Ci sono alcuni calciatori che trascendono la loro essenza terrena, e allora diventano dei miti che vincono il tempo e piacciono quasi a tutti. Quel quasi, a pensarci bene, è l’unico limite reale che hanno. Ed è un limite inscalfibile, perché riguarda rivalità profondissime, radicate nella storia e nella geografia: Pelé, giusto per fare un esempio, non è mai stato amato e non potrà mai essere amato dagli argentini, così come Totti non è mai stato amato e non potrà essere mai amato dai tifosi della Lazio; la stessa cosa vale per Maradona con i brasiliani e gli inglesi, per Cristiano Ronaldo con i tifosi del Barcellona e per Lionel Messi con i brasiliani e con i fan del Real Madrid. Insomma, è una questione di appartenenza, anche solo ideale: tutti possono apprezzare il talento e la storia e i valori di Messi, ma non tutti possono amarlo in modo viscerale. Ci sono e ci saranno i suoi avversari, semplicemente. Ecco, proprio Leo Messi potrebbe essere il protagonista di un esperimento economico e cultuale che, seppur all’interno di un contesto ridotto, potrebbe cancellare il concetto stesso di avversario calcistico. Questo esperimento in atto riguarderebbe il suo possibile trasferimento in America, nella Major League Soccer.
Ma andiamo con ordine: Lionel Messi ha il contratto in scadenza con il Psg tra tre mesi esatti. Ovviamente ha diverse opzioni sul tavolo: le più realistiche sono il rinnovo con il club francese e il trasloco in un campionato in via di sviluppo, vale a dire la Saudi Pro League o la MLS. Le ipotesi romantiche, il ritorno al Barcellona o addirittura al Newell’s Old Boys, sono da scartare per ragioni economiche: né il club catalano né quello rosarino hanno la possibilità di sostenere lo stipendio di Messi. In realtà neanche le società-franchigie iscritte alla MLS avrebbero i fondi necessari per prendere Messi, neanche a parametro zero, ma è in questo punto che nasce l’esperimento che abbiamo anticipato. Secondo alcuni media internazionali, tra cui Espn, il quotidiano catalano Sport e Goal.com, i 29 club della lega nordamericana avrebbero deciso di consorziarsi per portare a termine l’operazione. Sì, esatto, avete letto e intuito bene: tutte le squadre di MLS sarebbero disposte a unire le loro forze economiche, praticamente a fare una colletta, per pagare una cifra che, secondo le stime, si aggirerebbe al milione di dollari a settimana.
In questo modo, Messi firmerebbe un contratto direttamente con la lega, che provvederebbe a coprire il suo ingaggio prelevando denaro da tutti i club iscritti. D’altronde non potrebbero esserci alternative: i salary cap imposti a tutte le franchigie MLS non permettono di imbastire operazioni di questo tipo, nessuna società potrebbe anche solo pensarci lontanamente, neppure sfruttando le complicate regole sulle eccedenze e sulle eccezioni al tetto stipendi – legate ai giocatori provenienti da campionati esteri, fin dai tempi della Beckham Rule. Il punto, però, è che il gioco varrebbe la candela: Messi in MLS sarebbe un affare gigantesco, garantirebbe un ritorno economico enorme per tutte le squadre, basti solo pensare ai nuovi contratti che si firmerebbero per la vendita dei diritti televisivi. E poi c’è un altro dettaglio da non trascurare: tra poco più di tre anni la Coppa del Mondo si disputerà proprio in Usa, Canada e Messico. Messi potrebbe anche giocarla, ma in ogni caso sarebbe un testimonial formidabile. Anzi: il miglior volto possibile per un torneo pantagruelico, con 48 squadre e 96 partite per la sola fase a gironi. Ecco perché in America ci stanno pensando seriamente, ecco perché tutte le squadre MLS sembrerebbero disposte a comprare Messi lavorando insieme. Anzi, hanno fatto di più, almeno secondo il racconto di Sport: pare che i proprietari delle franchigie, più o meno sei settimane fa, abbiano fatto una riunione e abbiano dato il via all’operazione congiunta. Come i carbonari.
Il passo successivo riguarderebbe, inevitabilmente, lo stesso Leo Messi. Che formalmente sarebbe di proprietà di tutte le franchigie, ma poi giocherebbe ovviamente in una sola squadra. Quale? Sarebbe lui, alla fine, a scegliere la sua destinazione. Le buone opportunità, in fondo, non mancano. Solo per citare le città più grandi, ci sono New York (due squadre), Los Angeles (due squadre) e Chicago. Poi ci sarebbe anche Miami, inizialmente considerata la destinazione preferita di Leo, anche perché il presidente del Club Internacional de Fútbol Miami è proprio David Beckham. Quel che passerebbe alla storia, però, riguarda la formula di questa operazione: Messi arriverebbe negli Stati Uniti e apparterrebbe a tutte le squadre, sarebbe un patrimonio – anzi: un tesoro – da valorizzare e quindi anche da proteggere per tutte le persone coinvolte nella lega, a qualsiasi titolo. Da qui potrebbe aprirsi un dibattito – etico, filosofico, persino socioeconomico – sul modo in cui i difensori e anche gli arbitri tratteranno Messi, ma per adesso è ancora prematuro. Resta l’idea, folle e creativa, di voler cancellare il concetto di avversario, almeno sulla carta. E sui contratti.