Highlights — Lazar Samardzic, tutta un’altra trivela

Il gol del fantasista dell'Udinese è il nostro momento preferito della 31esima giornata di Serie A.

Nel calcio contemporaneo, avere un piede molto forte e un piede debole può essere un problema. Oppure, diciamola meglio: ci vogliono un grande talento e una grande sensibilità tecnica perché i calciatori contemporanei che trattano la palla con un solo piede, cioè quelli che usano solo il piede forte per una percentuale di tocchi superiore al 90%, non vengano considerati meno bravi di tutti gli altri, o comunque incompleti. In questo gruppo di giocatori che riescono a non far percepire questa debolezza, tra i pochissimi che quasi riescono a trasformarla in punto di forza, c’è Lazar Samardzic. Ce ne siamo accorti ieri, dopo pochissimi secondi dal calcio d’inizio di Udinese-Cremonese.

L’azione si sviluppa in un piccolo quadrato di campo, ci sono Pereyra, Lovric e Samardzic che formano un triangolo isoscele e la palla viaggia a meraviglia, si vede chiaramente che si tratta di tre calciatori di grande qualità tecnica, abilissimi in questo tipo di dialoghi privi di parole di senso compiuto, fatti solo con i movimenti del corpo. Quando la sfera si ferma sui piedi di Samardzic dopo un dai e vai con Lovric, le contingenze – la perfetta mezzaluna disegnata dalla corsa di Pereyra, il fatto che il pallone fosse sul destro, il piede debole di Samardzic – suggerirebbero al fantasista serbo-tedesco di toccare verso el Tucu, così da permettergli di tentare il tiro da posizione davvero invitante, dentro il semicerchio che sta fuori l’area di rigore. E invece Samardzic ha un grande talento e una grande sensibilità tecnica, quello che serve per un’intuizione geniale e per cancellare il concetto di piede debole: inarca il corpo in modo innaturale, si piega tutto sulla sinistra – più o meno come fa un motociclista mentre esegue una curva – e impatta la palla con l’esterno del piede sinistro. Il suo piede forte.

Il fatto che Samardzic torni velocemente in posizione eretta, che riprenda un’andatura elegante in meno di un decimo di secondo, ha due significati: il primo, non proprio banale, è che la sua memoria muscolare conosce questa meccanica abbastanza complicata e gli permette di ri-coordinarsi subito, e allora è chiaro che questo tipo di soluzioni appartengono al suo portfolio tecnico. Il secondo significato, ancora più importante, è che il portamento regale di Samardzic fa da complemento visivo a ciò che sta avvenendo a pochi metri da lui, per merito suo: la palla prende un meraviglioso effetto a rientrare, si allarga e poi curva verso il secondo palo con un tempismo perfetto, geometrico, come se Samardzic avesse tracciato la traiettoria del suo tiro con uno spirografo professionale. Come se avesse tirato di destro, con il collo interno, e invece quel tiro è stato scoccato di sinistro. La conclusione di Samardzic è così precisa che il pallone tocca il palo interno e poi finisce inevitabilmente in porta, mentre Carnesecchi vola alla sua sinistra ma in realtà è tutto inutile. Mai come questa volta una delle frasi fatte più abusate dai commentatori calcistici, quella sulla «palla in buca d’angolo», descrive la realtà in maniera corretta, in maniera coerente.

Il tiro d’esterno più bello della Serie A 2022/23?

Per molti anni, anche se alla fine Ricardo Quaresma ha fatto una carriera meno brillante di quanto potessimo aspettarci da lui, questa conclusione di Samardzic sarebbe stata chiamata “trivela”. In realtà di solito le traiettorie di Quaresma erano più alte, servivano soprattutto per mettere un attaccante a tu per tu col portiere avversario, anche perché una palla calciata con quell’effetto rischia di subire di più gli effetti di un rimbalzo sfortunato sul terreno di gioco. Pure per questo, a pensarci bene, la giocata di Samardzic è diversa, è un’altra cosa, non è una trivela e non ha un nome proprio, non ancora quantomeno: il centrocampista dell’Udinese non teme il rimbalzo della palla sull’erba, anzi lo prevede e poi lo sfrutta, utilizzandolo come “acceleratore” finale per rendere ancora più difficile l’intervento del portiere.

Insomma, pur nella sua consistente cifra estetica, la giocata di Lazar Samardzic non è altro che una soluzione funzionale per la risoluzione – o l’attenuazione – di un problema. Il problema, in questo caso, è che Samardzic ha un piede molto forte, non è esagerato definirlo fatato, e un altro che non è all’altezza di essere definito con aggettivi altisonanti. Lui ha le capacità per risolvere – o per attenuare – questo problema nel modo più irriverente possibile, e cioè continuando a usare il piede molto forte, il piede fatato, e questo lo rende una grande promessa, un calciatore destinato a un radioso avvenire, o comunque con potenzialità tali da poter pensare serenamente di giocare da titolare in un grande club. Difficile pensare che non ci proverà, tra qualche mese o tra qualche anno. Ancor più difficile pensare che non ci sia qualche grande club che ci abbia pensato, o che ci stia pensando seriamente. Dopo un gol del genere, poi, è praticamente certo.