La carriera del nuovo allenatore del Southampton, Ruben Sellés, sembra uscita da Football Manager

Ha lavorato in sette Paesi diversi, molti non convenzionali, e ora guiderà i Saints fino alla fine della stagione.

Dopo anni vissuti in Premier League con relativa tranquillità, il Southampton sta attraversando una stagione a dir poco complicata: ventesimo e ultimo posto in Premier League, appena cinque vittorie in 23 gare di campionato, la – magra – consolazione di aver sfiorato l’accesso alla finale di Coppa di Lega. E due inevitabili ribaltoni in panchina: a novembre, prima dei Mondiali, Ralph Hasenhuttl è stato sostituito da Nathan Jones, ex manager del Luton Town; pochi giorni fa è arrivato il licenziamento di Jones e la sua sostituzione a interim con Rubén Sellés, 39enne spagnolo alla sua prima esperienza come capo-allenatore. Anzi, in realtà è la seconda: a novembre scorso, fu fu proprio Sellés a fare da traghettatore tra la gestione di Hasenhuttl e quella di Jones, guidando il Southampton per una sola partita – 1-1 e poi vittoria ai rigori in Coppa di Lega, contro lo Sheffield Wednesday. Ebbene, Rubén Sellés non ha perso il tocco magico: al suo secondo esordio sulla panchina dei Saints, è arrivata un’incredibile vittoria per 0-1 a Stamford Bridge, contro il Chelsea. Tanto è bastato, ai proprietari del Southampton, per decidere di confermarlo fino alla fine della stagione.

Ora, a rileggere tutta questa storia non sembra esserci niente di così strano o di così nuovo. Se non fosse che la storia professionale di Rubén Sellés è ancora più incredibile della vittoria che ha colto a Stamford Bridge contro il Chelsea. Perché Sellés non è mai stato un calciatore, è diventato un allenatore partendo da un corso universitario, ha lavorato con ruoli diversi in sette Paesi, alcuni anche piuttosto lontani e non convenzionali, e fino a qualche anno fa era un preparatore atletico. Insomma, la sua carriera sembra essere uscita da un save di Football Manager, e pure di quelli belli complicati, che si rincorrono in giro per il mondo.

Ma andiamo con ordine: Rubén Sellés conclude un Master in Sport e Fisiologia presso l’ Università di Valencia e a 25 anni, nel 2008, ottiene la Licenza Uefa Pro. Pochi mesi dopo, inizia a lavorare come preparatore atletico all’Aris Salonicco, in Grecia, poi un anno dopo entra nello staff del settore giovanile del Villarreal. E siamo a due Paesi in cui ha lavorato. Nel 2010 arriva la chiamata della Russia, la terza nazione della sua collezione, e il club che lo vuole è lo Shinnik Yaroslavl: il ruolo è quello dell’assistente del tecnico Aleksandr Pobegalov. Dopo un breve ritorno all’Aris, a chiamarlo è il Neftchi Baku, squadra del campionato dell’Azerbaigian (quarto Paese) in cui rimane per due stagioni, entrambe vissute come vice-allenatore. Durante questa esperienza incontra il procuratore di calciatori Alexander Buberman, che in un’intervista a The Athletic ha raccontato come «i giocatori del Neftchi, lavorando con lui, hanno avuto dei progressi enormi: sentivano che la loro condizione fisica e le loro prestazioni miglioravano di settimana in settimana».

Nuova nazione, la quinta, e nuovo lavoro: Sellés passa due anni in Norvegia, allo Strømsgodset, lavorando come Chief Data Analyst. In seguito torna in Azerbaigian per lavorare al Qarabağ come allenatore in seconda, un’avventura che termina nel luglio 2018 per via di una chiamata dell’Aarhus GF, club di prima divisione che lo vuole come assistente del tecnico David Nielsen. In merito alla sua esperienza in Danimarca, sesto Paese in cui ha lavorato, il difensore Jakob Ankersen – fratello gemello di Peter Ankersen, ex del Genoa oggi al Copenaghen – ha detto che «Rubén aveva la stoffa per diventare un grande allenatore, l’ho capito subito: era pazzo per l’analisi video, ma noi giocatori potevamo rivolgerci a lui anche per parlare di questioni personali, non discutevamo solo di calcio ma anche di altre cose, è stato davvero bello lavorare con lui, averci a che fare come persona. Quando è arrivato, le cose sono migliorate molto: l’Aarhus non vinceva niente da 25 anni, è sempre stata una squadra altalenante, ma lui ha saputo renderla continua. Ha iniziato con degli esercizi di base: i movimenti con i quattro difensori, ci diceva quando alzarci, quando abbassarci, come rimanere compatti. Ha avuto davvero un buon impatto, e infatti i cambiamenti tattici che ha introdotto sono stati i motivi per cui, alla fine del nostro percorso insieme, abbiamo ottenuto la nostra miglior posizione in classifica nel 21esimo secolo. Inoltre è arrivato anche un trofeo: l’Atlantic Cup, del 2018».

Il suo lavoro in Danimarca non passa inosservato: il Valencia lo richiama in Spagna per guidare l’Under 18 da primo allenatore, poi il Copenhagen lo assume come assistente allenatore di Jess Thorup. Siamo ormai ai giorni nostri, all’estate scorsa: Matt Crocker e Martin Semmen, rispettivamente direttore tecnico e amministratore delegato del Southampton, hanno scelto lui – su indicazione del manager Hasenhuttl – per sostituire Danny Rohl, passato nello staff della Germania. Così Sellés è sbarcato in Inghilterra, il settimo Paese diverso della sua carriera, e ha assunto un ruolo di grande responsabilità nell’organigramma dei Saints: responsabile dell’allenamento della prima squadra, in particolare della fase di possesso palla. Forse non poteva immaginare che questo suo lungo viaggio l’avrebbe portato fino al ruolo di allenatore in prima, o forse sì, lo immaginava. Ora non deve fare altro che dimostrare di essere all’altezza. Non sarà facile: il Southampton, come detto, è ultimo in classifica. Ma può ancora salvarsi: la quartultima posizione, occupata dal Bournemouth, dista solamente tre punti.