Highlights — Theo Hernández si accende in un istante

Il tiro al volo del terzino del Milan è il nostro momento preferito della 24esima giornata di Serie A.

Al 25esimo minuto di Milan-Atalanta, un attimo prima di impattare al volo il pallone aggiustato da Olivier Giroud e di spedirlo sul palo, Theo Hernández era fermo. O meglio: stava camminando al piccolo trotto sul campo verde di San Siro, non stava scattando; occupava il suo spazio, era semplicemente dove doveva essere, ma non è che stesse appoggiando l’azione in modo aggressivo o particolarmente creativo. Eppure gli è bastato un istante per accendersi, per comprendere che stava per materializzarsi un assist goloso, per coordinarsi in modo sontuoso, per tentare una conclusione dall’altissimo coefficiente spettacolare.

Il calcio, così come tutti gli altri sport, si basa sulla ripetizione continua di gesti atletici complessi, cioè non facilmente accessibili a tutti gli individui. A questo serve l’allenamento tecnico a cui continuano a sottoporsi tutti i professionisti, da Leo Messi in giù: a rendere sempre più rapide, per non dire immediate, delle reazioni mentali che innescano movimenti già impressi nella memoria fisica di un essere umano. E per rendere questi movimenti sempre più precisi, sempre più vicini alla perfezione. Stiamo parlando di tutto questo, in un articolo che racconta il gol di Theo Hernández, perché la cosa più sorprendente sta proprio nella velocità che caratterizza la parte finale dell’azione: il cross dalla trequarti cade sulla testa di Giroud, poi il pallone torna indietro, addomesticato dai capelli dell’attaccante francese. A quel punto Theo ha già capito cosa potrebbe succedere, e allora il suo corpo ha già iniziato a muoversi di conseguenza: mentre la sfera si sta dirigendo verso di lui, fa un piccolo saltino che gli permette di sintonizzarsi sul tempo della traiettoria; poi fa tre passettini brevi e veloci per avvicinarsi al punto d’impatto; infine si inarca e lascia andare la gamba sinistra con un movimento fluido, elegante ma pure potente, e ne viene fuori una frustata troppo veloce perché Musso possa anche solo pensare di arrivarci.

Un gol bellissimo

La sfortuna di Musso è che il pallone, in realtà, finisce in rete per “colpa” sua dopo essere carambolato sul palo. La sfortuna di Theo Hernández è che un gol bellissimo, alla fine, non è stato assegnato a lui. Restano però la bellezza del gesto tecnico e atletico, il suo significato anche tattico: Theo Hernández era dove doveva essere, l’abbiamo già detto, e in questo caso si tratta della posizione di mezzala, altro che terzino o regista o attaccante laterale. C’entrano sicuramente la svolta impressa da Pioli, il passaggio alla difesa a tre e la maggiore libertà concessa agli esterni, ma la cosa promettente, per il Milan, è che Theo Hernández ha già imparato a essere decisivo anche in questa nuova posizione. Anzi, per dirla meglio: ha ripreso a esserlo, anche in questa nuova posizione.

In fondo, a pensarci bene, questo gol non è concettualmente diverso dalla scorribanda che ha determinato il gol di Brahim Díaz contro il Tottenham: anche in quel caso a Theo occorse pochissimo per cambiare l’esito di un’azione e della partita, bastò un lancio lungo ben dosato per farlo partire a mille all’ora, per permettergli di esprimere una delle parti migliori del suo repertorio. Il punto è che stiamo parlando di un calciatore molto forte, di grande qualità, e allora il suo repertorio va oltre una percussione sulla fascia: c’è anche il tiro al volo da fuori area, c’è la sfrontatezza di immaginare e tentare una giocata del genere, c’è la capacità di realizzarla nel miglior modo possibile. Per qualche mese sembrava che tutte queste doti fossero scomparse, ora sono ritornate e il Milan ha ripreso a girare. Ad accendersi in un istante, proprio come Theo.