È impossibile non voler bene a Joel Pohjanpalo

Il centravanti del Venezia gioca bene a pallone, segna tanto ed è una persona normale, soprattutto.

Quando simulo una carriera da calciatore su FIFA o da allenatore su Football Manager e devo decidere se trasferirmi o rimanere in una determinata squadra, faccio la mia scelta anche in base ad aspetti che nei videogiochi in questione non esistono, ma che esisterebbero se fossi davvero quel giocatore. Uno dei principali riguarda il luogo in cui vivrei se giocassi o allenassi una determinata squadra squadra: per esempio vado al Benfica e mi immagino quando, finiti gli allenamenti, passeggio per le viuzze acciottolate di Alfama; oppure parto dall’MLS per sfruttare l’occasione di lavorare negli Stati Uniti; o ancora accetto l’offerta del Boca Juniors e penso a come sarebbe la mia vita a Buenos Aires. I miei – i nostri – sono solo dei viaggi mentali, ovviamente. Al contrario ipotizzo che, nella sua vita reale, Joel Julius Ilmari Pohjanpalo non abbia avuto un processo cognitivo molto differente da questo. L’attaccante finlandese, 29 anni da compiere il prossimo 13 settembre, dalla scorsa estate gioca nel Venezia. E oggi guida la classifica marcatori della Serie B con 17 gol, quattro dei quali segnati nell’ultima partita – il 5-0 sul Modena con cui gli arancioneroverdi hanno inaspettatamente rilanciato le loro ambizioni-playoff. Un veloce appunto statistico prima di andare avanti: se guardiamo al 21esimo secolo, cioè dal 2000 a oggi, Joel Pohjanpalo è il primo calciatore del Venezia capace di segnare quattro gol in una sola partita.

Basta un dettaglio per capire come il fattore ambientale abbia influenzato e stia influenzando le sue scelte: tra i calciatori del Venezia, Joel Pohjanpalo è l’unico ad aver deciso di vivere in centro storico, nella Venezia lagunare. In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport la settimana scorsa ha detto: «Sto a San Polo. Cammino volentieri, ho il mio bar preferito dove prendere il caffè, ho la macchina a piazzale Roma e in dieci minuti sono al campo. Non ho in testa di andare via. E vivere a Venezia è un punto a favore per restare parecchio».

Abitare a Venezia è tanto affascinante quanto sottovalutato, ma certo non è l’unica ragione della scelta di Pohjanpalo. Ci sono le ambizioni di un club appena retrocesso dalla Serie A, il lavoro di scouting che ha portato molti altri giocatori del Nord Europa in Laguna, il progetto tattico che ha messo l’attaccante finlandese al centro di tutto. E poi c’è da considerare che Venezia era l’occasione di tornare in un campionato importante, anche se non in Serie A: Pohjanpalo era stato acquistato nel 2013 dal Bayer Leverkusen, che però raramente aveva puntato su di lui, cedendolo in prestito prima all’Aalen e poi al Fortuna Düsseldorf; dopo un anno e mezzo  trascorso a curare un brutto infortunio alla caviglia, l’attaccante finlandese aveva ricominciato ad andare in prestito, prima all’Amburgo e all’Union Berlino. L’ultimo trasferimento temporaneo, quello al Çaykur Rizespor, è stato anche l’ultimo atto del suo legame col Bayer. E in Turchia è andata piuttosto bene: 16 gol in 33 partite. Forse è anche per via di questi numeri che il Venezia ha deciso di puntare su di lui, e così ha investito 2,5 milioni di euro per acquistarlo a titolo definitivo dal di Leverkusen. In Laguna, dopo un inizio di stagione complicato (un solo gol segnato nelle prime 12 partite), Pohjanpalo ha svoltato grazie soprattutto all’arrivo di Vanoli, così nelle successive 22 giornate ha messo insieme ben 16 gol, superando il suo record personale in una sola stagione – ottenuto proprio l’anno scorso in Turchia.

