Uno dei segreti del Napoli è che cambia pochi giocatori

Confermare molti giocatori per molti anni è un tratto distintivo dei top club europei.

Il Napoli 2022/23 è considerato all’unanimità come una squadra del tutto nuova o comunque rinnovata rispetto al passato. È una sensazione non del tutto corrispondente alla realtà: in fondo tra i titolarissimi di Spalletti ci sono solo due nuovi acquisti estivi, Kim Min-jae e Kvatatskhelia, tutti gli altri – Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Mário Rui, Zielinski, Lobotka, Lozano, Elmas, Politano, Osimhen – sono di proprietà del club azzurro da diversi anni. Insomma, nelle ultime sessioni di mercato ci sono stati degli addii e quindi delle successioni, basti pensare a Mertens, Insigne e Koulibaly, ma la spina dorsale dell’organico è rimasta piuttosto inalterata. E se questi elementi non bastassero, la stabilità del modello De Laurentiis-Giuntoli si legge nei numeri e nel confronto con le altre squadre di Serie A: secondo l’ultimo report dell’Osservatorio CIES, il Napoli è la squadra di Serie A che ha schierato meno giocatori in gare di campionato sia nell’ultimo quinquennio (56) che negli ultimi dieci anni (100). Il fatto che al secondo e al terzo posto della graduatoria decennale ci siano Lazio (112 giocatori) e Juventus (114), seguite da Sassuolo (127), Milan (129) e Inter (130), dimostra che la stabilità tecnica è una virtù delle squadre migliori.

Questa relazione tra stabilità della rosa e risultati positivi risulta ancora più evidente se guardiamo al di fuori dell’Italia, se allarghiamo l’analisi ai cinque campionati europei top: al primo posto della classifica quinquennale c’è il Manchester City, che ha schierato solo 47 giocatori diversi in gare di campionato. Al secondo posto c’è l’Athletic Bilbao con 49 giocatori, però il club basco ha una politica di reclutamento – la rosa della prima squadra è aperta solo a giocatori di nazionalità basca, cresciuti nei Paesi Baschi e/o con ascendenze basche – che quasi obbliga a fare un calciomercato ridotto. Al terzo e al quarto posto ci sono Borussia Mönchengladbach e Liverpool, entrambe con 51 calciatori: anche la presenza dei Reds, una delle realtà più vincenti degli ultimi anni, è un segnale evidente che la scelta di non fare troppo player trading sia quella più efficace.

L’ultima conferma, in questo senso, arriva dalla classifica dei cinque campionati top allargata alle ultime dieci stagioni: l’Athletic è in testa con soli 71 calciatori diversi schierati in partita di campionato, e questo era praticamente inevitabile; il podio, però è completato da Manchester City (84) e Real Madrid (86), vale a dire i due club più vincenti dell’ultimo decennio in Inghilterra e in Europa, quelli che hanno mostrato di avere il modello più efficace a medio e lungo termine. Insomma, non ci sono molti dubbi: i grandi club contemporanei fanno un mercato non esasperato, quantomeno nel numero delle operazioni, scelgono con oculatezza i giocatori da cedere e quelli da acquistare, danno tempo ai calciatori in rosa. Hanno e seguono un progetto, per dirla in una frase.