe Anderson

Quando il brasiliano punta un difensore è come se d’un tratto cambiasse la scansione del tempo. Come se lui e l’avversario venissero rinchiusi in un altro universo temporale che si muove al ritmo di un metronomo che solo Felipe Anderson ha in mente. Così, quando decide un ritmo rapido, accelera nello stretto, con tocchi precisi e sicuri. Quando, invece, decide un ritmo più lento, si destreggia con estrema cautela ed eleganza, sorprendendo il difensore che lo aspetta scattante, beffandolo solo spostando il pallone tra le sue gambe. Come, d’altronde, fa in questo inizio del 2023, riuscendo a trascinare nel proprio mondo gli avversari più aggressivi ed esibendosi in meravigliosi tunnel – come su Amrabat.

Alta velocità: Armand Laurienté

Laurienté è ancora un giocatore grezzo, ma il suo dribbling è già maturo. È un ragazzo piuttosto gracile e leggero, quindi facile da spostare per i difensori moderni, e non è estremamente tecnico, per cui non si può permettere giocate nello stretto e illusioni con palla. Eppure, è uno dei migliori dribblatori della serie A (quinto per dribbling effettuati, secondo Soccerment): in velocità è imprendibile, come abbiamo visto nel gol contro l’Hellas Verona. Nella corsa comincia a rubare diversi centimetri al difensore, mettendosi in una posizione di vantaggio, per poi completare l’opera cambiando ritmo, salendo di marcia, scegliendo una direzione a una rapidità irraggiungibile dall’avversario. Per Laurienté il dribbling è più di un semplice gesto tecnico o di un colpo di rara bellezza – è ciò con cui è nato e cresciuto: «È la mia interpretazione del gioco. Ho iniziato così sin da piccolo».

Forza, rapidità, tecnica e cervello: Rafa Leao

Leao è a tutti gli effetti il dribblatore perfetto. Ha forza e atletismo nelle gambe che gli permettono di mantenere un eterno vantaggio sui difensori, sempre più pesanti e goffi di lui. Ha rapidità e falcata di lunga gittata che lo rendono imprendibile. Ha tecnica sopraffina, per cui è imprevedibile. Ha un’intelligenza unica che culmina nell’impeccabile conoscenza dello spazio-tempo che gli permette di tentare ogni giocata al posto giusto e al momento esatto. Rafa è tutto. Possiede un bagaglio tecnico infinito, in cui troviamo dribbling che non dovrebbero essere congeniali a leve del suo calibro. Un ragazzo che sfiora i 190 centimetri non dovrebbe riuscire a girarsi con tale facilità, a liberarsi con tocchi funambolici – come se giocasse su una fune in un eterno precario equilibrio, mentre gli avversari crollano – guadagnando attimi di paradiso verso l’area di rigore. Come ha fatto per tutta la partita contro la Salernitana, completando una prestazione di eccitazione pura con un colpo impensabile su Danilovic dopo 92 minuti.

Modello Red Bull: Ademola Lookman

Quando Lookman attacca l’avversario con palla lo fa in modo sicuro e consapevole dei propri mezzi. Gli ingredienti del dribbling del giocatore dell’Atalanta sono estrema forza fisica, brillante intelligenza in velocità ed energia pura. Non a caso è figlio della scuola Red Bull: con la maglia del Lipsia è cresciuto calcisticamente e oggi in ogni suo tocco risplendono l’efficacia e la concretezza dell’impero del toro rosso nello sport. Quando scende sulla fascia pare una macchina da corsa che raggiunge velocità uniche. Ma la grande abilità di Ademola Lookman consiste nel sapere mantenere sotto controllo questa velocità, rimanendo perfettamente lucido. Spesso con una sterzata come ha fatto prima di segnare contro il Sassuolo.

Dritto per dritto: Pasquale Mazzocchi

Il dribbling di Mazzocchi è un dribbling che parla e che lo racconta. Il terzino della Salernitana è capace di percussioni aggressive, come di colpi delicati ed elusivi. Punta l’uomo in maniera diretta, senza perdersi in mezzi tocchi, ma in modo raffinato. Il dribbling di Pasquale Mazzocchi non ha esitazioni. Non importa se si trova a destra o a sinistra, se ha il pallone su uno o sull’altro piede. E ha infinite soluzioni: l’abbiamo visto rompere le difese in maniera esclusivamente fisica o veleggiando spedito.

Equilibrio: Kvicha Kvaratskhelia

Lo stile di Kvaratskhelia non ha regole. È rapidità e foga, calma e lucidità nello stesso momento. Durante l’intera giocata mantiene la testa bassa e gli occhi rivolti al pallone, proprio come gli allenatori implorano di non fare ai loro giocatori nelle scuole calcio. S’intasa volontariamente nel traffico degli scarpini avversari, uscendone sempre con tocchi impossibili – come contro la Lazio, con una veronica senza senso. Ma la signature move dell’esterno del Napoli è la ripetizione infinita di finte e contro-finte. Dentro a un dribbling del georgiano se ne nascondono altri quattro o cinque. Gli eleganti tocchi con la punta del piede destro verso il centro del campo, accompagnati dal movimento del corpo in tutte le direzioni, celano innumerevoli trappole. Ma la cosa che più colpisce è che rimane in perenne equilibrio davanti a cambi di direzione continui grazie a gambe estremamente lunghe e forti, messe in mostra dai calzettoni che a malapena superano le caviglie.