Guardando semplicemente i suoi gol, si può già intuire che tipo di giocatore sia il finlandese. Parliamo di un attaccante completo, tosto fisicamente (è alto 1 metro e 86 e pesa più di 80 chili), con buona sensibilità tecnica e grande varietà di movimenti. Sa attaccare bene la profondità e anticipare il suo marcatore sul primo palo (ha segnato tre gol molto simili in questo modo, l’ultimo al Modena con un bel destro al volo). Pohjanpalo non è però solo un centravanti d’area di rigore, ma fa un costante lavoro di raccordo con il centrocampo, che permette ai giocatori rapidi del Venezia di inserirsi e ripartire velocemente. Anzi, proprio le capacità associative sono forse la sua caratteristica distintiva, mentre quelle realizzative si sono rivelate solo nelle ultime due stagioni, quando ha trovato continuità con il club (in Nazionale ha giocato 61 partite e ha segnato 13 gol). La sua intesa con Johnsen, in questo senso, sta migliorando costantemente. E sta producendo azioni e gol di alto livello.

Un po’ di gol di Pohjanpalo quest’anno

Dopo mesi trascorsi in posizioni pericolanti, il Venezia ha cambiato marcia e ora, con cinque vittorie nelle ultime sei partite, può sognare addirittura un ingresso nei playoff. In un’eventuale postseason la squadra di Vanoli partirebbe inevitabilmente da outsider, visto com’è andata la regular season. Ma in fondo anche due anni fa, in fondo, gli arancioneroverdi non erano certo i favoriti per la promozione in Serie A. Eppure arrivò una promozione tanto inaspettata quanto meritata. Pohjanpalo è stato l’uomo simbolo, il trascinatore del Venezia di questa rimonta. Non solo per e con i suoi gol, ma anche perché si è letteralmente caricato la squadra sulle spalle, ne è diventato il leader. Non a caso ha indossato la fascia di capitano nelle ultime partite. A questo impatto, Pohjanpalo ha aggiunto un’estetica da centravanti nordico che per certi versi, e fatte le dovute proporzioni, ricorda quella di Erling Haaland. Ma in lui c’è anche qualcosa di unico e particolare che si esprime fuori dal campo, o comunque oltre la partita: il rituale della birretta con i tifosi a fine partita, inaugurato per caso contro la Spal lo scorso febbraio dopo una sostituzione e ripetuto allo Stadio Penzo dopo i quattro gol al Modena, non ha fatto altro che consolidare il rapporto tra l’attaccante finlandese e il pubblico del Venezia. Un pubblico che, pur essendo felice dalla vocazione internazionale della proprietà statunitense, lamenta spesso la mancanza di un legame radicato con il territorio.

Joel Pohjanpalo è un buonissimo centravanti ma è anche una persona affabile. Che fa e ha fatto cose normali. Della birretta abbiamo già detto, poi c’è la storia della lista dei gol: nel corso di un’intervista rilasciata al sito di Gianluca Di Marzio, l’attaccante del Venezia ha raccontato che da piccolo aveva un quaderno in cui annotava tutti i gol che riusciva a segnare. Arrivato a quota 1000, nel frattempo il quaderno si era evoluto in un file Excel, ha smesso di contarli. Il suo luogo del cuore a Venezia, ha detto, è «un palazzo antico sul Canal Grande, un hotel con una terrazza magnifica e soleggiata, da cui si vedono tramonti fantastici».

La Serie B ovviamente non sarà la Champions o l’Europa League, e di certo è meno prestigiosa della Bundesliga – tutte competizioni in cui Pohjanpalo ha fatto gol. Proprio per questo certe parole e certe manifestazioni sono importanti: stiamo vivendo un’epoca in cui, finalmente, si stanno mettendo in discussione gli equilibri tra lavoro e vita privata, e anche per i calciatori una situazione ideale fuori dal campo è fondamentale perché rendano al meglio. Nel Venezia, Venezia, Pohjanpalo sembra aver trovato la sua dimensione, e sta dimostrando di poter essere il perfetto anello di congiunzione tra una società che intende e vive il calcio come una carriera su Football Manager, che non a caso è uno sponsor del Venezia, e un ambiente che ha un gran bisogno di sentirsi compreso, amato, anche dai calciatori che indossano la maglia arancioneroverde. 

Foto in apertura di Giacomo Cosua, per gentile concessione del Venezia FC